La morte di Antonino Aliotti
Esclusi per il momento, ma non ancora definitivamente, dall'Universita', i fascisti del ex Avanguardia Nazionale si mettono a disposizione per attivita' esterne. Ma nel gruppo c'e' qualche segno di crisi. Stefano Delle Chiaie non ha ancora risposto alle accuse che gli erano state mosse dai suoi fedele finiti in galera in galera per l'attentato dinamitardo alla RAI di Via Teulada. Li abbia o no traditi, e' un fatto che solo lui tra tutti riesce sempre a cavarsela e a non avere noie con la polizia. Questo aumenta la sua fama di intoccabile, di individuo potente e pericoloso, ma nello stesso tempo lo espone anche a critiche da parte di chi crede nella "rivoluzione nazionale". Come per esempio , Antonino Aliotti.
Aliotti e' figlio di comunisti ma e' anche uno sbandato che e' finito giovanissimo negli ambienti dell'estrema destra. In poco tempo e diventato uno dei piu' noti picchiatori fascisti del gruppo di Delle Chiaie, ha partecipato all'aggressione della figlia di Pietro Ingrao. Si sente un "puro". Ma e' un irrecuperabile. Parte soldato ed entra in crisi, ritorna a Roma e comincia ad accusare il Caccola di averlo ingannato, di non essre un "rivoluzionario" che lotta contro il sistema, bensi' un mazziere al servizio del sistema.
Dopo qualche giorno Aliotti riceve il primo avvertimento. Viene fermato dalla polizia che gli perquisisce l'automobile: nel cofano vengono trovati degli esplosivi che lui giura di non aver messo. E deve essere vero visto che, processato e' assolto per insufficenza di prove. A questo punto Antonino Aliotti si e' chiarito le idee sino in fondo. Affronta Stefano Delle Chiaie e lo minaccia di rivelare i rapporti che lui, il Caccola, mantiene col Ministero degli Interni. Passano pochi giorni, il mattino del 25 febbraio 1967 Antonino Aliotti, ragazzo sbandato, viene trovato morto a bordo della sua aauto ancora una volta carica di armi ed esplosivo. Suicidio, dice subito l'inchiesta della polizia. La sera prima di morire Aliotti aveva cercato disperatamente di mettersi in contatto con alcuni amici, anch'essi tutti dissidenti dal Caccola. Si scoprer che sulla sua mano destra, quella con cui si sarebbe sparato, c'e' un graffio. Qualcuno si rivolge ai carabinieri, racconta che Antonino Aliotti negli ultimi giorni era spaventato, diceva di aver ricevuto minacce. I carabinieri filmano tutte le persone che partecipano al suo funerale e poi interrogano tutti quanti riescono ad identificare. Ma non si verra' mai a sapere se l'inchiesta a portato a qualche risultato.
Quasi nello stesso periodo Stefano Delle Chiaie conosce un'altra persono destinata a una morte misteriosa: Armando Calzolari. Verso la fine del 1967 lui e il gruppo della ufficialmente disciolta Avanguardia Nazionale frequentano assiduamente la sede del Circolo dei Selvatici, in Via dell'Anima 55. Il cicolo e' la copertura culturale del Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese. Mescolati tra generali in pensione, ex combattenti di Salo', ufficiali dell'esercito e carabinieri in servizio e congedati. i mazzieri di Avanguardia Nazionale assistono alle conferenze tenute da alcuni stimati intellettuali dell'estrema destra, quali ad esempio il giornalista Giano Accame, collaboratore del Pacciardiano La Folla, del Borghese, del Borghese e corrispondente dall'Italia del bollettino dell' NPD, il partito neonazista tedesco di Adolfo von Thadden.