"Bande nere":
Neofascisti e destra di governo a braccetto con nostalgia

Un libro in cui Berizzi racconta chi sono, come vivono e chi protegge i nuovi "balilla". Un'inchiesta tra partiti, stadi, scuole e centri sociali neri.
C'è il ministro della difesa La Russa che posa con un "camerata" di una famiglia mafiosa siciliana, i Crisafulli, narcotraffico
e spaccio di droga a Quarto Oggiaro, periferia nord di Milano. C'è il suo collega di partito e di governo, il ministro per
le politiche europee Ronchi, con uno dei fondatori del circolo nazifascista Cuore nero: quelli del brindisi all'Olocausto. 

Lui si chiama Roberto Jonghi Lavarini e presiede il comitato Destra per Milano (confluito nel Partito della libertà).
Sostiene le "destre germaniche", il partito boero sudafricano pro-apartheid - il simbolo è una svastica a tre braccia sormontata da un'aquila - e rivendica con orgoglio l'appartenenza alla fondazione Augusto Pinochet. In un'altra foto compare a fianco del sindaco di Milano, Letizia Moratti. Poi ci sono gli stretti rapporti del sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, con l'ultra-destra violenta e xenofoba del Veneto Fronte Skinhead. Ruoli istituzionali, incarichi, poltrone distribuiti ai leader delle teste rasate venete, già arrestati per aggressioni e istigazione all'odio razziale.

Fascisti del terzo millennio
Almeno 150 mila giovani italiani sotto i 30 anni vivono nel culto del fascismo o del neofascismo. E non tutti, ma molti, nel mito di Hitler. Un'area geografica che attraversa tutta la penisola: dal Trentino Alto Adige alla Calabria, dalla Lombardia al Lazio, da Milano a Roma passando per Verona e Vicenza, culle della destra estrema o, come amano definirla i militanti, radicale. Cinque partiti ufficiali (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, la Destra, Azione Sociale, Fronte Sociale Nazionale) - sei, se si considera anche il robusto retaggio di An ormai sciolta nel Pdl. I primi cinque raccolgono l'1,8 per cento di voti (tra i 450 e i 480 mila consensi). Ma a parte le formazioni politiche, l'onda "nera" - in fermento e in espansione - si allunga attraverso un paio di centinaia di circoli e associazioni, dilaga nelle scuole, trae linfa vitale negli stadi.

Sessantatre sigle di gruppi ultrà (su 85) sono di estrema destra: in pratica il 75 per cento delle tifoserie che, dietro il "culto" della passione calcistica, compiono aggressioni e altre azioni violente premeditate. La firma: croci celtiche, fasci littori, svastiche, bandiere del Terzo Reich, inni al Duce e a Hitler. Sono state 330 le aggressioni da parte di militanti neofascisti tra 2005 e 2008. Concentrate soprattutto in tre aree del paese: il Veneto (Verona, Vicenza, Padova), la Lombardia (Milano, Varese) e il Lazio (Roma, Viterbo). Sono i vecchi-nuovi "laboratori" dell'estremismo nero. Con Roma - anche qui - capitale.

Dalle scuole ai centri sociali
Dai centri sociali di destra alle occupazioni a scopo abitativo (Osa) e non conformi (Onc). Dalle aule dei licei a quelle delle università. Dai "campi d'azione" di Forza Nuova ai raid squadristi delle bande da stadio che si allenano al culto della violenza. La galassia del neofascismo si compone di più strati: e anche di distanze evidenti. L'esperimento più originale è quello di CasaPound a Roma, il primo centro sociale italiano di destra. Da lì nasce Blocco studentesco, il gruppo sceso in piazza contro la riforma della scuola. Una tartaruga come simbolo, i militanti si battono contro l'"affitto usura" e il caro vita. Il leader è Gianlcuca Iannone, anima del gruppo ZetaZeroAlfa: musica alternativa, concerti dove i militanti si divertono a prendersi a cinghiate.

A Milano c'è Cuore Nero. Il circolo neofascista fondato da Roberto Jonghi Lavarini e dal capo ultrà interista Alessandro Todisco, già leader italiano degli Hammerskin, una setta violenta nata dal Ku Klux Klan che si batte in tutto il mondo per la supremazia della razza bianca. Dopo l'attentato incendiario subito l'11 aprile del 2007, i nazifascisti di Cuore nero ringraziano in un comunicato ufficiale tutti coloro che gli hanno espresso solidarietà e sostegno: tra gli altri, "in particolare", la "coraggiosa" onorevole Mariastella Gelmini, all'epoca coordinatrice lombarda di Forza Italia e attuale ministro dell'Istruzione.

Saluti romani, pistole e 'ndrine
La famiglia calabrese dei Di Giovine e quella siciliana dei Crisafulli, la destra in doppiopetto di An e quella estremista di Cuore nero. A Quarto Oggiaro, hinterland milanese, la ricerca del consenso politico incrocia sentieri scivolosi. A fare da cerniera tra le onorate famiglie - che gestiscono il mercato della droga -, le teste rasate e il Palazzo è sempre lui, il "Barone nero" Jonghi Lavarini. Quello fotografato con il ministro Ronchi e il sindaco Moratti. Quello che presenta a Ignazio La Russa Ciccio Crisafulli, erede del boss mafioso Biagio "Dentino" Crisafulli, in carcere dal '98 per traffico internazionale di droga. Camerata dichiarato, il rampollo Crisafulli frequenta Cuore nero così come il cugino James. A lui sarebbe stata dedicata la maglietta "Quarto Oggiaro stile di vita", prodotta dalla linea di abbigliamento da stadio "Calci&Pugni" di Alessandro Todisco. L'avvocato Adriano Bazzoni è braccio destro di La Russa. C'è anche lui in una foto con Lavarini e con Salvatore Di Giovine, detto "zio Salva", della cosca calabrese Di Giovine. Siamo sempre a Quarto Oggiaro, prima delle ultime elezioni politiche.
 

16 marzo 2009 Università Roma Tre Aggressione squadrista
«Sono scesi dalla Mercedes e ci sono venuti addosso». Con caschi, mazze, cinte chiodate e guanti protettivi, quelli di pelle nera. Quindi, il fattore sorpresa. Risultato: tre ragazzi del collettivo di sinistra trasportati in ospedale con ferite alla testa e al viso,
e il loro sangue sparso nell’androne della Facoltà di Scienze Politiche di Roma Tre. Ad aggredire una decina di coetanei,
parte dei quali già individuati dalle forze dell’ordine grazie alle numerose testimonianze:
«Sì, perché oltre ad essere iscritti in questa facoltà - racconta uno dei picchiati - sono anche rappresentanti
di Azione Universitaria, il gruppo politico che fa riferimento ad Alleanza nazionale».

MAGGIORANZA POLITICA
Un movimento che alle ultime elezioni, a novembre, ha ottenuto il più alto numero di voti, ben 1577, e contribuito a consegnare Roma Tre alla destra, dopo una lunga egemonia di sinistra (passata in due anni dal 60% al 44,8%). Under 30 legittimati, sdoganati, da molti apprezzati. Soprattutto conosciuti. Eppure tutto è avvenuto in pieno giorno, mezzogiorno e mezzo, il momento di massimo afflusso. «È come se niente potesse fermarli - prosegue un altro studente, Riccardo -. Lì, tranquilli a volto scoperto, ma armati. E parliamo di gente che da anni vediamo tutti i giorni; gente che, appunto, quando ti incontra recita la parte del destro civile. Magari ti offre il caffè e ti dà una pacca sulla spalla». Non ieri.
Tutto è partito alle dieci e mezzo del mattino quando «in tre sono entrati nell’aula del collettivo - ricostruisce una ragazza - per avvertire “mercoledì girate a largo”: avrebbero presentato un libro su Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio ucciso da un poliziotto. Ma il problema non è l’argomento, anzi, ma sono stati i modi: bruschi e minacciosi, per di più contro l’unico presente». Così ecco la risposta dei compagni di sinistra: informati, in tre sono andati a chiedere spiegazioni. L’incontro nell’androne. Due parole reciproche «neanche dure - continua uno degli aggrediti -. E quindi l’arrivo della macchina e le botte».

RIUNITI PER DENUNCIARE
Subito dopo si sono ritrovati in assemblea. Piena di ragazzi, alcuni impegnati politicamente, la maggior parte lì, perché allibiti da ciò che avevano visto. «A me non importa niente della destra e della sinistra. Però non concepisco la violenza. È stato terribile, pensavo gli uccidessero». Quindi arrivo del Preside Guida, con un atteggiamento misto tra l’«aspettiamo per verificare», e il fuori i «facinorosi dall’Università». Un po’ quello che da tempo afferma Alemanno, quando parla degli studenti di sinistra a La Sapienza... Comunque, anche il preside, alla fine, si sbilancia: nel caso gli aggressori fossero riconosciuti come iscritti a Roma Tre, è possibile l’espulsione. «Ma l’importante è mantenere la calma, non tornare agli anni ’70» conclude Guida. Quando a un’azione, seguiva una risposta. E proprio ieri pomeriggio, in un circolo di Alleanza nazionale, non lontano da Roma Tre, alcuni hanno lanciato una bottiglia, rotto un vetro e un pc.
 

16.03.2009 Aggressione fascista all'università di Roma

A una settimana dagli scontri all'università di Torino, in occasione della presenza fascista del Fuan, una nuova provocazione dell'estrema destra si è verificata in un'altra università, a Roma Tre, nella capitale. 

Un gruppo di militanti di Azione Universitaria si è presentata all'inteno dell'aula occupata dell'ateneo minacciando gli studenti dell'Onda di non intralciare l'iniziativa prevista domani su Gabriele Sandri. "Avvertimento" che ha fatto muovere in loro contrapposizione un gruppo di studenti antifascisti, che sono stati poi attaccati dai fascisti con spranghe e cinghie. 3 studenti sono rimasti lievemente feriti, colpiti alla testa.

Alle 14 in università è stata indetta un'assemblea antifascista per denunciare l'accaduto, rilanciando per una mobilitazione antifascista negli spazi dell'università di Roma Tre. Tendenza, quella del tentativo di entrata negli atenei da parte fascista, che si è data nelle ultime settimane in diverse università del nostro paese (Milano, Padova, Torino, Cagliari) e che ogni volta ha trovato l'opposizione e la resistenza del corpo studentesco. Finita l'assemblea centinaia di studenti e studentesse si sono mosse in corteo fino al piazzale del rettorato, invadendolo e chiedendo una presa di posizione da parte del rettore Guido Fabiani sull'accaduto.