MUOS di Niscemi, le Grandi Bugie del ministro La Russa
Antonio Mazzeo 8 aprile 2009

I siciliani possono dormire tranquilli. Sono in buone mani: il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, loro conterraneo, giura sul suo onore che il terminal terrestre del sistema satellitare MUOS, in costruzione a Niscemi (Caltanissetta), non è pericoloso per l’uomo e per l’ambiente. Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare di sette esponenti del Partito democratico, La Russa ha smentito tutte le ipotesi di rischio ambientale sollevate dal gruppo di opposizione e dal forte e variegato movimento “No MUOS”. Le smentite, però, sono dotate di gambe corte, anzi cortissime, e come un boomerang hanno già travolto la scarsa credibilità dell’esecutivo Berlusconi in tema di politica estera e di difesa.

“Con riferimento alle notizie in base alle quali l’installazione del sistema di telecomunicazioni satellitare “avrebbe dovuto... essere realizzata presso la base militare di Sigonella” - esordisce il ministro - si rappresenta che la stazione ricetrasmittente del sistema MUOS è stata localizzata, fin dalla richiesta degli USA, presso il sito telecomunicazioni di Niscemi. Tale sito, a diretto e funzionale servizio della US Naval Station di Sigonella, venne realizzato nel territorio
comunale di Niscemi, in prossimità di un’area boschiva, ora protetta, fin dalla costituzione della stessa stazione di Sigonella, avvenuta alla fine degli anni ‘50”.

Per il governo, dunque, mai e poi mai si sarebbe parlato di Sigonella quale base per i MUOS, mentre la base di telecomunicazioni per le operazioni dei sottomarini nucleari di Niscemi ha già superato da un pezzo i 50 anni di età.

Sarà opportuno ricordare allo smemorato La Russa un paio di cose.
A fare riferimento a Sigonella quale sede del costruendo sistema satellitari UHF (onde ad ultra alta frequenza) fu per la prima volta il capitano Paul Bosco,
vicecomandante NAVFAC (Naval Facilities Engineering Command) della marina militare USA.
In un documento ufficiale dal titolo “Navy Programs in Europe – A virtual tour of NAVFAC Europe” (I programmi navali in Europa –
Un tour virtuale di NAVFAC Europa), datato 15 marzo 2006, Bosco preannunciava che nel 2007 la US Navy avrebbe destinato “tra i 10 e i 15 milioni di dollari” per implementare “a Sigonella lo SPAWAR Mobile User Objective System MUOS”.
Nello stesso anno veniva approvato dal Congresso il piano finanziario per l’avvio dell’installazione “a Sigonella” del terminal terrestre MUOS. Il 30 gennaio 2007, in una lettera al Senato degli Stati Uniti, il generale James T. Conway (Comandante supremo del Corpo dei Marines), l’ammiraglio Michael G. Mullen (Comandante in capo della Marina USA) e Donald C. Winter (Segretario generale della US Navy), affermarono la priorità dei “due progetti per le Stazioni terrestri di Controllo terrestre ed Intercettazione del sistema MUOS, una alle Hawaii e l’altra a Sigonella”.

A impedire l’installazione a Sigonella del programma di telecomunicazioni per le Star Wars, furono però le risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle grandi antenne del MUOS, elaborato per conto della Marina Usa da AGI - Analytical Graphics, Inc., importante società con sede a Exton, Pennsylvania, in collaborazione con la Maxim Systems di San Diego, California. Lo studio, denominato “Sicily RADHAZ Radio and Radar Radiation Hazards Model”, è consistito nell’elaborazione di un modello di verifica dei rischi di irradiazione elettromagnetica sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi ospitati nello scalo aeronavale siciliano (“HERO - Hazards of Electromagnetic to Ordnance”).

“Il modello Radhaz Sicilia - si legge sul sito internet dell’AGI - è stato implementato con successo a Sigonella, giocando un ruolo significativo nella decisione di non usare il sito per il terminale terrestre MUOS e di trovare una nuova destinazione”. L’incompatibilità ambientale del sistema satellitare è stata poi suggellata dalla relazione firmata nel 2006 dall’ingegnere Nicholas Gavin di AGI-Maxim Systems. Anche Filippo Gemma, amministratore di Gmspazio Srl di Roma (società che rappresenta in Italia la statunitense AGI), ha confermato l’esito negativo dello studio sull’impatto elettromagnetico. Nel corso di un’intervista a RaiNews 24, trasmessa il 22 novembre 2007 durante lo speciale “Base Usa di Sigonella. Il pericolo annunciato”, Gemma ha dichiarato che “una delle raccomandazioni di AGI era che questo tipo di trasmettitore non dovesse essere installato in prossimità di velivoli dotati di armamento, i cui detonatori potessero essere influenzati dalle emissioni elettromagnetiche del trasmettitore stesso”.

Il ministro La Russa ha poi dimostrato di sconoscere del tutto origini e tipologie delle principali basi USA ospitate in territorio italiano. I lavori per la realizzazione della Stazione di telecomunicazioni di Niscemi, iniziarono infatti a fine 1989, e la base divenne pienamente operativa solo nella primavera del 1991, quarant’anni dopo cioè della data indicata dal ministro. Ad onor di cronaca, nel 1995 il Dipartimento della Difesa USA restituì all’Italia 170 ettari occupati dalla base ma non utilizzati, e due anni più tardi fu istituita la Riserva Naturale Orientata “Sughereta di Niscemi” dove oggi gli USA vogliono installare le potentissime antenne satellitari del MUOS.

Si legge ancora nella risposta del ministro della difesa all’interrogazione del Pd: “Avuto riguardo invece, alle preoccupazioni espresse dalla popolazione locale “per le eventuali conseguenze sulla salute e sull’impatto ambientale” e, più in generale, sull’eventuale pericolosità del progetto in discussione, in applicazione delle procedure bilaterali vigenti in materia di progetti finanziati con fondi statunitensi in Italia – nel 2006, gli USA avevano presentato il progetto in parola per l’approvazione della Difesa, correlato di una relazione illustrativa e di uno specifico studio di impatto ambientale elettromagnetico, sul quale si erano espressi favorevolmente tutti i competenti organi dell’Amministrazione della Difesa e dal quale, testualmente, si evince “..il rischio dell’esposizione del personale... è
minimo ed improbabile; ...la distanza di sicurezza dall’emissione elettromagnetica ... sarà imposta mediante l’installazione di una recinzione di sicurezza;… ai sensi del DM 381/98 ... la misurazione dell’inquinamento da radiofrequenze... sarà eseguita appena i sistemi saranno installati e pronti ad operare”. Tranquilli, dunque, a fermare la penetrazione delle microonde ci penseranno le “recinzioni di sicurezza” (!?!), mentre l’inquinamento elettromagnetico sarà misurato solo quando il sistema sarà pienamente funzionante.

La Russa assicura comunque che - sempre a fine lavori - si verificherà “la compatibilità del sistema con le leggi nazionali ed, eventualmente, con le apparecchiature già operanti in sito” (quelle cioè operative dal 1991 e di cui nessuno ha mai monitorato la potenza delle onde emesse).

Il ministro della difesa conclude con un’ultima grossolana bugia: “In merito al livello di realizzazione del progetto, i lavori non sono ancora iniziati”.
Come ci è stato confermato per iscritto dai responsabili del “Consorzio Team Muos Niscemi” (il nome prescelto non ammette dubbi di sorta), le rispettive aziende hanno avviato nel maggio 2008 i lavori di “realizzazione di una cabina di media tensione” presso la base USA. Sono poi seguiti quelli per la costruzione “di un’infrastruttura preparatoria all’installazione di 3 antenne satellitari, comprensiva di opere di fondazioni e basamenti speciali, impianti idrici, elettrici, fognari e antincendio”, nonché i lavori di “prevenzione per l’erosione superficiale e il drenaggio”, come si evince dalla pagine web di una delle due società componenti il Consorzio MUOS, la LAGECO (Lavori Generali Costruzioni) di Catania.

A dar manforte a La Russa è sceso in campo il vice capo Ufficio Stampa della base di Sigonella, Alberto Lunetta. “A Niscemi – ha dichiarato - sono stai eseguiti, congiuntamente dalle autorità italiane e statunitensi, dei sopralluoghi tecnici che hanno stabilito che l’istallazione del MUOS non pone nessun rischio alle popolazioni della zona né tanto meno con nessuno dei 2.409 sistemi di telecomunicazioni locali posti nel raggio di 75 chilometri”.
Peccato che alla non pericolosità delle antenne satelliti ed alla validità dei “sopralluoghi” dei militari USA e italiani non ci creda nemmeno il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, politico “autonomista” che negli anni trascorsi alla guida della provincia di Catania non ha mancato di fornire tutti gli appoggi istituzionali e finanziari alle migliaia di cittadini statunitensi di Sigonella. In una lettera aperta inviata al governo Berlusconi, Lombardo, manifestando il suo
“No” al MUOS, ha denunciato che l’attività di monitoraggio dell’ARPA a Niscemi “viene limitata fortemente, o forse anche vanificata” a seguito “del diniego opposto dalle autorità militari e dal responsabile tecnico, a fornire le minime informazioni relative agli impianti trasmittenti già operanti dichiarando di “non essere in loro possesso e comunque secretate dall’attività militare”.Lo “specifico studio di impatto ambientale” effettuato dalla Marina USA che attesterebbe la massima sicurezza del sistema satellitare, è stato minuziosamente analizzato dall’ingegnere ambientale Gianfranco Di Pietro, consigliere comunale del Pd di Niscemi. “Recentemente sono state presentate agli uffici tecnici comunali delle relazioni sull’incidnza ambientale del progetto, ma il progetto vero e proprio ancora non è stato depositato”, dichiara Di Pietro.
“Sappiamo però che vogliono realizzare un complesso strutturale che cementificherà circa 2.509 mq tra strade e strutture, ma il campo base specifico del MUOS ha una superficie di circa mezzo ettaro. I trasmettitori in totale sono 5: tre a Sistema Obbiettivo ad Utente Mobile (MUOS) e 2 a sistema elicoidale UHF da installare presso il sito NTRF di Niscemi”.

“Nel sito in questione – aggiunge il professionista - esistono già oltre 40 trasmettitori a sistema elicoidale UHF di varia grandezza e potenza. I timori principali vanno per i trasmettitori MUOS, in quanto generano un campo elettromagnetico potentissimo rispetto a quelli a sistema elicoidale. Essi funzionano similmente alle main tracking stations utilizzate in campo civile per calcolare in tempo reale la posizione dei satelliti GPS. Il MUOS non è altro che un’immensa antenna
parabolica basculante con un diametro di circa 20 metri e posta su una struttura portante alta 15 metri. L’escursione dell’asse della parabola prevista nel progetto MUOS è di 146° in totale e cioè il puntamento più basso sarà con un angolazione di 17° dall’orizzontale. La perplessità maggiore sta nel fatto che l’analisi effettuata non è per niente completa, né rassicurante. Non si evince se è stata fatta un’analisi con modelli digitali di elevazione del territorio per
vedere se tali puntamenti possono interferire con abitazioni e/o luoghi frequentati dal pubblico. A memoria visiva non è difficile intuire che in una vallata come è la contrada Ulmo di Niscemi, 17° sono pochi per non interferire con altri elementi antropici o naturali, e per poter comunicare in perfetta intervisibilità con i satelliti orbitanti”.

Secondo l’ingegnere Di Pietro, nel malaugurato caso di un puntamento errato, il fascio di una sola delle tre antenne potrebbe causare “danni devastanti” a persone o animali “anche per esposizioni di soli 6 minuti”. Con l’aggravante che lo “Studio di Incidenza Ambientale” della Marina USA non avrebbe affrontato minimante i possibili effetti sulla salute delle popolazioni delle esposizioni a lungo termine ai campi elettromagnetici del MUOS.

C’è poi un passaggio dello “studio” che la dice lunga sul cinismo e l’inaffidabilità delle forze armate USA (e nazionali), che vale la pena riportare integralmente: “Le apparecchiature elettroniche mediche, come ad esempio pacemaker cardiaci, defibrillatori, apparecchi acustici, sedie a rotelle e attrezzature ospedaliere, possono anch’esse essere vulnerabili alle Interferenze Elettromagnetiche (EMI). Ad ogni modo, non sono stati stabiliti standard di vulnerabilità EMI per le apparecchiature mediche. Pertanto, in quest’analisi non si è data particolare considerazione ad esse. Se un ospedale è situato vicino ad un trasmettitore di elevata potenza, o in caso di personale cui siano stati impiantati dispositivi elettromedicali quali pacemaker e defibrillatori o che utilizzi dispositivi elettromedicali esterni come ad esempio apparecchi acustici, e che sia esposto a campi di alta intensità elettromagnetica, si possono verificare fenomeni
EMI...“. Cardiopatici e pazienti vari sono avvisati: meglio tenersi il più possibile alla larga dalle mega-antenne satellitari di Niscemi.




La laboriosa estate del MUOStro di Niscemi – Inchiesta
23 settembre 2011 ANTONIO MAZZEO

Le grandi piattaforme in cemento sono ultimate e nella prima settimana di ottobre potrebbe iniziare il collocamento dei tralicci per le tre grandi antenne circolari di 18,4 metri di diametro e le due torri radio di 149 metri d’altezza. Sul terreno sono visibili le lacerazioni delle ruspe per il tracciato stradale che congiungerà il costruendo centro con la stazione di radiotrasmissione della Marina militare USA di contrada Ulmo, Niscemi. Forse sarà l’ultima estate senza il MUOS (Mobile User Objective System), il modernissimo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate statunitensi pensato per le guerre del XXI secolo, quelle con i missili all’uranio impoverito, gli aerei senza pilota e le armi nucleari in miniatura, conflitti sempre più “virtuali”, computerizzati, disumanizzati.

LAVORI DEL TUTTO ABUSIVI
Tre anni di ritardo sulla tabella di marcia degli strateghi del Pentagono, centinaia di milioni di dollari dilapidati per individuare e correggere gli errori progettuali, ma adesso non c’è più tempo da perdere, anche a costo di stuprare i territori e l’ambiente e ignorare la volontà popolare. Così per Washington e militari italiani, si può sbancare all’interno dell’area protetta “Sughereta” di Niscemi, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), senza le necessarie autorizzazioni, in spregio alle leggi e al senso comune. “Lavori del tutto abusivi”, ha denunciato il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino, che in compagnia degli amministratori di Caltagirone (Ct), Gela (Cl) e Vittoria (Rg) si è recato al cantiere MUOS per notificare l’ordinanza di sospensione dei lavori. “Avremmo voluto incontrare i militari statunitensi e consegnare personalmente l’atto, ma non si sono presentati”, afferma Di Martino. “Poco tempo fa ho avuto notizia che all’interno della riserva naturale erano in piena attività camion, ruspe e betoniere. Ho inviato due volte i vigili urbani per verificare se effettivamente si stesse realizzando il terminale terrestre del MUOS. Da qui l’ordinanza di sospensione immediata dei lavori, provvedimento trasmesso alla Procura della Repubblica di Caltagirone, al Comando della polizia municipale, alla Stazione dei carabinieri ed al Genio civile di Caltanissetta”.

NO AL DIKTAT
I lavori nell’area protetta “Sughereta” sono iniziati subito dopo il parere favorevole emesso l’1 giugno 2011 dall’assessorato territorio ed ambientedella Regione siciliana, bypassando l’amministrazione comunale che aveva formalmente dichiarato la propria contrarietà al progetto. Al diktat di Palazzo dei Normanni, il sindaco Di Martino ha risposto presentando ricorso al Tar. “La Regione non aveva titolo per adottare provvedimenti che sono di competenza del Comune di Niscemi”, spiega il sindaco. “L’assessorato avrebbe potuto rilasciare l’autorizzazione solo nel caso in cui fossimo rimasti inerti di fronte al problema. Il 20 novembre 2009, l’amministrazione comunale ha però annullato il nulla osta ambientale che era stato rilasciato in precedenza per il progetto MUOS, perché riteniamo che l’area è già altamente a rischio per la presenza di 41 antenne di comunicazione poste nella base statunitense già dagli anni ’90”.

L’IMPATTO SUL TERRITORIO
L’enorme impatto sul territorio e l’habitat naturale che deriverà dall’installazione delle antenne satellitari è desumibile dall’elenco degli interventi programmati dalla marina militare USA, in calce all’autorizzazione firmata da Giovanni Arnone, capo di gabinetto dell’assessorato: “livellamento superficiale del terreno e suo consolidamento; realizzazione di un sistema di drenaggio delle acque meteoriche; installazione di una recinzione con cancello, di un impianto di illuminazione perimetrale e telecamere; sistemi di viabilità; installazione di tre antenne paraboliche, circondate da altre antenne temporanee di servizio che verranno smantellate al termine dei lavori; costruzione di una cabina di trasformazione con due gruppi elettrogeni diesel; realizzazione di un impianto antincendio tramite un serbatoio alimentato dall’acquedotto comunale e dotato di sistema di pressurizzazione mediante elettropompe; collegamenti dell’area con le esistenti reti idriche, elettriche e telefoniche mediante tubazioni interrate”.

43 MILIONI DI DOLLARI
Al progetto di Niscemi, il Dipartimento della difesa ha destinato oltre 43 milioni di dollari (13 per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre e 30 per gli shelter e le attrezzature tecnologiche del sistema). I lavori furono affidati nella primavera del 2008 ad un consorzio d’imprese denominato “Team MUOS Niscemi”, costituito dalla Gemmo S.p.A. diArcugnano (Vicenza), società leader nell’installazione elettrica e nella costruzione d’impianti e dalla LAGECO (Lavori Generali Costruzioni) di Catania. Si tratta di aziende particolarmente attive nel business delle infrastrutture militari USA in Sicilia. La Gemmo, ad esempio, ha in affidamento da US Navy il “trasporto di armamenti, materiali ed attrezzature”, la “gestione dei servizi ambientali”, il “controllo delle sostanze nocive, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti” nelle basi militari di Sigonella, Augusta, Niscemi e Pachino (Sr). La LAGECO, invece, ha eseguito qualche anno fa i lavori di recinzione e la bonifica ambientale del terreno del centro di radiotrasmissione navale di Niscemi, “contaminato a causa di un versamento di gasolio”. L’assenza all’ingresso del cantiere di tabelle indicative dell’importo, della tipologia dei lavori e delle imprese affidatarie, in violazione delle normative vigenti, impedisce di verificare se è ancora il “Team MUOS Niscemi” ad eseguire i lavori “abusivi”. È certo invece che sono niscemesi le aziende a cui sono state affidate la movimentazione terra e la fornitura di cemento e calcestruzzo.
“Oltre ad aver prevaricato le intenzioni della città, l’autorizzazione della Regione non ha assolutamente tenuto in conto i risultati degli studi scientifici commissionati dal Comune e pagati con i soldi dei niscemesi”, commenta l’ingegnere Gianfranco Di Pietro, consigliere comunale di Niscemi. “Restano sul piatto i rischi di questa installazione. I dati progettuali del MUOS che il servizio VIA-VAS ha ritenuto di poter approvare, parlano di fasci elettromagnetici da 1.600W che sprigionano un campo elettromagnetico sopra i limiti consentiti, per oltre 135 chilometri in linea retta rivolti a 17° dalla verticale in direzione delle città di Vittoria, Comiso, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Modica, Noto e Avola”.

RISCHIO ELETTROMAGNETICO
A rilevare l’insostenibile rischio elettromagnetico del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitare il ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, Massimo Coraddu. In particolare, Coraddu ha fortemente contestato le conclusioni riportate nello studio d’incidenza ambientale della Marina militare USA. “Siamo di fronte a frequenze impegnate di 30-31 GHz per le tre grandi parabole in banda Ka e di 225-400 MHz per le due antenne elicoidali in banda UHF”, spiega il fisico. “Per quanto riguarda la valutazione delle emissioni elettromagnetiche, lo studio dei militari statunitensi risulta gravemente carente e inadeguato sotto molteplici aspetti e non consente di valutare in nessun modo la reale entità del problema. La procedura di valutazione utilizzata è inaccettabile, in quanto assolutamente opaca. La normativa citata non sempre è quella appropriata e i risultati ottenuti appaiono incoerenti e contradditori. Altrettanto inadeguata e carente è lavalutazione dei rischi: le ipotesi per quelli corsi dagli esseri umani (personale addetto e popolazione) non sono realistiche, quelle relative al rischio per la fauna sono state del tutto omesse, mentre la valutazione dei livelli di esposizione non è completa”.

LO STUDIO TOP SECRET
Massimo Coraddu contesta infine le motivazioni della Regione Siciliana per autorizzare i lavori d’installazione del sistema MUOS. “Il parere favorevole è stato espresso sulla base di alcune considerazioni completamente campate per aria”, afferma il fisico. “In particolare, gli studi ARPA effettuati, lungi dall’affermare che la situazione sanitaria sia tranquilla e sicura, hanno evidenziato emissioni che hanno già raggiunto e probabilmente superato i livelli di sicurezza previsti, e che andrebbero urgentemente abbassate. Sino ad oggi, inoltre, nessuno ha ancora avuto modo di vedere lo studio del Dipartimento di ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni dell’università di Palermo che, secondo la Regione, avrebbe accertato che il MUOS non comporterebbe condizioni di rischio per la salute dell’uomo”.
A commissionare lo studio top secret è stato il governatore Raffaele Lombardo in persona, instancabile sostenitore dell’ecoMUOStro di Niscemi. Tra gli estensori, i professori-ingegneri Luigi Zanforlin e Patrizia Livreri, “tecnici neutrali e non ingaggiati sicuramente dal Ministero della difesa o dalla NATO”, come ha voluto precisare Lombardo. Tesi che non trova assolutamente d’accordo Alfonso Di Stefano, rappresentante dellaCampagna per la smilitarizzazione di Sigonella. “Esistono le prove documentali che negli ultimi tre anni la facoltà d’ingegneria dell’università di Palermo ha sottoscritto con il Laboratorio di Ricerca dell’US Army – Dipartimento della difesa, due contratti per un valore complessivo di 70.000 dollari per la produzione elettro-chimica di materiali nano-strutturati per applicazioni di conversione energetica”, denuncia Di Stefano. “La professoressa Patrizia Livreri, inoltre, già candidata Udc alle ultime elezioni regionali, prima di approdare nell’ateneo di Palermo ha svolto attività di ricerca per conto di aziende del gruppo Finmeccanica operanti nel settore della difesa e della produzione di apparati di contromisura elettronica. Parlare di neutralità ci sembra proprio una beffa…”.

IL RISVEGLIO DELLE COSCIENZE
Dopo le manifestazione e i cortei con migliaia di cittadini, l’inopportuna scelta del Comitato No MUOS di delegare in pieno l’opposizione alle istituzioni locali, ha comportato la fine di qualsivoglia forma di mobilitazione popolare, proprio nella fase in cui il ministero della difesa e Raffaele Lombardo lanciavano la loro controffensiva pro-MUOS. L’avvio dei lavori sta contribuendo però a risvegliare molte delle coscienze assopitesi. Protagonisti della riscossa ancora una volta i giovani e gli studenti universitari. In pochi giorni sono stati organizzati sit-in in piazza e volantinaggi, è stata lanciata una petizione popolare e due grandi striscioniNo MUOS sono stati collocati davanti il portone della Chiesa Madre di Niscemi. Un presidio, infine, è stato installato vicino l’ingresso della stazione USA di contrada Ulmo. “Non si può permettere alla protervia dei vertici militari di passare, tranquillamente, sulle vite dei cittadini”, affermano. “La nostra è una lotta contro la presenza militare, dovunque essa si manifesti; contro le conseguenze prodotte dalle onde elettromagnetiche sprigionate dal MUOS; contro tutte quelle scelte che colpiscono le politiche sociali a vantaggio delle spese militari”. E l’autunno, a Niscemi, potrebbe farsi caldo.



La lobby italiana del MUOStro USA di Niscemi 
Scritto da Antonio Mazzeo Mercoledì 09 Dicembre 2009 15:24 
Alt dell’amministrazione comunale di Niscemi all’installazione del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare
MUOS della Marina militare USA all’interno della riserva naturale “Sughereta”.

Con provvedimento firmato dal Capo ripartizione all’urbanistica, indirizzato all’US Naval Air Station di Sigonella, al Dipartimento dell’US Navy di Napoli-Capodichino, all’Assessorato regionale territorio ed ambiente, all’Azienda regionale foreste demaniali, all’Arpa Sicilia ed alla Sovrintendenza ai beni culturali ed ambientali di Caltanissetta, è stato disposto l’annullamento in autotutela dell’autorizzazione ambientale rilasciata il 9 settembre del 2008 per la costruzione del potente impianto a microonde in contrada Ulmo, accanto alla base dell’US Navy oggi utilizzata per la trasmissione degli ordini di guerra alle unità navali e ai sottomarini nucleari in transito nel Mediterraneo e nel Golfo Persico.
Il “nulla osta” era stato rilasciato nel corso di una conferenza di servizi svoltasi il 9 settembre 2008 presso l’Assessorato regionale all’ambiente, a cui avevano partecipato pure due funzionari del Comune di Niscemi. In nome della tutela del patrimonio naturale e della salute degli abitanti di tutto il comprensorio, l’atto di revoca prescrive «l’assoluta inedificabilità» nell’area della “Sughereta di Niscemi”, inserita nella rete di Natura 2000 come sito di interesse comunitario (SIC). Nel provvedimento si rileva che le controdeduzioni presentate dalle autorità della Marina militare americana «non trattano nel merito gli argomenti sollevati, eludendo di fatto la richiesta di procedere ad una valutazione di incidenza ambientale che tenga conto di dati completi ed attendibili»; inoltre «si ritiene insufficiente ed inadeguata la documentazione prodotta in precedenza, poiché tratta la materia solo dal punto di vista generico e politico». La revoca del nulla osta al programma MUOS giunge dopo la consegna al Comune di una relazione tecnica sui possibili impatti dell’impianto sulla flora e la fauna dell’importante area protetta, a firma di tre professionisti siciliani. La relazione aveva bocciato inesorabilmente la documentazione sulla valutazione d’incidenza presentata nell’estate del 2008 dalla US Navy, definendola «discordante, insufficiente e inadeguata».
«Adesso devono intervenire la Regione e le Istituzioni Nazionali affinché venga evitato l’ennesimo attacco alla vita dei siciliani» ha dichiarato il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino. «Noi continueremo la nostra protesta contro l’installazione delle antenne MUOS, insieme agli altri sindaci e associazioni che hanno a cuore la dignità dei cittadini. A breve faremo una conferenza stampa con i sindaci dei Comuni che si oppongono alla realizzazione del MUOS, per elaborare una nuova strategia d’intervento». «L’eventuale messa in funzione delle antenne del sistema satellitare – aggiunge Di Martino - andrebbe a produrre potenti onde elettromagnetiche con valori di frequenze compresi tra i 244 ed i 380 MHz, con gravi ripercussioni sulla salute in ordine a malattie tumorali e malformazioni genetiche, e rilevanti danni all’ambiente circostante. La città di Niscemi si trova, assieme ai Comuni di Gela e Butera, in un’area territoriale ad alto rischio ambientale. Le ricadute negative sulla salute della popolazione emergono dagli studi del Dipartimento Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato regionale alla Sanità, dai cui dati della mortalità (anni 1995-2002) e dei ricoveri ospedalieri (anni 2001-2006) si evidenziano forti aumenti di neoplasie, malattie dell’apparato respiratorio e renale».
La revoca del nulla osta ai lavori è stata commentata favorevolmente da ambientalisti e militanti “No War”. «L’annullamento in autotutela è il provvedimento formale con cui l’amministrazione riconosce come illegittimo l’atto emesso precedentemente», osservano i rappresentanti della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. «Un po’ più di legittimità in una vicenda, la concessione delle autorizzazioni nazionali e locali per il MUOS, progetto chiave per le strategie di guerre stellari USA, dove sono state troppe le irregolarità e le omissioni». Sino all’anno fiscale 2006, la base prescelta per il terminal del nuovo sistema a microonde era quella di Sigonella, la principale stazione aeronavale della Marina USA nel Mediterraneo. Il 31 ottobre 2006, tuttavia, il Comando dell’US Navy di Napoli-Capodichino inoltrava al governo italiano una richiesta per l’installazione del MUOS nel sito militare di contrada Ulmo. Con inusuale celerità, lo stesso 31 ottobre, il Ministero della difesa esprimeva parere favorevole al programma. «Prima della messa in funzione del sistema deve essere garantito e certificato che le emissioni rientrino nei parametri stabiliti dalle leggi italiane e che non interferiscono con emissioni di servizi già operativi in loco», era l’unica indicazione dei responsabili del dicastero, presumibilmente ignorando che il MUOS era stato dirottato a Niscemi proprio a causa delle risultanze di uno studio sul forte impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle grandi antenne. Elaborato da AGI - Analytical Graphics, Inc., società con sede a Exton, Pennsylvania, lo studio aveva elaborato un modello di verifica dei rischi di irradiazione elettromagnetica sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi ospitati a Sigonella. La simulazione informatica aveva verificato l’incompatibilità del MUOS all’interno della base perché «le fortissime emissioni elettromagnetiche possono avviare la detonazione degli ordigni presenti».
Il 24 gennaio 2007, il comando dell’Aeronautica militare italiana di Sigonella inoltrava il piano per il MUOS di Niscemi all’Assessorato regionale territorio e ambiente, diretto al tempo da Rossana Interlandi (Mpa), ex consigliere d’amministrazione dell’Università di Catania. Nonostante le sue origini niscemesi e una lunga militanza nel WWF siciliano, l’assessore non riteneva di opporre il proprio veto all’insediamento del sistema satellitare all’interno della riserva naturale. Intanto però il progetto restava secretato negli uffici dell’assessorato sino al 3 aprile 2008, quando veniva finalmente trasmesso al Comune di Niscemi congiuntamente a quello per la realizzazione di un «nuovo impianto per mitigazione dei problemi di erosione superficiale e protezione dagli incendi nell’area della postazione radiotrasmittenti della Marina statunitense». Soltanto un mese e mezzo dopo, giungeva a Niscemi la scarna relazione paesaggistica e l’incompleta valutazione d’incidenza predisposta dai militari di Sigonella. Il 6 agosto 2008, il Capo ripartizione del Comune inviava a Palermo la documentazione per procedere all’istruttoria sulla valutazione ambientale. Nonostante l’afosa estate siciliana, i solerti funzionari dell’assessorato regionale erano in grado di convocare per il successivo 9 settembre la “conferenza di servizi” che avrebbe espresso all’unanimità parere favorevole sulla compatibilità ambientale del MUOS. Nel frattempo l’US Navy non era certo rimasta con le mani in mano. Senza attendere pareri ed autorizzazioni locali e regionali, il 19 febbraio 2008, alla presenza del direttore del MUOS - Mobile User Obiective Program, Wayne Curls, venivano avviate le opere di movimentazione terra e di predisposizione delle piattaforme per l’impianto. I lavori di edificazione veri e propri iniziarono in maggio. Secondo il capitolato d’appalto predisposto dal Comando Navale di Sigonella sono previsti «tre edifici di calcestruzzo per il supporto ciascuno di un’antenna di 18,4 metri di diametro, una cabina di trasformazione da 1.000 kVA, due gruppi elettrogeni da 1.000 kVA ciascuno, una centrale pompe antincendio, impianti fognari, e tre km di cavidotti interreati per cavi elettrici, fibra ottica e tubazioni idriche».
«Si tratta di un complesso strutturale che cementificherà circa 2.509 m2 tra strade e strutture, ma il campo specifico del MUOS ha una superficie di circa mezzo ettaro», spiega Gianfranco Di Pietro, ingegnere ambientale e consigliere comunale di Niscemi (Pd). «I potenti trasmettitori saranno in tutto cinque: tre a Sistema Obbiettivo ad Utente Mobile (MUOS) e due a sistema elicoidale in ultra altra frequenza UHF. Ad eseguire i lavori è stato chiamato il “Consorzio Team MUOS Niscemi”, con sede ad Arcugnano, Vicenza». Capofila del consorzio, la veneta Gemmo S.p.A., società attiva nell’installazione elettrica e nella costruzione d’impianti civili, porti, aeroporti, strade, autostrade e tunnel. Con un altro consorzio, il “Team Bos Sigonella”, la Gemmo cura «l’esecuzione, la supervisione, il trasporto di armamenti, materiali ed attrezzature, la gestione dei servizi ambientali e il controllo delle sostanze nocive, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti» delle basi USA di Sigonella, Augusta, Niscemi e Pachino (Siracusa). Del consorzio pro-MUOS fa inoltre parte la LAGECO - Lavori Generali Costruzioni di Catania, impresa il cui fatturato proviene in buona parte da lavori effettuati per conto di vari organismi del Dipartimento della Difesa USA. Nel solo periodo 2000-2007, la LAGECO ha ottenuto commesse per 6.315.470 dollari a Sigonella, Niscemi e Rota-Cadice in Spagna.
Sullo stato di avanzamento dei lavori all’interno della stazione di trasmissione dell’US Navy di contrada Ulmo vige il più assoluto top secret. Sempre in ambito MUOS, tuttavia, sono state eseguite attività di scavo per posa cavo di collegamento in fibra ottica lungo le vie Terracini–Gori, di pertinenza comunale, e lungo la strada provinciale n. 10 Niscemi–Caltagirone. Nonostante il ritombamento, gli abitanti e alcune associazioni locali hanno rilevato «abbassamenti del materiale di riporto e di sigillo degli scavi e avvallamenti caratterizzati da un vero e proprio ammanco di centimetri di pavimentazione». Non è stato però il “Consorzio Team MUOS” a scavare al di fuori del perimetro militare, ma la Telecom Italia S.p.A., la più importante società italiana di telecomunicazione. «L’infrastruttura che la Telecom ha eseguito consiste di 3 monotubi da 50mm in una trincea di dimensioni 10x30x35 cm», spiega il consigliere comunale Gianfranco Di Pietro. «Come tutte le autorizzazioni allo scavo di questo tipo, essa è stata rilasciata dagli uffici tecnici comunali preposti e non di pugno dal Sindaco di Niscemi. Il Consiglio Comunale, tuttavia, in una recente seduta ha approvato un documento con il quale ha aperto un’inchiesta interna per stabilire se l’iter autorizzativo, ahimé celere, non sia lacunoso sotto il profilo giurisdizionale. Pensiamo che ci sia stata una leggerezza eccessiva e vogliamo valutare eventuali mancanze e/o danni arrecati all’ente. I lavori si stanno completando secondo le prescrizioni, tuttavia il Comune e la Provincia, attraverso gli uffici tecnici, si riservano di effettuare eventuali prescrizioni alle ditte che la Telecom ha appaltato per questi lavori».
Siede dunque pure Telecom al banchetto delle opere del terminal terrestre di quello che è stato definito l’“EcoMUOStro di Niscemi”. Si tratta in fondo di una società leader proprio nell’installazione ed uso di fibre ottiche ed è da tempi remoti una delle aziende di fiducia del Dipartimento della Difesa per la gestione di servizi specializzati all’interno delle installazioni militari USA in Italia. Nel settembre 2008, ad esempio, il Centro direzionale di Napoli di Telecom Italia ha sottoscritto tre contratti con il Fleet and Industrial Supply Center (FISC) di Sigonella per un importo complessivo di 212.982 dollari per la fornitura di «apparecchiature telefoniche» e di «servizi di manutenzione d’infrastrutture elettroniche e di comunicazione». Sempre nel 2008 è stato firmato un contratto tra la FISC Sigonella e la sede centrale romana di Telecom, nell’ambito di un pacchetto d’interventi nelle basi USA per un valore di 3.252.938 dollari. Per la cronaca, uno dei consiglieri d’amministrazione di Telecom Italia è l’ingegnere Elio Catania, siciliano, già presidente di IBM Latin America con sede a New York, odierno membro del consiglio di gestione di Banca Intesa San Paolo e vicepresidente del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti (CRISU), organismo ultraconservatore sorto nel 1983 su iniziativa di Gianni Agnelli e David Rockefeller .
Della lobby nazionale pro-forze armate USA fa pure parte “The OK Design Group”, società d’ingegneria con sede centrale a Roma e filiali a Virginia Beach (Stati Uniti) e Tripoli (Libia), amministrata da Tito Vespasiani. È stata proprio “The OK Design” a firmare il progetto preliminare ed esecutivo della nuova stazione di telecomunicazione satellitare di Niscemi. Ma non esiste installazione delle forze armate statunitensi che sia rimasta indenne dai progetti e dagli studi dell’azienda romana. «Il nostro maggiore cliente è stato lo US Department of Defense con progetti eseguiti per lo US Navy, l’Army e l’Air Force in numerose installazioni militari che includono Aviano, Camp Ederle, Camp Darby, NSA Napoli, Gaeta, Capodichino, Sigonella, Niscemi in Italia, NAVSTA Rota in Spagna, Incirlik, Ankara e Sinop in Turchia, Hanau, Illesheim e varie altre basi in Germania, Mons in Belgio, Marocco, Libia, Capo Verde in Africa», si legge nel sito web del gruppo d’ingegneria. «I clienti includono inoltre la US Agency for International Development (USAID), la NATO, lo SHAPE, la FAO, il WFP, l’IFAD delle Nazioni Unite in Roma».
In particolare, nel 2004 “The OK Design Group” ha effettuato l’«ispezione delle condizioni esistenti della rete di media e bassa tensione della stazione di telecomunicazione militare dell’US Navy di Niscemi» per «misurare e registrare le anomalie dei parametri elettrici della rete» e «analizzare i rimedi necessari». Il contratto per il MUOS gli è stato assegnato invece nel 2007 nell’ambito di un “Appalto Integrato” che prevede pure una serie d’interventi a NAS Sigonella (Repair Utilities, Mechanical System Upgrades ed «eliminazione delle infiltrazioni d’acqua» nell’ospedale navale), per un importo totale di circa 15 milioni di euro. Sempre a Sigonella, “The OK Design Group” ha progettato e diretto i lavori del Piano MEGA 2 di ampliamento e potenziamento delle infrastrutture della base (per questi lavori, eseguiti in buona parte dalla CMC – Cooperativa Muratori Cementisti di Ravenna, sono stati spesi più di 540 milioni di dollari). La società romana ha pure progettato la ristrutturazione delle reti di media tensione, la sostituzione del sistema di distribuzione elettrica dell’ospedale dell’US Navy a NAS 2, la costruzione dei serbatoi sopraelevati e il rinnovo della distribuzione idrica (i lavori sono stati avviati nel giugno 2008 dalla Lotus Costruzioni di Catania). A seguito dei gravi danni causati dall’alluvione che colpì Sigonella il 13 dicembre 2005, The OK Design Group ha eseguito uno studio sui rischi locali di inondazione (Flood Hazard Study) e le «misure di prevenzione per eliminare futuri simili eventi». «Con la consulenza scientifica dell’Università di Catania, è stata prodotta una modellazione degli eventi temporaleschi a 10, 50 e 100 anni», spiegano i professionisti del gruppo.
Onnicomprensiva la lista degli interventi nelle altre grandi installazioni militari statunitensi. Lo scorso anno, ad esempio, l’U.S. Army Garrison di Vicenza gli ha commissionato lo studio e la progettazione dei sistemi di distribuzione dei servizi a Camp Ederle. A Camp Darby (Pisa) l’OK Design Group ha progettato la costruzione del nuovo edificio commerciale, 17 depositi-magazzini dell’US Army e 9 dell’US Air Force, più due edifici destinati al controllo munizioni e al carico e scarico di container e camion. Nella base toscana è stato infine realizzato uno studio di fattibilità per la riparazione e la ristrutturazione del sistema stradale nell’area “Casermette”. Nella grande stazione aerea dell’US Air Force di Aviano (Pordenone), l’OK Design Group ha progettato buona parte delle infrastrutture del cosiddetto “Piano Aviano 2000”, come i nuovi edifici destinati ad alloggi ed uffici del personale statunitense, l’ingresso lato sud della base «in accordo con i requisiti di antiterrorismo», un ospedale, una clinica specializzata per avieri (Flight and Bioengineering Clinic), un complesso commerciale di circa 13.000 m2 (Commissary Complex), una centrale idraulica con annesso sistema di distribuzione domestica e antincendio, i sistemi elettrici delle Aree 1 & 2, un serbatoio sopraelevato da 460 m3 interlacciato a fibra ottica, un asilo nido. Ad Aviano è stata eseguita infine l’ispezione della rete elettrica di media tensione. Complessivamente, tra il 2000 e il 2008 l’OK Design Group ha ricevuto dal Dipartimento della Difesa 7.837.674 dollari. Non male per un mero studio d’ingegneria.