La pausa estiva, della quale Merlino approfitta per compiere i suoi abituali viaggi in Germania, gli e' utilissima per cercare di farsi dimenticare. Per la rentree, nell'autunno-inverno 1968, sceglie la facolta' di Magistero occupata dal movimento studentesco. Il terreno e' propizio essendo la facolta' di piazza Esedra, non solo decentrata fisicamente ma, in parte, anche politicamente, rispetto alla citta' universitaria. Mentre occupa, Mario Merlino collabora a qualche seminario sulla riforma dei piani di studio e intanto propone ad alcuni studenti di partecipare ad un "corso" che egli sta organizzando.
TESTIMONIANZA N. 1
"Un giorno ci prese da parte e ci disse che se volevamo lezioni sul modo di fabbricare ordigni esplosivi lui sarebbe stato in grado di darcele. Aggiunse che un suo amico di 35 anni, che abitava fuori Roma, aveva un deposito di armi, tritolo e gelatina esplosiva, e che sarebbe stato disposto a fornirceli e a partecipare lui stesso, prche organizzate seriamente, perche' la polizia lo teneva d'occhio..."
Qualcun'altro intanto teneva d'occhio Mario Merlino. Un giorno, mentre si stava formando un corteo del movimento studentesco, l'assistente universitario M.D. gli confisca una bottiglia molotof che gli spunta dalla tasca dell'eskimo. La provocazione riesce poco dopo, durante la manifestazione di protesta contro la visita del presidente Nixin a Roma: Merlino lancia una bottiglia incendiaria contro la vetrina della ditta americana Minnesota e la polizia, che segue da vicino gli studenti, da il via alle cariche che si concludono con decine di fermi. Alla fine di febbraio 1969 Merlino si ripete in un altro "a solo" al termine di una perotesta davanti alla RAI-TV, quando gia' il corteo si sta sciogliendo, lancia con una fionda un bullone di ferro che infrange il parabrezza di una Jeep della polizia. Seguono cariche, scontri, feriti, fermi e denuncie. Fa il bis un mese dopo, nella manifestazione per i fatti di Battipaglia. Cambia solo il bersaglio, il parabrezza di un furgone della polizia invece che quello di una Jeep, ma il risultato e' identico. Questa volta pero' viene fermato anche lui, denunciato e processato per direttissima: esce di galera l'11 aprile, con una assoluzione e un'ottima referenza che gli serve a entrare in un collettivo di studenti comunisti che stanno preparando un essame di filosofia. Nessuno sospetta di lui fino al giorno in qui smarrisce una agendina che contiene tutti i nomi e i relativi numeri di telefono dei piu' noti esponenti del neofascismo romano. Messo alle strette Merlino fa publica autocritica: ammette di aver svolto "per un certo periodo" il ruolo di provocatore ma sostiene di essersi pentito e di mantenere con i camerati solo rapporti di amicizia non politici. Per rafforzare la tesi della "conversione" aggiunge: "Quando fui fermato per la manifestazione di Battipaglia un funzionario della squadra politica mi ptomise che non mi avrebbe deunciato e che, anzi, mi offrivano centomila lire al mese se accettavo di svolgere la funzione di confidente negli ambienti del movimento studentesco. Io rifiutai decisamente, preferendo la denuncia."
Allontanato dal collettivo, Merlino parte per Rimini, dove dice di avere una casa. Al ritorno avvicina alcuni iscritti all'Unione dei Comunisti Italiani, si informa sul loro programma politico e la consistenza organizzativa, chiede di entrare a farne parte. Ma ormai le notizie sulla presenza di spie e provocatori, veri o presunti, si sono moltiplicate e hanno creato allarme. La richiesta di Merlino viene accolta con riserva, si vuole prima accertare la consistenza delle voci che circolano sul suo conto.
L'attesa non e' lunga. Nel mese di maggio, subito dopo l'attentato al palazzo di Giustizia di Roma, Mario Merlino chiede ad un iscritto all'Unione un grosso favore: ha paura di subire una perquisizione e deve nascondere del materiale compromettente. E' disposto il compagno a tenerselo per qualche giorno, sino a quando si saranno calmate le acque? Quello dell'Unione dice apposta di si e Merlino gli consegna alcuni metri di miccia e un numero considerevole di detonatori. Due giorni dopo la polizia compie una perquisizione nella casa del compagno il quale per' si era ssbarazzato del materiale il giorno stesso in cui l'aveva ricevuto.
Merlino con la sinistra marxista-leninista ha finito, Unione lo diffida dal presentarsi alla sede, dal frequentare le manifestazioni e dall'avvicinare i suoi iscritti.
Ritenta con le briciole. Alla vigilia del 2 giugno si e' aggregato a un gruppetto di Radicali che ha un'incontro con alcuni comunisti della Federazione Giovanile per concordare un'azione di volantinaggio comune da farsi da faersi durante la sfilata militare ai Fori Imperiali. L'appuntamento e' stabilito per l'indomani mattina alle 8 davanti alla sezione Campo Marzio. Ci va anche la polizia, che sequestra i volantini e porta tutti in Questura, per rilasciarli solo a sfilata conclusa (e per provocare una interpellanza alla Camera dove i deputati comunisti denunciano questo inammissibile fermo di polizia preventivo). Merlino no, non si e' presentato all'appuntamento, quella mattina si e' svegliato tardi.
Quando, precedentemente, era avvenuta la serie di attentati dinamitardi contro i distributori di benzina, proprio mentre era in corso un'aspra vertenza sindacale che opponeva i piccoli gestori alle grandi societa' petrolifere, Mario Merlino venne invitato dalla polizia a "collaborare" nelle indagini. Fece i nomi di F.P., L.R., e E.M.D., tre studenti che da tempo hanno abandonato gli ambienti dell'estrema destra. I tre vennero subito arrestati ma alla fine risultarono totalmente estranei agli attentati. Come mai Merlino sempre cosi' scrupoloso, quella volta ha messo la polizia su una falsa pista? La risposta salta fuori qualche tempo dopo, quando viene identificato il vero responsabile. E' Mario Palluzzi, organizzatore di un vero e proprio racket che estorceva denaro ai gestori che non partecipavano allo sciopero con minacce di rappresaglie dinamitarde. Ma Mario Palluzzi e' anche qualcos'altro: e' il capo dell'UNSI, il sindacato dei benzinai fascisti, ed e' un'ex di Avanguardia Nazionale, oltre che intimo amico di Stefano Delle Chiaie, a sua volta legato a Merlino.
Il chiosco dove prestava servizio era, tra l'altro, abituale luogo di riunioni per il gruppo di fascisti dell'ex Avanguardia Nazionale e di Ordine Nuovo. Afrontato da uno degli studenti che ha denunciato, Mario Merlino si giustifica dicendo che la delazione gli e' stata estorta durante una delle sue crisi di epilessia, e rilascia anche una dichiarazione autografa in cui ammette di essere un confidente.
Nel settembre 1969 a Mario Merlino, ormai definitivamente bruciato in tutti gli ambienti della sinistra extraparlamentare, sono rimasti solo gli anarchici come possibile terreno di provocazione. Avvicina il giovane G., si fa passare per perseguitato dalla polizia e chiede di essere presentato al circolo Bakunin di Via Baccina.
TESTIMONIANZA N. 2
"All'inizio aveva un'atteggiamento riservato anche se cordiale. Si definiva anarchico ma non partecipava quasi mai alle discussioni sule teorie e le prassi libertarie; mi sebro' che avesse nozioni molto vaghe sula teoria del'anarchia. Era un abile parlatore, ma quando si approfondiva questo argomento, o lasciava cadere il discorso, oppure si limitava a darmi ragione."
Quando Merlino arriva al Bakunin gli iscritti al circolo sono divisi in due frazioni. C'e' una maggioranza, che e' posta sotto accusa da un gruppo di giovani, tra cui Pietro Valpreda ed Emilio Bagnoli. Burocratismo, dirigismo, incapacita' di cogliere le nuove prospettive politiche create dall'esplosione delle lotte operaie e studentesche: queste le accuse dei giovani, che a loro volta vengono tacciati di avventurismo dai piu' anziani. L'ingresso di Mario Merlino, che si lega subito al gruppo degli "arrabbiati", contribuisce a peggiorare sensibilmente la situazione. Alle denunce di essere, ancora in contatto con i fascisti, e confidente della polizia, lui replica dicendo che "i vecchi" del Bakunin usano le calunnie per coprire le vere ragioni del loro dissenso, che sono politiche. Merlino e' il primo a sostenere esplicitamente la necessita' di una scissione, onde formare un nuovo circolo. Per questo si offre anche di reperire i fondi necessari, 150.000 lire che gli sarebbero state promesse da un imprecisato "gruppo cattolico".
Nonostante la crisi, l'attivita' del Bakunin prosegue, tra i baraccati della periferia romana e gli operai della FIAT in sciopero.
Merlino comincia a fare delle proposte.
TESTIMONIANZA N. 3
"Mi chiamo' in disparte e mi chiese se ero disposto a partecipare a una azione notturna contro la FIAT. Si trattava di lanciare delle bottiglie molotof. Io avrei dovuto accompagnarlo con la mia macchina. Gli risposi che non ero d'accordo e lui non insistete. Mi disse tuttavia che gli dispiaceva di avermi sopravvalutato".
Merlino e' un fervido commentatore dei brani evangelici che vengono discussi collettivamente, Ma la sua fede non gli impedisce durante lo sciopero della fame degli anarchici sulle gradinate del Palazzo di Giustizia, di esibirsi con in mano un cartello con lo slogan "Ne dio ne stato, ne sevi ne padroni". Il lungo sciopero della fame e' fatto, a Roma come a Milani, per protestare contro la carcerazione illegale degli anarchici incolpati degli attentati del 25 aprile.
In quei giorni Merlino ripete le sue proposte ad altri giovani del Bakunin.
TESTIMONIANZA N. 4
"Merlino mi confido' che aveva intenzione di organizzare un corso per la fabbricazione di bombe e che di questo progetto aveva gia parlato a R. Disse che Stefano Delle Chiaie, quando militavano assieme nelle organizzazioni fasciste, lo aveva istruito su questo argomento e che sarebbe stato in grado di farci delle lezioni. Aggiunse che aveva una pellicola da sviluppare dove erano illustrati i vari modi di fabbricazione degli ordigni esplosivi"
TESIMONIANZA N. 5
Merlino una volta invito' me e tre altri due anarchici del circolo Bakunin in casa sua per discutere "alcune cose molto riservate". Non ricordo con esattezza il periodo ma credo che fossero gli ultimi giorni di settembre o i primi di ottobre. Quando arrivammo da lui lo trovammo assieme a un suo amico, un certo Roberto, che si presento' come un ex camerata, convertitosi all'anarchia. Disse che aveva un'edicola all'EUR. Dopo un breve preambolo Merlino ci propose la costituzione di un commando terroristico, dicendo che una persona a lui molto vicina era in possesso di materiale informativo sulla fabbricazione di ordigni esplosivi. Il suo amico aggiunse che lui era in grado di procurarsi del "materiale". Merlino ci invito' a casa sua due volte. la prima volta ci propose una azione di sabotaggio alla FIAT di Viale Manzoni, organizzata in questo modo: alcne auto avrebbero bloccato le vie adiacenti per ostacolare l'arrivo della polizia, mentre gli altri compagni sarebbero penetrati all'interno e, dopo aver tagliato con dei coltelli i tubi dei distributori, avrebbero appiccato fuoco alla benzina fuoriuscita. Cosi- disse- sarebbe saltato tutto in aria.
La volta successiva ci propose di assaltare una caserma situata nei pressi di casa sua, della quale diceva di avere una mappa dettagliata, per portare via armi e munizioni. In questa occasione era presente alla riunione un'altro suo amico , che noi non conoscevamo, il quale ci disse di essere in possesso delle piante dei vari trealicci della televisione che si potevano fare saltare. Aggiunse che se le era procurate quando era disegnatore, presso l'ingegnere che aveva realizzato il traliccio TV di Viareggio. Noi, comunque, lasciammo cadere queste proposte perche' contrarie al nostro concetto di "azione esemplare".
Infatti, l'unica azione esemplare che il gruppo di anarchici realizzo'. e' la costruzione, eseguita nottetempo, di un muro di mattoni in mezzo a un cortile di un caseggiato popolare i cui inquilini erano stati sfrattati a scopo speculativo.
Il 23 ottobre 1969, per l'anniversario della battaglia di El Alamein e' previsto a Roma il raduno nazionale di paracadutisti e i fascisti si mobilitano per dare un tono nostalgico alla manifestazione.
Gli "arrabbiati" del Bakunin decidono di diffondere un volantino di protesta e Mario Merlino si offre di estenderne il testo. Quando le copie sono gia' stampate e pronte per essere distribuite, vengono bloccate da alcuni anarchici che giudicano il contenuto politicamente scorretto e provocatorio, e impongono che sia tolta la firma " Circolo Bakunin"
Il nuovo episodio esaspera la polemica all'interno del Bakunin. Negli stessi giorni esce nella rivista "Ciao 2001" un'inchiesta sui gruppi minoritari di destra e fra essi e' citato il "gruppo anarco-fascista XXII Marzo, fondato da Mario Merlino". Si tratta di un'inesattezza, nel senso che il gruppo non esiste piu' da oltre un anno, ma e' un'altra occasione (prefabbricata?) per aggravare i dissensi all'interno del circolo. Merlino fa l'indignato e cerca di coinvolgere altri nella sua protesta, sostenendo che e' giunto il momento di dare forma consistente al loro dissenso. Inoltre, dice, c'e' la prospettiva di chiedere, una smentita e un risarcimento danni alla rivista che lo ha "diffamato". "Ciao 2001", per evitare noie, pubblica un nuovo articolo, consistente in un'intervista collettiva ai dissidenti del bakunin con relative fotografie in cui abbondano i pugni chiusi e i medaglioni con la A cerchiata. Il tutto viene ricompensato con 40.000 lire.
I soldi seviranno per pagare il primo affitto di una sede e il circolo creato dagli scissionisti del Bakunin si chiamera' 22 Marzo, dove i numeri arabi sostituiscono quelli romani del vecchio gruppo fondato da Merlino nella primavera del 1968. Con lui se ne vanno Pietro Valpreda, Emilio Bagnoli, Roberto Gargamelli, Emilio Borghese e un'altra quindicina di giovanissimi. In attesa di trovare una sede decidono di riunirsi nel negozietto di lampade liberty in via del Boschetto che l'anarchico Ivo De Savia, rifugiato all'estero renitente alla leva, ha lasciato al suo amico Pieetro Valpreda.
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