Roma, verso le 9,30 di giovedi'sera 11 dicembre 1969. Alla fermata di Viale Manzoni, vicino a Via Liberiana,un ragazzo magro con i capelli lunghi e gli ochiali, infagottato in un eskimo color verde, aspetta il tram che porta verso Via Tuscolana. Quando sale a bordo, tre passeggeri, giovani come lui, lo guardano incuriositi: a ogniuno quella faccia sembra nota, ma sul momento non riescono a identificarla. Infine uno dei tre si ricorda. "Aho', ma quello e' Merlino". I tre lo chiamano e il ragazzo coll'eskimo si avvicina. Ma appare imbarazzato, nervoso, e al loro tentativo di fare conversazione, risponde ogni volta in modo da far cadere il discorso.
E' strano: Mario Merlino, che di solito e' cosi' loquace, questa sera non parla, quasi fosse infastidito per incontro imprevisto, "beh, come va il 22 Marzo?", gli chiedono, "E' in periodaccio, non si combina nulla", risponde, "Nio scendiamo. Tu che fai, dove vai?", "Niente, vado a trovare alcuni amici miei." I tre ragazzi scendono e il tram prosegue la sua corsa verso Via Tuscolana con a bordo Mario Merlino.
Dove sta andando? Chi sono gli "amici" con cui si deve incontrare? Dato che si tratta di stabilire comed uno degli imputati ha trascorso la sera precedente agli attentati, sarebbe logico supporre che chi svolge le indagini abbia rivolto a Mario Merlino domande del genere. invece, dal verbale di interrogatorio resi non risulta che gli sia stato chiesto nulla in proposito. Gli inquirenti,, mentre sono stati molto scrupolosi nel porre a Merlino domande su episodi e circostanze che riguardano gli altri cinque inquisiti (Valpreda,Mander, Bagnoli, Borghese e Gargamelli), lo sono stati molto meno nel chiedere sia ai cinque che a lui delle testimonianze sulla sua persona e sulla sua attivita'.
Sino dal primo momento quando, la sera del 12 dicembre, viene fermato e interrogato dalla polizia, Merlino svolge la parte del delatore, parla e parla, e sara' sopratutto grazie alle sue "confessioni" che si aarrivera' a incastrare gli altri ragazzi del circolo 22 Marzo. Ma perche' non si e' cercato di scoprire fino in fondo chi e' Merlino? Perche' non si e' andati a indagare nemmeno su cosa egli puo' aver fatto quella sera di giovedi' 11 dicembre, dopo che e' stato visto sul tram che porta in Via Tuscolana? Chi pu' aver incontrato in quella zona di Roma?
Presumibilmente la sua meta avrebbe anche potuto essere una di queste tre:
Primo: Via di Tor Caldara, che e' nei pressi della Via Tuscolana, dove abita Pio D'Auria, il suo amico fascista che e' stato indicato come uno dei possibili sosia di Piestro Valpreda.
Secondo: Via Tommaso da Celano che e' sempre nei pressi di via Tuscolana, dove al numero civico 119, risiede Stefano Delle Chiaie, il piu' noto boss del neofascismo della capitale, anch'egli molto legato a Mario Merlino.
Terzo: Via Tuscolana N. 572, dove c'e' l'abitazione di Leda Minetti. Lo stesso posto dove egli dira' di essersi recato il pomeriggio del giorno dopo, onde avere un alibi per il momento degli attentati, fornito dai due figli Minetti e dalla stessa donna. Se anche il giovedi' sera Merlino e' venuto qui, puo' benissimo essersi incontrato con Stefano Delle Chiaie che da dieci anni e' amico della Minetti e ne frequenta abitualmente la casa.
Insistere su questa possibilita' ha un significato preciso. Vuol dire che, se le indagini su Merlino fossero state piu' approfondite, sarebbe per forza venuta alla luce, spuntando da sotto la superficiale crosta dell' "anarchia", la sua vera figura di fascista e percio' di provocatore infiltrato con uno scopo ben preciso nell'ambiente del 22 Marzo. E a questo punto automaticamente, l'inchiesta non avrebbe potuto non tener conto della necessita' di estendersi anche agli ambienti e ai personaggi del neofascismo della capitale.
I fascisti ma chi sono questi fascisti romani del dicembre 1969? Per capirlo bisogna fare un po' di storia, partendo dalla primavera del 1969 come dalla data che segna la crisi di un certo tipo di fascismo, quello squadrista tout cour , manganellattore, prepotente e dichiarato, e che apre una fase del tutto inedita, durante la quale esso continua a svolgere il ruolo storico di mazziere della borghesia, ma adottando nuove tattiche. Dove l'impressione e' che tutte queste novita' che vedremo non rispondono solo a nuove esigenze di aggiornamento politico ma anche a un piano preciso, studiato e deciso sopra le teste dei fascisti, attuato grazie anche alla loro presenza e complicita'.
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