Vincenzo Lucariello è un nome che non sfigurerebbe in un'opera di Eduardo De Filippo. Ma l'indagine di cui Lucariello è protagonista ha ben poco della commedia. Perché, qualunque ne sia l'esito giudiziario, ha messo alla luce un altro spaccato raccapricciante della gestione del potere. Dalle registrazioni delle telefonate di Lucariello infatti è stata ipotizzata una delle accuse più inquietanti degli ultimi anni: un procuratore della Repubblica che corrompe il presidente del Consiglio di Stato. Il tutto, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, grazie alla capacità di Lucariello di ottenere ascolto dai giudici amministrativi più potenti. Entrature che deriverebbero in parte dalla sua attività di segretario generale del Tar della Campania. Ma a far sì che Lucariello trovasse udienza era anche la fama che lo circondava, perché gli investigatori ritengono che fosse nota la sua vicinanza alla famiglia di Clemente Mastella: un biglietto da visita che apre tante porte nel mondo della giustizia.
Tre anni fa Lucariello è stato nominato 'difensore civico' della Regione Campania. E adesso, ironia della sorte, si ritrova a essere suo malgrado un grande accusatore. Perché è dalle sue telefonate che nasce l'ultimo filone dell'inchiesta dei pm di Santa Maria Capua Vetere, un'indagine forse troppo vasta per una Procura così piccola. Dall'analisi delle conversazioni di Lucariello i magistrati hanno chiesto di sospendere dall'incarico il presidente del Consiglio di Stato Paolo Salvatore, il procuratore capo di Foggia Vincenzo Russo, il presidente del Tar campano Francesco Guerriero, il prefetto di Benevento Giuseppe Urbano e altri due giudici del Tar partenopeo.
Le accuse sono molto diverse. Nell'episodio più clamoroso, quello del Consiglio di Stato, Russo avrebbe chiesto notizie sulla sorte dei ricorsi contro la sua nomina al timone della Procura di Foggia, bersagliata dai ricorsi degli altri concorrenti. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Lucariello su incarico del procuratore avrebbe contattato il presidente Salvatore, d'origine irpina, e fatto da tramite nello scambio di notizie riservate. E l'ipotesi di corruzione? Si parlerebbe di regali prestigiosi fatti arrivare al piano più alto di Palazzo Spada. Ma non c'è nessun contatto diretto tra i due magistrati, tutto passa tramite Lucariello: un elemento su cui hanno fatto leva i difensori per respingere l'accusa.
Paolo Salvatore, 72 anni, è una figura che appare lontana dai giochi della politica: è stato nominato al vertice della giustizia amministrativa solo due mesi fa, grazie al rilievo dei 36 anni di anzianità. Il suo momento di gloria sembrano essere stati gli anni Ottanta, quando collezionò incarichi di spicco: la commissione tributaria centrale, diverse poltrone da capo di gabinetto. Poi dal 1992 si è concentrato sull'attività di giurista: il suo ultimo studio è dedicato ai 'nuovi orizzonti del concetto di legalità'. Che in Campania sembrano molto lontani.
Contro gli altri indagati dell'inchiesta capuana ci sono contestazioni più lievi: falso in atti d'ufficio. Perché secondo i pm al telefono di Lucariello c'era un gran traffico di informazioni più o meno riservate sui ricorsi di imprenditori e gran commis, tutti alle prese con il Tar campano per conoscere le sorti di appalti e incarichi. Notizie che valgono oro quando un costruttore ha il cantiere fermo per anni o i vincitori di un concorso restano al palo. Quello che interessava anche il prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano, alle prese con i ricorsi per il vertice di una comunità montana. "Ci sono state contestate solo delle intercettazioni, senza riscontri. E siamo convinti di avere fornito al gip tutte le spiegazioni per respingere la misura interdittiva", dichiara l'avvocato Vittorio Giaquinto, che assiste Russo, Urbano e Guerriero. In effetti, quelle contestate appaiono piccole cose rispetto ai personaggi coinvolti. E sembra di capire che si tratti quasi di corollari rispetto al nucleo principale dell'istruttoria condotta dai pm Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano. Che riguarderebbe il sistema di potere che in Campania fa riferimento alla famiglia Mastella.
Nell'ultimo grappolo di provvedimenti chiesti dai magistrati compare anche il consuocero del ministro, l'ingegner Carlo Camilleri. Ma l'accusa è di quelle che fa sorridere: avere spinto un vigile urbano di un paesino a stracciare una multa. Certo, l'azione penale è obbligatoria anche se in questo caso potrebbe apparire come una forma di accanimento. Negli atti dell'inchiesta ci sono però elementi ben più pesanti, dove anche queste minuzie si incastrano nell'ipotesi di un'associazione per delinquere in grado di condizionare appalti e nomine in tutta la regione.
I sequestri disposti dai magistrati riguardano pratiche urbanistiche, appalti e poltrone legate a interessi dell'Udeur. O direttamente all'ingegner Camilleri, padre della nuora del Guardasigilli. Per questo le notizie iniziali sull'istruttoria fecero infuriare la signora Mastella, che invitò i pm a lavorare in silenzio. Ora la replica dell'Udeur è stata affidata al 'Mattino' dal segretario campano Antonio Fantini: "Il partito si augura che tali attività investigative tengano conto di alcune condizioni di parentela, senza fermarsi nei confronti di nessuno.
Ma ribadisce il primato della politica che comporta anche la discrezionalità delle nomine che sono prerogative di legittime intese tra i partiti". Non è un caso se il primo provvedimento di tutta l'indagine ha riguardato il governatore Antonio Bassolino: invitato a comparire, non si è presentato e ha preferito mandare una memoria difensiva. Ma le accuse riguardano una nomina che lui aveva soltanto ratificato. Perché decisa dal consiglio regionale presieduto dalla signora Mastella.
L'indagine sul presidente del Consiglio regionale della Campania dopo alcune intercettazioni Ordinanze anche per altri esponenti del partito tra cui il sindaco di Benevento e due assessori Tra i sette capi d'imputazione contro il ministro anche la concussione ai danni di Bassolino Sospeso il prefetto di Benevento e un giudice del tribunale amministrativo Campania Tutti i nomi degli indagati. Tra le persone sottoposte alla misura degli arresti domiciliari anche il sindaco del Comune di Cerreto Sannita, in provincia di Benevento, Antonio Barbieri, di Forza Italia. In carcere doveva andare Carlo Camilleri, presidente dell'Autorità di bacino del Sele e suocero di uno dei figli del ministro, da ieri però in ospedale per un malore. Gli altri esponenti politici Udeur coinvolti sono: Vincenzo Lucariello; Antonello Scocca; Domenico Pianese; Carlo Bianco; Erminia Florenzano; Francesco Cardone; Vincenzo Liguori; Nino Lombardi; Angelo Padovano; Domenico Pietrocola; Francesco Zaccaro; Letizio Napoletano; Paolo Budetta; Cristiana Fevola e Ugo Ferrara. Sono indagati a vario titolo per falso, corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e tentato abuso d'ufficio. Sospeso prefetto e giudice del Tar. Nell'ambito dell'indagine è stato sospeso anche il prefetto di Benevento Giuseppe Urbano, da circa due anni nel Sannio dopo essere stato vicario a Caserta, indagato per falso; il giudice del Tar Campania Ugo De Maio, al quale viene contestata la rivelazione di segreto di ufficio, e il vigile urbano Luigi Treviso, in servizio ad Alvignano, indagato per falso. L'inchiesta in ambito sanitario. I provvedimenti richiesti dalla procura di Santa Maria Capua Vetere sono stati firmati dal gip Francesco Chiaromonte. L'ipotesi di reato per la moglie di Mastella è tentata concussione nei confronti del direttore generale dell'ospedale di Caserta. Le accuse al ministro. Stesso reato ipotizzato nei confronti del marito. A quanto si è appreso, l'inchiesta riguarderebbe uno scambio di favori. Il ministro della giustizia avrebbe in particolare fatto pressioni indebite sul governatore della Campania affinche gli lasciasse mano libera su alcune nomine. I magistrati, riferendosi al Guardasigilli, parlano del suo potere di controllo sulle attività degli enti pubblici e locali ricadenti nel territorio della Campania. Sistema al quale Mastella avrebbe dato un "contributo concreto, specifico, consapevole e volontario". Per il sindaco di Benevento, l'imputazione riguarda invece un filone di indagine che ha al centro una gara di appalto avvenuta a Matera. "Saranno i cittadini a giudicare". Sandra Lonardo Mastella è nella casa di Ceppaloni, paese natale suo e del marito. Il provvedimento le è stato notificato intorno alle 14.30 ma le indiscrezioni sull'arresto erano comparse sulle agenzie di stampa già nel primo mattino. Raggiunta al telefono dai cronisti, prima che gli agenti di polizia giudiziaria le consegnassero l'ordine firmato dal giudice, Sandra Lonardo aveva annunciato che non si sarebbe dimessa: "Dimettermi? Assolutamente no. Non ci penso proprio. Saranno i cittadini a giudicare. Sono serena e pronta a fornire qualsiasi chiarimento. Credo che anche questo è l'amaro prezzo che, insieme a mio marito, stiamo pagando per la difesa dei valori cattolici in politica, dei principi di moderazione e tolleranza contro ogni fanatismo ed estremismo. Basta guardare alla vicenda del Papa di questi giorni per capire cosa avviene ai cattolici". L'avvocato: "Nessuna bustarella". Bocche cucite in Procura. Il procutore capo di Santa Maria Capua Vetere Mariano Massei, ha detto: "Nessun provvedimento è stato notificato alla Mastella. Che esista o no, non posso dirlo". Parla invece l'avvocato Titta Madia, difensore della moglie del Guardasigilli: Al centro della vicenda giudiziaria ci sarebbe "una grande sfuriata telefonica che la donna avrebbe fatto al direttore di un ospedale in merito ad una nomina. Quindi solo un contrasto di carattere politico e nulla a che vedere con dazioni di danaro o vantaggi di altro tipo". Tesi ribadita dal portavoce della moglie di Mastella: ''Da una lettura rapida degli atti - ha detto Alberto Borrelli - si parla di banali contrasti che attengono alla normale dialettica politica. Non si parla mai di soldi, né di appalti, né di gare. Si fa solo riferimento a diversità di giudizio su una nomina, peraltro non di sua competenza e, comunque, avvenuta e mai revocata'' |
Difesa bipartisan del ministro. Prodi lo incontra e respinge le dimissioni Palazzo Chigi: "Indagini rapide e nessun personalismo" Solidarietà a Mastella: "Non lasci" La Cdl attacca la magistratura L'Anm respinge le accuse: "Occorre la ripresa del dialogo". Di Pietro: "Parole inaccettabili" Casini: "Emergenza democratica". Fini: "I pm agiscono politicamente" ROMA 16 gennaio 2008- Il ministro Mastella "deve restare al suo posto e continuare il suo lavoro". E' una solidarietà nelle parole e nei fatti e assolutamente bipartisan quella che scatta intorno al Guardasigilli non appena comunica nell'aula di Montecitorio le sue dimmissioni irrevocabili. E, in serata, si fa sentire anche Romano Prodi. In una nota Palazzo Chigi non esprime giudizi, confidando in indagini rapide, "evitando però personalismi e ribalte mediatiche che possono strumentalizzare fatti ancora oggetto di analisi attenta e quindi da chiarire". Solidarietà al ministro da una parte e attacco alla magistratura dall'altra sono i due livelli delle questione che inevitabilmente si intrecciano in queste ore. In mezzo si mette Antonio Di Pietro che taglia corto: "Inaccettabile l'attacco del Guardasigilli alla magistratura". Si fa sentire subito anche l'Anm che "respinge la condanna avuta in Parlamento" da parte del ministro e poi da tutta l'opposizione. Un cataclisma, insomma, che si abbatte sulla già complessa e nervosa scena politica e sulla maggioranza. L'opposizione ha chiesto e ottenuto che fosse sospesa la seduta in aula a Palazzo Madama. Chiedendo che Prodi vada a riferire in aula. Nel pomeriggio, la conferenza dei capigruppo e, sospendendo comunque i lavori in corso, si è aggiornata a domani mattina. Anche per capire che farà Prodi. Che sta valutando "tempi e modi di un eventuale suo intervento in Parlamento". Col passare delle ore proprio il durissimo attacco alla magistratura - di Mastella prima, di Fini, Casini e Forza Italia - diventa "il caso" politico. Luca Palamara il segretario generale della giunta monocolore Mi dell'Anm, il sindacato delle toghe, cerca toni diplomatici. Respinge "la condanna unanime del parlamento alla magistratura", esprime "apprezzamento per il gesto del ministro" e punta sulla "necessità di riprendere il dialogo tra politica e magistratura richiamandoci anche alle parole del Capo dello Stato su coesistenza e reciproco rispetto tra i poteri". Il segretario dell'Anm sottolinea che "molte delle affermazioni del ministro sono state fatte a titolo personale e sono frutto del diretto coinvolgimento emotivo nella vicenda". Anche questa vicenda "deve definirsi nell'ambito processuale. I problemi della giustizia devono essere separati dalle vicenda giudiziarie, altrimenti siamo lontani dalla soluzione del problema". Nette le parole del leader dell'opposizione Silvio Berlusconi: "E' successa una cosa di una gravità inaudita. Mi dispiace per lui e per sua moglie Sandra e rinnovo a tutti e due l'espressione della più convinta ed affettuosa solidarietà già espressa in parlamento dall'onorevole Bondi a nome mio e di Forza Italia". Compatta l'Unione. Il vertice del Pd, il segretario Walter Veltroni e il numero 2 Dario Franceschini oltre ad esprimere "la solidarietà personale" non hanno dubbi nel dire che il ministro "deve proseguire il suo lavoro ai vertici del ministero''. Più cauta la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro che comunque riconosce al Guardasigilli "un atto di grande responsabilità politica e istituzionale, oltre che di tutela della onorabilità propria e della propria famiglia". Le dimissioni infatti, "non sono un atto dovuto, nè un atto che gli venisse richiesto da alcuno nemmeno dall'opposizione". Deciso l'intervento a difesa di Franco Giordano. "Solidarietà a Mastella che deve poter proseguire il suo lavoro" dice segretario del Prc "e terminare il lavoro avviato". Anche il vicepresidente del Senato Gavino Angius (Psi) riconosce a Mastella di aver compiuto "un atto di rispetto verso le istituzioni repubblicane, un atto non dovuto che va rispettato". Per Lamberto Dini l'arresto di Sandra Lonardo-Mastella "è un fatto sconvolgente che dovrà essere valutato in tutti i suoi risvolti, anche politici. Aspettiamo di capire meglio quali sono le ragioni giudiziarie di questa vicenda, ma a volte la magistratura se la prende anche con le mogli, e io ne so qualcosa...". I toni non cambiano da parte dell'opposizionbe che però "utilizza" il caso per attaccare frontalmente la magistratura. Il secondo livello della questione , appunto, su cui però l'Unione frena (con Giordano) e tace (tutti gli altri leader). Forza Italia parla di "tempistica molto sospetta". "Mai arresto è stato più mirato, il ministro stamattina doveva parlare alla Camera di riforma della giustizia" sostiene Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia che poi esprime "la personale solidarietà". Renato Schifani parla di "film che conosciamo bene. Con Si differenziano dal coro tutto sommato unanime La Destra di Storace che "non si associa a solidarietà" e giudica "ridicolo il coro di commenti visto che Mastella non si è dimesso per ragioni di sensibilità istituzionale, ma perchè - lo ha detto lui - ha paura". A difesa delle toghe interviene Rifondazione e l'Italia dei valori, il partito dell'ex pm Antonio Di Pietro che, apprezzando le dimissioni, giudica però "inammissibile l'attacco di Mastella alla magistratura". Aveva detto in aula il capogruppo dell'Idv Massimo Donadì: "Chi pensa che i magistrati cerchino di abbattere per la via giudiziaria i propri nemici, e che addirittura facciano ostaggi politici, come ha detto il ministro Mastella oggi, non può continuare a fare il ministro". |
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