la libertà ha le ore contate
Annunziata denuncia il "sacco" della Rai
di Natalia Lombardo l'unità 21 settembre 2001

 No alle nomine in Rai mentre il Parlamento discute la Legge Gasparri, perché non ci sia il sospetto di un "voto di scambio". E' il colpo più forte delle granate lanciate ieri dalla presidente della tv pubblica, Lucia Annunziata. "Nomine di scambio" che alimentano il sospetto di un "trade off" tra la legge che da martedì si voterà a Montecitorio (e che "danneggia la Rai") e le nuove cariche spartite a Viale Mazzini. Subito il ministro Gasparri, da Firenze, è partito al contrattacco: alza i toni intimando alla presidente di tacere, o di andarsene: «Affermazioni improprie e gravi, ridicole. Annunziata deve decidere se fa il politico oppure il presidente di un'azienda. Si possono fare entrambe le cose ma non contemporaneamente».

Sabato mattina Lucia Annunziata è arrivata a Catania e, mezz'ora prima di premiare i vincitori del Prix Italia, quasi senza prendere fiato ma con totale calma, ha lanciato alla politica un j'accuse in difesa dell'autonomia della tv pubblica. Un discorso coraggioso e così chiaro da essere già un giornale impaginato, lo dice lei stessa, "sono una giornalista, vi ho dato i titoli". Apertura: "La Legge Gasparri danneggia il servizio pubblico", mentre "Mediaset è compensata dal conflitto di interessi"; spalla: "l'attrazione fatale falsa il mercato pubblicitario" verso le tv del premier.
La Rai stia calma, insomma, finché non c'è la legge, per evitare di essere il terreno degli scambi politici. Sono tutti i "falli" ai quali Lucia Annunziata fischia come presidente di garanzia (ma le avrebbe dette anche da "presidente lavapiedi", assicura), forte dell'essersi "pre-dimessa": «Me ne andrò prima della scadenza imposta dalla legge, se resta quella del 28 febbraio 2004» (imposta dall'Udc al Senato, a proposito di scambi…).

Prima, però ha ancora "tanti falli da fischiare". Il primo fischio è per la riforma: «E' una legge che danneggia la Rai, perché o si regala a tutti o a nessuno». E in un quadro che prevede il 20 per cento delle risorse (e sottovaluta il pericolo di espansione di un colosso internazionale come la Sky di Murdoch), «Mediaset ha una stanza di compensazione» tutta sua: «il conflitto d'interessi. Quell'attrazione fatale che, con un premier che possiede tre tv, falsa il mercato» pubblicitario, portando Mediaset a «9 punti di distacco dalla Rai, non credo che facciamo tanto schifo da giustificarlo».
 9 punti sono la somma delle perdite pubblicitarie: quell'1,1 in più di Mediaset e il meno 7,3 della Rai da gennaio e luglio 2003, in rapporto allo stesso periodo del 2002. E anche il distacco sugli ascolti ha raggiunto picchi di 8 punti, in favore delle tv del premier.
Ora la Rai è risalita, ma di uno 0,5 in prime time rispetto al 2002, e ieri l'esordio su RaiDue dell'Isola dei famosi, la gara survivor per Vip ancora più trash del Grande Fratello, ha fatto il 20,84% di ascolti. Comunque tra aprile e settembre 2003 lo share premia Mediaset sull'intera giornata cresciuta di sei punti con un 44,8% contro il 43,4 della Rai. Da un anno all'altro la tv pubblica è in testa per un soffio sull'intera giornata: 44,5% Rai, 43,3 Mediaset. Dati auditel aggiornati al 18 settembre.

Di nomine e spartizioni a Viale Mazzini si è sempre parlato, ma Lucia Annunziata denuncia con forza il rapporto tra "nomine di scambio" e discussione di una legge: «So che sto dicendo una cosa grave, ma le nomine vanno fatte in un contesto chiaro e senza ombre di sospetti».
Da Firenze la blocca Gasparri: accostamenti "impropri e gravi", le nomine spettano alla Rai, "al direttore generale o ai direttori di testata", che hanno «tutto il diritto di avanzare delle proposte che certamente non riguardano il dibattito politico sulla legge». A Montecitorio è noto che An e Fi stanno cercando di frenare le modifiche minacciate dall'Udc.
Ricatti giocati allo stesso tempo sul tavolo di Viale Mazzini, dove, pur di non mettere bastoni fra le ruote a una legge che favorisce l'impero mediatico del premier, si piazzano bandierine per tacitare i centristi e accontentare An e Lega.
Il tutto è inserito in quella ristrutturazione che sta portando avanti il Dg Cattaneo, la stessa che Lucia Annunziata vuole fermare tanto più con un vertice in scadenza. Così come nell'ultimo Cda ha votato, sola contro quattro, le nomine a RaiSat e RaiInternational (un riequilibrio annunciato fra An e FI), quando restano tanti dirigenti "di destra, di sinistra e di centro" in panchina, come le ha denunciato in una lettera Luciano Flussi, dirigente dell'Adrai.

«La Rai stia calma e tenti di non essere risucchiata dal gorgo della politica parlamentare che coinvolge tutti i livelli istituzionali», è un altro "fischio" di Annunziata. Cattaneo, infatti vuole abolire le Divisioni (e togliere il moderato e capace Cereda dalla Due), ma sembra punti a concentrare attorno a sé il potere gestionale, levando autonomia alle reti.
E lo scambio, secondo indiscrezioni, potrebbe essere quello di dare all'Udc due vicedirettori generali: Lorenzo Vecchione e Giancarlo Leone, (sognato dai centristi come Dg del futuro); per un terzo vice si parla di Guido Paglia, An (che vuole punire come per "uso privato della tv" le lacrime della Canale, annunciatrice archiviata).
Tutta l'operazione pare sia osteggiata dai fedelissimi di Berlusconi, come Saccà e la stessa Deborah Bergamini. Della stessa partita fanno parte i cambi dei capiredattori regionali: contenta l'Udc a Bologna e Palermo, ammansita la Lega a Venezia, FI a Milano.

Un altro "fallo" fischiato da Annunziata con una lettera, perché "un certo giro di nomi" così consistente diventa "un indirizzo", e si traduce in "uno strappo".
L'altro fischio è per la partenza della partita sul digitale. Alla tecnologia non è contraria, ma non ci sono certezze su "chi fa cosa e quanto si paga". E l'aver fermato la corsa estiva agli acquisti ha fatto sì che i prezzi sparati dalle emittenti "siano crollati", e ci siano due advisor stranieri che controllano il tutto. E se su Santoro ("che resterà alla Rai più di me") e sulle nomine il 4 a zero nel Cda è sicuro, prosegue Annunziata, sulla "trasparenza siamo uniti". Certo Dg e presidente sono agli antipodi: dalla legge all'informazione che per Cattaneo non fa audience, mentre per Annunziata "in Rai l'informazione è trascurata".
Però i rapporti sembrano buoni: ieri Cattaneo è venuto a prenderla alla fine della conferenza stampa, per andare insieme alla cerimonia del Prix Italia. I no di Annunziata sono stati applauditi dai tanti dirigenti Rai presenti eri, quasi una liberazione…Certo nei fatti è poco ascoltata: dalla "questione di stile" sul caso Tony Renis alle nomine, appunto.

Rilancia il j'accuse l'opposizione.
Massimo D'Alema, presidente Ds, pone la Legge Gaspari tra le priorità del centrosinistra: "È in gioco la possibilità di sopravvivenza del vostro lavoro, perchè viviamo in un Paese in cui il 55% delle risorse pubblicitarie sono divorate dalle televisioni e, in particolare, da quelle del presidente del Consiglio. Il che mette a rischio l'intero sistema dell'informazione". Da destra un mare di accuse: "faccia nomi e cognomi" dei voti di scambio, tuona Butti di An.