Anche l'Italia ha aderito al progetto. Lo ha fatto fin dal 1996 (primo governo Prodi). Lo ha poi confermato nel 1998 (governo D'Alema) e nel 2002 (governo Berlusconi).
Il 7 febbraio di quest'anno (governo Prodi) è stato firmato il testo dell'accordo definitivo, che prevede l'assemblaggio in Italia di centinaia di F 35 destinati al mercato europeo (e quindi anche all'Italia).
L'azienda capofila in questa alleanza con la Lockheed Martin è, nel nostro paese, l'Alenia Aeronautica, che guida nell'impresa decine di aziende italiane che si sono gettate a capofitto nell'affare
Il sito per l'assemblaggio è stato individuato nell'aeroporto militare di Cameri, che si trova a pochissimi chilometri da Novara.
Il sito è stato scelto con oculatezza: si tratta di un territorio da sempre avvezzo alla frequentazione di militari d'ogni risma.
L'aeroporto militare di Cameri ha ospitato F 104 e Tornado. Da quando non è più un sito strettamente operativo ha comunque continuato a contribuire a diverse imprese militaresche dando, per esempio, ospitalità alle linee di manutenzione dei Tornado. Accade inoltre che dal medesimo aeroporto partano alcuni reparti di eroici militi utilizzati per le imprese estere, per esempio in Afghanistan.
Vicinissima all'aeroporto di Cameri, a Bellinzago Novarese, c'è la base guidata dalla Caserma Babini. Si tratta della seconda base terrestre italiana, per estensione di superficie, nella quale si effettuano esercitazioni di diversi tipi. Inoltre la medesima Caserma Babini offre i suoi militi per la logistica in diverse operazioni militari all'estero e in appoggio alle truppe di pronto intervento NATO di stanza a Solbiate Olona. Si preparano, in definitiva, mezzi di trasporto e munizionamenti destinati ad alcuni dei teatri di guerra che vedono protagonisti, qua e là nel mondo, i soldati italiani.
È in questo contesto consolidato che si inserisce la decisione dei vertici militari, industriali e politici italiani di collocare le linee di montaggio degli F 35.
L'Italia spenderà quasi due miliardi di euro per lo sviluppo di questo progetto. Poi, a partire dal 2013, quando si tratterà di acquistare un centinaio di cacciabombardieri freschi di fabbrica, si dovranno spendere almeno altri 15 miliardi di euro: tutti soldi prelevati dalle tasche dei contribuenti e sottratti ad altri impieghi di maggior rilevanza sociale.
Non è stato inoltre ancora valutato con precisione l'impatto ambientale di questa produzione: gli aerei, una volta assemblati, devono essere fatti volare a lungo per i collaudi necessari. E al limite dell'aeroporto militare di Cameri c'è il parco del Ticino: un sito naturale che ha già subito tanti attacchi negli ultimi decenni.
Eppure i politici di destra o di sinistra che siano, si trovano quasi tutti concordi nel sostenere un'impresa, che essi definiscono come imprescindibile per gli interessi industriali e nazionali italiani.
Si prepara dunque l'ennesima devastazione ambientale. Ci si prepara inoltre a sperperare miliardi di euro per costruire una perfetta macchina di morte. La scusa è la solita: creare migliaia di posti di lavoro.
Si vogliono trascinare i lavoratori ad essere complici di futuri stermini resi possibili dall'utilizzo degli F 35. Bombardare da quote elevate e pressoché irraggiungibili da forze contraeree è, evidentemente, il sogno di ogni stratega e la degna fine di ogni concetto d'onore militaresco.
Ma a noi interessa ben poco dei posti di lavoro che si verrebbero a creare a spese della vita di migliaia e migliaia di persone, che, qua e là sulla superficie del nostro pianeta, avrebbero, prima o poi, l'onore di saggiare l'efficacia sterminatrice di questa nuova arma di distruzione di massa.
Insomma: gli F 35 bombardano, magari pure servendosi di testate nucleari, gli Eurofighter, di completa produzione europea, forniscono la copertura dei cieli ed il contrasto per intercettazione.
In definitiva: gli USA e l'Europa a collaborare fervidamente nella conduzione della solita politica imperiale utile ad asservire le regioni più deboli del nostro pianeta per spogliarle delle loro risorse.
Opporsi alla costruzione di questi strumenti di sterminio di massa è dunque un dovere assoluto. Non si tratta di un sogno vissuto da anime belle. Si tratta dell'unica reazione razionale possibile. Si tratta di aver chiara la natura dei rapporti di forza esistenti e di agire di conseguenza in direzione di una lotta efficace che abbia come scopo una vera trasformazione sociale.
Non vogliamo che il nostro territorio, non vogliamo che il nostro pianeta siano per sempre asserviti alle logiche del profitto e del dominio.
La lotta contro gli F 35 (e pure contro i loro gemellini, gli Eurofighter) è l'espressione compiuta del nostro antimilitarismo.
Scendere in piazza vuol dire farsi visibili e rendersi udibili anche a coloro che non vogliono vedere e che non vogliono ascoltare.
F 35 SCHEDA TECNICA Gli F 35 sono prodotti dalla Lockheed Martin, alla quale si affianca un gran numero di imprese per le diverse componenti e per le fasi di assemblaggio. La costruzione di questi cacciabombardieri è stata definita come la più grande impresa di ingegneria aeronautica di tutti i tempi: partecipano con gli USA diversi altri paesi (Regno Unito, Australia, Canada, Danimarca, Italia, Olanda, Norvegia, Turchia). Gli F 35 sono caccia multiruolo che richiedono un solo uomo d'equipaggio. Sono aerei da usare per gli attacchi al suolo. Sono aerei stealth, cioè invisibili ai radar, grazie alla loro struttura ed alle vernici che li ricoprono. Il progetto per la loro costruzione è stato avviato nel 1996 e completato nel 2004. I prototipi si sono alzati in volo nel dicembre 2006. L'entrata in servizio negli USA è stata prevista, inizialmente, già per il 2008. I promotori del programma sono US Force, US Navy, US Marine Corps, UK Royal Navy. L'assemblaggio finale negli USA si svolge presso l'impianto Lockheed Martin di Fort Worth in Texas. In Italia è previsto l'assemblaggio presso l'aeroporto militare di Cameri, a pochi chilometri da Novara (si tratta dei velivoli destinati al mercato europeo). Gli F 35 possono essere costruiti in tre varianti: una a decollo ed atterraggio convenzionale (CTOL – conventional take-off and landing), una versione imbarcata (CV – carrier variant), una a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL – short take-off and vertical landing). I governi italiani hanno deciso di partecipare al progetto fin dal 1996, quando era ministro della difesa Andreatta e presidente del consiglio Prodi. I passaggi parlamentari che hanno confermato l'impegno si sono verificati nel 1998 (quando c'era il governo D'Alema) e nel 2002 (governo Berlusconi). La firma definitiva è del 7 febbraio 2007, quando il sottosegretario alla difesa Forcieri ha incontrato Gordon England, il suo omologo statunitense, a Washington. Il governo italiano afferma che gli F 35 sono necessari perché devono sostituire altri cacciabombardieri ormai obsoleti: gli AM-X, i Tornado, gli AV8-B. Le imprese italiane che partecipano al progetto sono: Alenia Aeronautica, Avio, Piaggio, Aerea, Datamat, Galileo Avionica, Gemelli, Logic, Selex Communication, Selex-Marconi Sirio Panel, Mecaer, Moog, Oma, OtoMelara, Secondo Mona, Sicamb, S3Log, Aermacchi, Vitrociset. Verranno coinvolte 12 regioni e circa 40 siti industriali L'assemblaggio finale è previsto nell'aeroporto militare di Cameri, dove già si cura la manutenzione di F 16 Falcon, Tornado, AM-X, Eurofighters. Fino ad oggi l'impegno finanziario italiano per lo sviluppo del progetto è di 1028 milioni di dollari. Successivamente saranno impegnati altri 903 milioni di dollari. In queste cifre non sono comprese le spese per l'acquisto dei velivoli. Ogni velivolo, chiavi in mano, costerà tra 45 e 55 milioni di euro (senza conteggiare il prezzo dei diversi armamenti montati). Si tratta di prezzi riferiti dal sottosegretario alla difesa Forcieri in occasione della riunione della commissione difesa della camera dei deputati dei 16 gennaio 2007. Anche se la decisione definitiva dovrà essere presa a partire dal 2013 (data del prevedibile assemblaggio dei primi F 35 in Italia), si ritiene, per ora, che il nostro paese acquisterà circa 100 F 35. Considerando un prezzo (quello vero, con gli armamenti compresi, non quello da grande svendita riferito da Forcieri) di circa 150 milioni di euro a pezzo, si tratterebbe dunque, per le casse dello Stato italiano, di una spesa di almeno 15 miliardi di euro |
http://www.zetapoint.org/ |
http://www.nof35.org/
|
![]() |