«Chi nelle intercettazioni telefoniche, dice che vuol far nascere una nuova Gladio fa una battuta estemporanea», commenta ancora Saya. Ma nega di avere rapporti stretti con Licio Gelli.
Intanto è salito a tre il numero degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta: oltre a Gaetano Saya e Riccardo Sindoca, è stato arrestato nella tarda serata di venerdì anche Salvatore C., 58 anni, un ex poliziotto residente da anni a Vigevano, in provincia di Pavia. L'uomo è accusato di detenzione d'arma, visto che nel corso di una perquisizione nella sua abitazione sono stati ritrovati, oltre a 17 fucili e tre pistole regolarmente denunciate, anche coltelli e sciabole detenuti illegalmente. Nella casa sono stati trovati, oltre a palette e distintivi, anche alcuni documenti che potrebbero contenere altri nomi dell'organizzazione «parallela».
La struttura antiterrorismo illegale trova anche difensori prestigiosi, come l’avvocato parlamentare di Forza Italia Carlo Taormina. «Non desta meraviglia – dice il difensore - che la magistratura che ha incriminato la Polizia di Stato per aver affrontato l'orda barbarica dei black block e dei centri sociali di Agnoletto e Casarini, oggi arresti ed inquisisca chi dovrebbe essere ringraziato per essersi fatto carico del dilagante tessuto terroristico che occupa il territorio nazionale».
«La struttura che faceva capo a Saya - afferma Taormina- forniva ai ministeri dell'Interno e della Difesa, al Sismi, al Sisde e alla Digos informazioni attraverso atti formali. Non è credibile, perciò, che fosse estranea alle istituzioni dello Stato e che agisse addirittura contro di esso. I contatti ufficiali dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio che il Dssa operava in stretto collegamento con organi dello Stato e quindi in piena legalità».
Per Taormina, «bisogna essere grati a chi, in spirito di collaborazione, ha inteso sopperire alle incapacità, non intenzionali o intenzionali, delle strutture statali che non hanno saputo prevenire la vasta penetrazione delle basi del terrorismo islamico, alle quali, anzi, la magistratura guarda con consapevole benevolenza, scarcerando terroristi o persone altamente pericolose. La debolezza poi nel contrasto dell'immigrazione clandestina, che da 10 anni ammorba il paese, sia a livello di prevenzione che di repressione, è alla fonte della richiesta di sicurezza che sale in maniera crescente dai cittadini ed è naturale che l'assenza dello Stato determini la supplenza dell'iniziativa privata».
«Potrebbe essere più che probabile, lo ritengo anzi certo - aggiunge l'esponente di Forza Italia - che il Dssa sia a conoscenza di verità scottanti come quelle riguardanti la vicenda Quattrocchi, la vera storia dei sequestri delle due Simona e di Clementina Cantoni e, più in generale, della storia dei sequestri iracheni, con particolare riferimento alla loro gestione in accordo con frange dell'eversione rossa italiana. Soprattutto ancor più probabile è che il Dssa conosca la verità sull'uccisione di Nicola Calipari e sulle ragioni per le quali si salvò Giuliana Sgrena».
Per Taormina «sarebbe grave se al fondo dell'operazione giudiziaria genovese nella inconsapevolezza della stessa magistratura, i destinatari delle informazioni provenienti dal Dssa coltivassero l'intento di criminalizzare il Dssa per screditare le informazioni al fine di occultare verità scomode e destabilizzanti. È augurabile - conclude - che la magistratura genovese prenda in considerazione la posizione delle istituzioni destinatarie delle informazioni oppure che a ciò attenda la magistratura romana presso la quale non poche di quelle informazioni sono in giacenza».
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