La grande «accusatrice» di Berlusconi.

La doppia vita della bella Patrizia che denunciò il suo protettore
18 giugno 2009 La Gazzetta del mezzogiorno ONOFRIO PAGONE

BARI - Nella borsetta di Patrizia D’Addario non mancano mai due oggetti in particolare: il rossetto e un piccolo registratore. Tiene molto, la bella Patrizia, a lucidare di rosso le sue labbra carnose. Ma convive con la paura, si sente costantemente minacciata, inseguita, perseguitata, e perciò ha l’abitudine di registrare qualsiasi colloquio, qualsiasi incontro. Vuole sempre avere le prove di ciò che fa e di ciò che dice. Adesso dice di avere le prove dei suoi piccanti incontri romani a Palazzo Grazioli. Ma non precisa se il suo registratore sia finito nel bottino dei ladri che ultimamente le hanno ripulito casa, a Bari. Quel registratore tuttavia si rivelò prezioso quando, nel marzo di due anni fa, decise di denunciare per lesioni e sfruttamento della prostituzione un suo amico, anzi il suo amico più caro, l’uomo entrato nella sua vita dopo la separazione dal marito (un imprenditore barese piuttosto conosciuto e sicuramente stimato). 

Quell’amico, quell’uomo, era diventato di fatto il suo «protettore»: l’aveva introdotta in un giro di prostituzione da 500 euro a prestazione, con base a Foggia, sistemazione anagrafica nel quartiere semiperiferico «Libertà» a Bari, ma esercizio professionale a Saint Vincent e soprattutto in Montenegro. Grazie a quel registratore, Patrizia riuscì ad inchiodare quell’uomo, che rimase in galera per quasi due mesi e poi - disobbedendo al suo legale - patteggiò la pena pur di uscire dal carcere. Quelle registrazioni documentavano le minacce e le percosse, anche se quell’uomo nelle more del patteggiamento aveva controdenunciato la sua donna per calunnia. 

Di ulteriori motivi di denuncia, Patrizia ne aveva. Si era anche rivolta nuovamente ad un avvocato, ma poi era tornata nello studio legale accompagnata proprio da quell’uomo: fu in quella occasione che revocò il mandato e decise di non procedere. Aveva fatto pace, così disse. Frattanto, però, era successo qualcosa. C’erano le registrazioni di ulteriori minacce, di uno strano inseguimento in autostrada. C’era la traccia di tanta paura: tanta. Patrizia voleva denunciare di nuovo quell’uomo, e aveva portato con sè - al momento della denuncia - una cara amica, Marisa Scopece, 23 anni, prostituta. L’11 settembre del 2007 questa ragazza fu trovata uccisa (il corpo carbonizzato) nelle campagne di Barletta, nel Nordbarese. 
Marisa era una studentessa foggiana, orfana e sfortunata, entrata nel giro della prostituzione per sopravvivere. Quel corpo fu identificato solo dieci giorni dopo il ritrovamento, grazie alle tracce di un tatuaggio (un cuore alato) disegnato su un lembo di pelle scampato alle fiamme. La ragazza fu uccisa per rapina, si disse: si muoveva spesso con grandi somme di denaro addosso, e per portargliele via fu trucidata. Ma la polizia stessa non ha mai creduto fino in fondo a questo movente, nè si è mai capito perché un qualunque delitto a scopo di rapina avesse suggerito ai sicari di carbonizzare il corpo della vittima.


Chi è Patrizia:
di Massimo Solani
Era iniziato tutto con una inchiesta su protesi e mazzette negli ospedali baresi, ma si è arrivati dritti nelle stanze di Palazzo Grazioli. In mezzo, le rivelazioni del «Corriere della Sera» e le parole di Patrizia D’Addario: bionda e bella candidata per il centrodestra al consiglio comunale di Bari che dalle pagine del quotidiano di via Solferino ha raccontato di aver partecipato dietro compenso a due feste a Palazzo Grazioli, residenza romana del presidente del Consiglio, insieme ad altre ragazze. Incontri di cui, ha spiegato la D’Addario, esisterebbero anche prove registrate.

A condurre la ragazza fino alle segrete stanze di via del Plebiscito, ha spiegato la candidata della lista “La Puglia prima di tutto” immortalata con Berlusconi e con il ministro Fitto per un’iniziativa elettorale il 31 maggio scorso, sarebbe stato Giampaolo Tarantini imprenditore barese del settore sanità titolare assieme al fratello Claudio (ma il primo ha lasciato l’attività nel novembre 2008 per trasferirsi a Roma) della Tecnohospital. Azienda al centro di una inchiesta della procura barese per un presunto giro di mazzette in cambio di appalti. Ed è lavorando sull’ipotesi di corruzione e intercettando le utenze dei due giovani e rampanti imprenditori (indagati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione assieme ad altre due persone) che il pm Giuseppe Scelsi e gli uomini della Guardia di Finanza hanno messo le mani su un presunto giro di ragazze squillo che Giampaolo Tarantini raccontava di aver procacciato per feste in casa di Berlusconi a Roma e in Sardegna, dove tra l’altro possiede una abitazione non lontano da Villa Certosa. Elementi che hanno spinto la procura barese ad aprire un secondo filone di indagini in cui Giampaolo Tarantini è per ora l’unico indagato per induzione alla prostituzione.

E se di fronte al pm Scelsi sono già sfilate alcune delle ragazze coinvolte, il racconto reso da Patrizia D’Addario (se confermato) fornirebbe i primi riscontri all’ipotesi investigativa della procura. «Un mio amico di Bari mi ha detto che voleva farmi parlare con una persona per farmi partecipare ad una cena che si sarebbe svolta a Roma – ha raccontato la quarantaduenne – Io gli ho spiegato che per muovermi avrebbero dovuto pagarmi e ci siamo accordati per 2000 euro. Allora mi hanno presentato un certo Giampaolo. Mi dissero subito che si trattava di una festa organizzata da Silvio Berlusconi». Il primo incontro alla presenza di una ventina di altre ragazze, secondo la ricostruzione della D’Addario, non va benissimo: «Giampaolo mi disse che mi avrebbero dato solo mille euro, perché non mi ero fermata». La seconda volta, il 4 novembre 2008 sera delle elezioni presidenziali americane, va secondo programmi e Patrizia trascorre la notte in casa del premier: «Berlusconi mi ha chiesto di rimanere», ricorda la donna.

Parole che vanno lette anche alla luce del passato burrascoso di Patrizia D’Addario che salta fuori dai faldoni degli uffici giudiziari baresi. «Ho avuto problemi seri con un uomo – ha detto al Corriere della Sera spiegando i motivi per cui avrebbe “registrato” gli incontri a Palazzo Grazioli – e da allora quando vado ad incontri importanti porto sempre un registratore con me». Cinque anni fa, infatti, Patrizia sfuggì al suo ex ragazzo che la costringeva a prostituirsi, lo denunciò e lo fece arrestare. Ma la D’Addario è anche una delle testimoni principali nell’inchiesta condotta dalla squadra Mobile di Bari per l’omicidio dell’amica Marisa Scopece. Una prostituta ventitreenne ritrovata cadavere l'11 settembre del 2007 vicino Barletta.
 

Berlusconi e lo scandalo barese