Come si sono attrezzate le confraternite italiane e quelle transnazionali per le Politiche 2006? E in che modo governeranno gli assetti del nuovo Parlamento? Tra vecchie conoscenze ed impresentabili new entry, siamo andati a cercare i candidati che fanno riferimento a compagini che mantengono l’assoluta segretezza sui nomi degli affiliati.
Segretezza assoluta. La legge elettorale voluta dal governo Berlusconi alla vigilia delle Politiche-truffa 2006 (potendo contare sulla solita opposizione “di facciata”) dovrebbe essere - nelle intenzioni - la pietra tombale su qualsiasi tentativo di stanare nelle liste i personaggi-chiave cui sarà affidato il compito, nel nuovo parlamento, di portare a termine l’annullamento della partecipazione democratica avviato negli ultimi dieci anni ed ora prossimo al traguardo finale. Qualunque sia il vincitore. La regia occulta di livello sovranazionale che ha portato, fra l’altro, il nostro Paese al centro di conflitti mondiali, esponendo i cittadini a permanenti, esplosivi attacchi delle resistenze locali, grazie all’azzeramento delle preferenze potrà contare, di qui ai prossimi cinque anni, su un governo ubbidiente e ligio alle decisioni assunte sui tavoli di summit supersegreti, come quelli che regolarmente si svolgono fra organismi dei Bilderberg, della Trilateral o degli Illuminati, per citare solo i nomi circolati finora. Da qui, lungo mille rivoli di potere, si dipanano gli assetti delle “cupole” locali, popolate soprattutto di ignari, utili idioti che inconsapevolmente contribuiranno ad attuare disegni predeterminati “dall’alto”.
E’ in questo contesto che la Voce prova a calarsi giù negli elenchi dei “candidati” (si fa per dire, dal momento che i partiti hanno già stabilito chi saranno i futuri deputati e senatori), alla ricerca di nomi, personaggi collaterali e situazioni che potrebbero riportare al quadro principale di controllo totale sulle istituzioni italiane. Questo spiega, fra l’altro, anche la persistenza contro ogni logica elettorale di soggetti pluriinquisiti, colpiti da condanne definitive, sotto accusa o condannati per collusioni mafiose. Tutti già prescelti per rappresentare i cittadini italiani in parlamento. E spiega anche la presenza nelle liste elettorali - a destra come a sinistra - di personaggi organici (o collegati) a milieu massonici e paramassonici, spesso in maniera occulta, ma talvolta anche in forme conclamate.
MAI DIRE SAYA
E allora partiamo da qui, dagli “incappucciati”, dalle potenti organizzazioni che prevedono tuttora la segretezza quasi assoluta sui nomi dei loro affiliati, per tracciare la possibile mappa delle future Camere secondo quanto già stabilito dai signori del nuovo ordine mondiale. I quali, nell’era della comunicazione globale, affiancano alle tradizionali forme di rappresentanza (dai Templari agli ordini cavallereschi) sigle ammantate di fini “umanitari”, che consentono agli adepti presenti da un capo all’altro del pianeta, o dei singoli continenti, di raccordarsi in maniera efficace anche utilizzando internet. Attraverso tali sigle passano, per fare solo qualche esempio, la schedatura di milioni di persone, il rilascio di passaporti diplomatici, il reclutamento e l’ingaggio di contractors sui luoghi di guerra.
Siamo così arrivati a lui, il leader del Movimento Sociale Destra Nazionale che la sua appartenenza massonica la proclama con forza: é Gaetano Saya, indicato negli elenchi ufficiali del Viminale per le Politiche 2006 come leader nazionale del partito che in Abruzzo vede capolista alla Camera il suo alter ego, vale a dire la moglie Maria Antonietta Cannizzaro, protagonista (per conto del marito) di quella trattativa con Berlusconi che doveva sancire l’ingresso della destra fascista nel Polo e alla candidatura dello stesso Saya al Senato nella sua terra d’origine, Messina. Poi il brusco dietro front del cavaliere.
Arrestato lo scorso anno con l’accusa di aver dato vita ad una polizia parallela attraverso la sigla di estrema destra DSSA (Dipartimento studi strategici antiterrorismo), Saya é al centro di collegamenti inquietanti e complessi, che vanno ben al di là di queste imputazioni giudiziarie. Proviamo qui a ricostruirli. Fin dall’autobiografia Saya dichiara di essere stato ingaggiato, negli anni settanta, dai servizi segreti Nato come «esperto in ISPEG (Informazioni, Sabotaggio, Propaganda e Guerriglia), controspionaggio e antiterrorismo». «Raggiunti i massimi livelli - prosegue - si congeda nel 1997. Cooptato nel 1975 dal Generale Giuseppe Santovito, allora Capo del Sismi, viene iniziato in una Loggia Massonica riservata; da Apprendista di primo grado in breve diviene Maestro Venerabile della Loggia "Divulgazione 1" a carattere internazionale». Poi racconta il sodalizio con Riccardo Sindoca, altro fondatore della Dssa, arrestato nell’ambito della stessa inchiesta della Procura di Genova, ma soprattutto elemento centrale del disegno massonico nazionale ed internazionale. «All'alba del 1 luglio 2005 - scrive Saya riferendosi a se stesso - è stato posto agli arresti domiciliari da ingenti Forze di Polizia (per arrestare Riina ne furono impiegati meno), con false, infondate e pretestuose accuse insieme al suo Vice e fratello d'armi Riccardo Sindoca».
Se con la moglie-aspirante-deputata Maria Antonietta Cannizzaro, anche lei messinese, Saya aveva finora messo su esclusivamente affarucci di carattere commerciale (come la srl Semiramide, fondata a Firenze nel ‘99 per il commercio di apparecchiature elettroniche e ceduta poi al trentunenne Alessio Augusti da Pistoia), attraverso il “fratello d’armi” Sindoca Saya ha tentato il gran ritorno nei salotti buoni della massoneria internazionale. Dove il gioco si fa duro davvero. Seguendo questa storia stiamo per entrare in una delle inchieste supersegrete che proprio in questi giorni sono al vaglio di diverse Procure italiane, cui è stato inoltrato un corposo dossier top secret dalle Fiamme Gialle.
Seguiamo Sindoca. Milanese d’origine, 38 anni, fino al 2000 si era occupato di una società che, nonostante il nome vagamente inquietante, Sipar, era dedita prevalentemente a servizi di pulizia. Suoi soci erano il quarantatreenne Roberto Parodi ed i fratelli Giuseppe e Paolo Antonio Regola. Nel 2001 Sindoca cambia rotta: fonda a Milano la srl Università Europea di Acuologia - Agenzia culturale di informazione e comunicazione, i classici 10 mila euro di capitale. Gli è a fianco stavolta, nel parterre societario, il siciliano Pasquale Romano, 65 anni, da Giardini Naxos, professione giudice di pace. Scopo della società, che ha sede in via Gallarate 24, nel capoluogo lombardo, é fra l’altro quello di diffondere attraverso i propri insegnamenti e quelli di analoghi “istituti” nel mondo, lo studio di una disciplina appositamente creata: per l’appunto, l’acuologia o scienza dell’ascolto.
E che non si tratti della solita, bizzarra creatura autoreferenziale, o messa su solo per intercettare finanziamenti, lo scopriamo attraverso il curriculum di uno fra i “docenti” di punta dell’università di Sindoca. Si tratta dl un massone , al centro di uno scenario istituzionale da far venire i brividi. il massone ricopre infatti cariche, contemporaneamente, nelle principali sigle paramassoniche internazionali, ma anche in importanti livelli istituzionali dello Stato italiano. Cominciamo con questi ultimi, che lo vedono peraltro membro effettivo dell’Associazione Nazionale Carabinieri e dell’Associazione Nazionale Finanzieri - in veste di segretario generale delle seguenti sigle: Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari (C.U.G.I.T.); Confederazione Giudici di Pace (in questa veste si è recentemente recato in visita ufficiale presso il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Grechi); Movimento Italiano Dirigenti Amministrazioni Stato (M.I.D.A.S); Associazione Investigatori Forze di Polizia (A.I.F.P). Non basta. Sempre restando agli incarichi nelle istituzioni nazionali, il massone risulta inoltre presidente nazionale della Libera Associazione per la Semplificazione e la Trasparenza nella Riscossione dei Tributi dello Stato e degli Enti Pubblici, della Società Italiana di Farmacia e della Associazione Nazionale per l’Assistenza ai Finanzieri e Pubblici Dipendenti dello Stato e Parastato (A.N.A.Fi.), altre sigle ufficialmente riconosciute dallo Stato. Giornalista iscritto all’albo, il massone é inoltre titolare della testata Tribuna Finanziaria e presidente dell’Associazione Investigatori Europei.
Ma eccoci alle massonerie, a partire da quel Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace di “Sua Beatitudine Viktor Busà”, più volte al centro di indagini della magistratura e che si conferma autentico crocevia di traffici massonici internazionali. In questa compagine con base a Palermo il massone risulta «viceministro del Dipartimento per le Questioni del Lavoro e dell’Occupazione». E’ probabilmente anche in questa veste che ha compiuto recentemente una visita ufficiale in Romania insieme al parlamentare europeo di Forza Italia Mario Mantovani. Ricevuti «dal Presidente Diaconescu (presumibilmente il ministro della Giustizia Cristian Diaconescu, ndr) e «dal Primo Ministro Isarescu (forse Mugur Isarescu, leader politico ed ex governatore della Banca Centrale Rumena, ndr) i due italiani si sono incontrati con Vlad Mihai Romano, presidente dell'Agenzia rumena per la tutela dei diritti dei minori, nell’ambito di una missione “umanitaria” fra i due Paesi.
E sarebbe incentrato proprio sul duo con Sindoca il rapporto di fuoco oggi sul tavolo della Procura di Genova, la stessa che aveva arrestato Saya e Sindoca a luglio 2005 nell’ambito dell’inchiesta sul reclutamento e l’assassinio di Fabrizio Quattrocchi. Il rapporto con Sindoca, e con il Parlamento Mondiale spiega come dalle indagini sulla morte di Quattrocchi si arrivi alla Dssa. Dell’organizzazione massonica palermitana fa parte infatti (prima in maniera occulta, oggi a volto scoperto) anche quel Giacomo Spartaco Bertoletti, socio di Roberto Gobbi nella genovese IBSA che aveva quanto meno addestrato Quattrocchi alla vigilia della sua partenza per l’Iraq. Non solo. Nella stessa compagine di Busà compare oggi ufficialmente anche il nome di George Popper (come la Voce aveva scritto fin dallo scorso anno), presidente della IBSSA International, sigla transnazionale per il reclutamento della polizia privata, nella quale ha rivestito incarichi di vertice anche lo stesso Bertoletti.
Molteplici i collegamenti tra esponenti di Forza Italia ed il milieu rappresentato da uomini come Saya e Sindoca. Intanto, la già ricordata visita congiunta in Romania con l’europarlamentare Mantovani. Poi, lo stop and go delle trattative con Silvio Berlusconi in persona, intrattenute da Maria Antonietta Cannizzaro Saya, per un apparentamento elettorale (incontri smentiti dal premier, nonostante l’esistenza di foto che lo ritraggono a Palazzo Grazioli con lady Saya). E ancora un altro, eloquente particolare: quando il 3 dicembre 2005 fu inaugurata a Milano la direzione nazionale del partito di Saya, in via Vittor Pisani 7, «erano presenti - scrive sull’Unità Vincenzo Vasile - il ministro Claudio Scajola, il deputato Amedeo Matacena ed Ombretta Colli», ex presidente forzista della Provincia ed oggi candidata al Senato col numero 3 nel partito del biscione. Sarebbe stato inoltre lo stesso Mantovani ad adoperarsi per l’ingresso del Msi di Saya nella Casa delle Libertà.
Restiamo in zona Arcore. Come la Voce aveva già documentato nel numero di ottobre 2005, Riccardo Sindoca figura infatti anche tra gli affiliati della First Embassy of the Children in the World Megjashi, sigla umanitaria paramassonica con base in Skopje e collegamenti che conducono fino a Licio Gelli (il suo presidente Dragi Zmijanac nel ‘99 sedeva infatti in una commissione Onu insieme a Raffaello Gelli, figlio del Venerabile, ed a Loretta Bianchi, esponente del Parlamento Mondiale di Palermo). Nella stessa Ambasciata macedone, fra i beneficiari italiani dei passaporti diplomatici, figurava il nome di Valerio Ciavolino, ex sindaco di Torre del Greco (il Comune, sciolto per infiltrazioni camorristiche, risulta attualmente commissariato) ed oggi candidato alla Camera di Forza Italia in Campania 1 dopo lo stesso Berlusconi, Elio Vito ed Antonio Martusciello. Chiaro?
Seguendo ancora l’ambasciata umanitario-massonica, da casa Forza Italia sbarchiamo direttamente nelle fila di AN, anche qui in piena campagna elettorale. E non soltanto per l’intenzione manifestata da Riccardo Sindoca di correre per il parlamento a Pavia con la casacca del partito di Gianfranco Fini. C’è di più. C’è, intanto, la storia del nazional alleato doc maceratese Remo Grassetti, personaggio di spicco della locale Azione Giovani (ne dirige la Scuola di Formazione Politica) e collegato alle Forze armate italiane al punto da tenere stage formativi riservati a membri dell’esercito attraverso la sua accademia di arti marziali Israeli system of military self defence krav maga, con tanto di consegna ufficiale dei diplomi alla presenza delle massime autorità civili e militari del territorio marchigiano.
Ma Grassetti é anche altro. Per ammissione dei suoi stessi legali (che avevano rivolto una missiva alla Voce in seguito all’inchiesta di ottobre 2005), «ha rivestito la qualifica di coordinatore per l’Italia di IBSSA dopo le dimissioni del Giacomo Spartaco Bertoletti». Stiamo parlando della stessa sigla e dello stesso personaggio implicati nelle indagini sulla morte di Quattrocchi, ma anche di uomini saldamente inseriti - come abbiamo già ricordato - ai vertici del Parlamento Mondiale di Palermo. Oggi AN fa di più. E candida nelle Marche, proprio a Macerata, un Antonio Grassetti, almeno fino al 1997 consigliere comunale nazional alleato alla Provincia di Macerata e indubbiamente collegato a Remo Grassetti (oltre che dalla probabile parentela) almeno dal comune sentire politico.
Ne volete ancora? Ecco: in una foto del 2001 tratta dal bollettino per body guard promosso dalla IBSSA International, Remo Grassetti compare accanto a Giulio Conti, deputato uscente di AN ed oggi nuovamente in lista nelle Marche col numero 3 dopo Gianfranco Fini e dopo l’attuale consigliere regionale Carlo Ciccioli. Fra le proposte di legge avanzate dall’onorevole Conti nel corso della legislatura, spicca quella sulle “Disposizioni per l'apprendimento dell'inno nazionale nelle scuole elementari e medie”. Motivo in più per ricandidarlo.
A CHI STEFIO? A NOI!
La spiccata predilezione di certi settori paramassonici per i colori di Alleanza Nazionale trova il suo degno coronamento con la candidatura alla Camera nel collegio Sicilia 2 di Salvatore Stefio, uno dei tre mercenari rapiti in Iraq con Fabrizio Quattrocchi. Mantello bianco sulle spalle e croce rossa in petto, ad ottobre 2004 Stefio riceve l’affiliazione ai cavalieri templari dal Gran Priore Pietro Testa nel corso di una solenne cerimonia nella chiesa di San Giovanni dei Napoletani a Palermo, sua città natale. Proprio nello stesso periodo scoppiava il caso Presidium, la società di San Michele di Bari che aveva arruolato i body guard. Quei quattro ostaggi sequestrati in Iraq per 56 giorni, che «erano veri e propri fiancheggiatori delle forze della coalizione - scriveva il gip Giuseppe De Benedictis nel provvedimento con cui imponeva il divieto di espatrio al titolare della Presidium Giampiero Spinelli - e questo spiega, se non giustifica, l'atteggiamento dei sequestratori nei loro confronti». «Le indagini finora compiute - aggiungeva il giudice - hanno consentito di accertare (...) che essi erano sul territorio di quel Paese in veste di mercenari, o quantomeno, di “gorilla” a protezione di uomini di affari in quel martoriato Paese».
Difeso - forse non a caso - dal penalista ed allora deputato di Forza Italia Carlo Taormina, Spinelli era riuscito poi a vedersi revocato quel divieto di espatrio. Ma fra gli altri indagati (l’accusa era quella di arruolamento o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero) circolava anche il nome dello stesso Stefio. Dopo il clamore suscitato dal j’accuse del gip De Benedictis, quella indagine sulla Presidium é piombata nelle nebbie dell’oblio, al punto che dopo ottobre 2004 non ne esiste più traccia su alcun organo di stampa. Non così Stefio che, oltre all’affiliazione templare, era tornato a far parlare di sé ad ottobre dello scorso anno, quando insieme alla moglie Manuela Nicolosi veniva assunto alla Croce Rossa Italiana sede di Palermo. Ed oggi aspira a rappresentare gli italiani dai banchi di Montecitorio.
Del resto, l’antico feeling fra una certa parte della Cri e i cavalieri templari non rappresenta certo una novità, anche se spesso viene sottaciuto. Ce lo dimostra, ad esempio, il curriculum di un altro candidato, questa volta fuoriuscito clamorosamente dal Polo (Forza Italia) ed in pista il 9 e 10 aprile con una lista fai-da-te. Stiamo parlando di Maurizio Scelli, una vita da leader nei Berlusconi boys (sotto le insegne del Biscione era stato candidato nel 2001 alla Camera, lo scorso anno alla Regione Abruzzo, senza mai riuscire nell’impresa) ma soprattutto un ruolo di gran regista nella liberazione degli ostaggi rapiti durante il conflitto iracheno, in veste di commissario straordinario della Cri a Baghdad. Giusto un anno fa la rottura: in occasione di un comizio elettorale cui doveva partecipare lo stesso premier, Scelli aveva invitato come relatori dinanzi a centinaia di giovani “crocerossini” i due terroristi di destra Francesca Mambro e Valerio Fioravanti.
Il 20 novembre 2004 (all’indomani dell’affiliazione di Stefio) l'Ordine Templare O.S.M.T.J. (Ordre Souverain et Militare du Temple de Jérusalem - Gran Priorato della Lingua d’Italia) partecipa, su invito ufficiale, alla festa annuale della Cri a Velletri. Dove i confratelli incontrano, stando al loro resoconto, «il Gen. CC Ciarcia, la Sig.ra Rosichini , il Governatore della Regione Lazio On. Francesco Storace ed il Presidente Internazionale della CRI Dott. Barra (si tratta di Massimo Barra, attualmente successore di Scelli al vertice della Croce Rossa, ndr)». Non é finita. «Il lunedì - prosegue la nota templare - presso la Sede della CRI in via Toscana a Roma, si incontrano il Commissario Speciale della CRI Dr. Maurizio Scelli ed il Luogotenente Gran Maestro dell'Ordine S.E. fr. Alberto Zampolli accompagnato dalla Sr. Gran Cancelliere Floriana Torelli. Presenti allo storico incontro il Gen. CC Ciarcia e la Sig.ra Rosichini di Velletri».
Tutti insieme appassionatamente. Potendo evidentemente contare anche su amicizie tanto altolocate, Scelli ha intanto fondato un partito nuovo di zecca ma carico di nostalgia (nel simbolo i colori della bandiera italiana cari a Forza Italia): si chiama Italia di Nuovo ed ha subito stretto accordi elettorali con la Democrazia Cristiana di Angelo Sandri.
E a proposito di Centro, pur volendoci spostare in casa Unione, non riusciamo ancora a lasciare la zona Parlamento Mondiale & dintorni. Perché l’Udeur di Clemente Mastella ha accolto a braccia aperte l’ex ministro socialdemocratico Enrico Ferri, capolista alla Camera in Toscana. Passato alle cronache per i limiti di velocità imposti sulle autostrade quando era al vertice del dicastero dei Trasporti, in piena prima repubblica, Ferri negli anni post tangentopoli (e fino a qualche mese fa) figurava negli elenchi ufficiali del Parlamento Mondiale di Busà, con incarichi rappresentativi. A metà dello scorso anno fu raggiunto dalla telefonata di una giornalista che collabora con Mediaset, cui confermò quella sua appartenenza, dicendo tuttavia che di quella organizzazione sapeva ben poco. Sta di fatto che poco tempo dopo il suo nome é scomparso dalle liste siciliane paramassoniche. Ma é ricomparso in quelle dei candidati a Montecitorio.
MACHI AL 100 PER CENTO
Memore probabilmente dei moniti lanciati da Francesco Storace («Mejo frocio che laziale») e delle invettive di Alessandra Mussolini («Sempre meglio fascisti che froci»), la destra neofascista di Gaetano Saya candida al parlamento italiano il leader del movimento “Maschio al 100 %”, tal Salvatore Marino. Ma non finisce qui. Perchè anche il nome del grottesco celodurista di destra ci riporta nuovamente al milieu paramassonico che fa da sottofondo a buona parte di questa campagna elettorale. Torniamo allora (vedi articolo principale) all’ambasciata umanitaria macedone, popolata di elementi filomassonici ed inquisiti come Riccardo Sindoca. Il rappresentante ufficiale in Italia di quel sodalizio è un napoletano, si chiama Antonio Diletto e gestisce al Centro Direzionale del capoluogo partenopeo un ente formativo fra quelli che aspirano ai lucrosi incarichi dalla Regione per corsi di formazione periodicamente appaltati con fondi europei. Diletto, il quale dichiara infatti che l’ambasciata macedone a Napoli collabora «con istituzioni locali come la Regione Campania ed il Provveditorato agli studi», ha nominato fra i suoi collaboratori l’avvocato Salvatore Mariani, prescelto come «consigliere diplomatico alle pubbliche relazioni e addetto stampa».
Chi é Mariani? Nel 1999 lo troviamo fra i candidati alle Europee sotto i vessilli della Lega Sud Ausonia insieme al camerata Achille Biele. In seguito fonda la fantomatica “Repubblica di Ausonia”, alter ego della Padania di Bossi. In questa veste Mariani sostiene nel 2004 l’associazione “Maschio al 100%”, che reclama un esponente di puro sesso maschile (lo stesso Marino) sulla poltrona di presidente della Provincia di Pescara. Insomma, dai maschioni di Salvatore Marino a Gaetano Saya, passando per la massoneria transnazionale ammantata di umanitarismo, il passo é breve. Più recentemente il candidato macho é stato ospite di un faccia a faccia televisivo su La 7 con l’esponente del Partito comunista italiamo marxista leninista Domenico Savio. A sostenere le “dure” ragioni di Marino c’era anche Maria Antonietta Cannizzaro Saya. «Salvatore Marino - si legge nel comunicato del Pcmli - si è lasciato andare ad affermazioni gravi nei confronti delle donne che vorrebbe suddite dei maschi, private della possibilità di poter far carriera e costrette a casa a fare le casalinghe. Inoltre Marino sosteneva che il gentil sesso oggi avrebbe preso il sopravvento sugli uomini, uomini che secondo lui sarebbero addirittura discriminati rispetto alle donne». Dopo un acceso scontro verbale, la Cannizzaro ha sostenuto che «le donne non possono ricoprire ruoli che spettano esclusivamente agli uomini».
NON SOLO D’ALI’
Tanti, nel parlamento uscente - cosi’ come in quello che verra’ dopo il 10 aprile - gli esponenti politici collegati direttamente o indirettamente ad appartenenze massoniche. Ad essi andrebbero aggiunti i tanti affiliati a logge coperte, italiane o piu’ probabilmente estere, dei quali finora non e’ possibile rintracciare l’identita’. Altri ancora militano in compagini transnazionali come l’Opus Dei che, pur non rientrando nella massoneria, mantengono ugualmente la più assoluta riservatezza sui nomi degli iscritti. Limitiamoci perciò ad un rapido excursus sui candidati che, in un modo o nell’altro, fanno riferimento ad associazioni che non rendono pubblica l’identità dei loro membri. Per questo, cominciamo proprio dall’Ovra, che scende in lizza con un uscente di gran peso, Alberto Michelini, il giornalista Rai che si ricandida alla Camera con Forza Italia nel collegio forte di Lombardia 2. Nulla di strano per chi ricorda che il sodalizio fra Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri (nuovamente in corsa per il Senato, nella stessa regione, nonostante la condanna in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa) era nato proprio sui banchi della Torrescalla, la residenza universitaria dell’Opus Dei per rampolli vip di Milano e dintorni. Ad abundantiam, comunque, nella scorsa legislatura Michelini era stato nominato anche “rappresentante per l’Africa del presidente del Consiglio”, subito dopo le tragiche vicende del G8 di Genova. Meno ovvia la candidatura nella Margherita della “numeraria” Opus Dei Paola Binetti, docente al Campus Biomedico. Rutelli ringrazia.
Scorrendo la lista di candidati in cui é presente Dell’Utri incontriamo, poco dopo, un altro compagno di scuola del premier: si tratta del senatore uscente Romano Comincioli, che Berlusconi ha chiamato con sé fin dal 2001 per percorrere ancora un tratto di strada insieme. Più che per la sua attività di parlamentare, il nome di Comincioli balza alle cronache a inizio anno per i generosi cadeaux concessi da Giampiero Fiorani a Berlusconi e al suo stretto entourage. In totale, «68 milioni di euro finora venuti alla luce», ha raccontato su Diario Gianni Barbacetto, che precisa: «200 mila euro sono andati a “zio Romi”, come Stefano Ricucci chiamava il senatore Romano Comincioli». Fedelissimo di Licio Gelli al tempo della P2, Comincioli rappresentava - come ammesso dallo stesso Berlusconi in una deposizione dinanzi al tribunale di Verona il 27 settembre 1988 - il trait d’union con il faccendiere Francesco Pazienza (lo ricordano nel libro Inchiesta sul signor TV Giovanni Ruggeri e Mario Guarino).
Dalla P2 provengono, oltre allo stesso Berlusconi, altri due parlamentari forzisti uscenti e sicuramente riconfermati: Fabrizio Cicchitto e, per ascendenza paterna, Antonio D’Alì. Quest’ultimo, che da senatore si é distinto per aver presentato, come primo firmatario, il disegno di legge sull’istituzione di una casa da gioco nel comune di Erice, é figlio dell’omonimo banchiere trapanese iscritto alla superloggia del Venerabile. Infine il Grande Oriente d’Italia, l’obbedienza riportata in auge dal Gran Maestro Gustavo Razzi, che tra i massoni “scoperti” vede in pista l’ex segretario Pli Valerio Zanone (che corre in Piemonte per il Senato con i colori della Margherita) e in Campania il repubblicano Giuseppe Ossorio (che preferisce Antonio Di Pietro e corre alla Camera con l’Italia dei Valori).