La valigetta di Luigi Cocilovo
La sentenza assolse Luigi Cocilovo, uomo dell'Ulivo.
Però la tangente ci fu, prese il denaro
e pretese anche la valigetta in cui era contenuto

Il caso Cocilovo (che presto diventò il caso Travaglio…)

“Può darsi che, non essendo io un luminare del diritto, abbia sbagliato a leggere o a interpretare la sentenza. Perciò ho deciso di pubblicarla su MicroMega: così ciascuno può leggerla, discuterla, farsi un´idea su chi dice la verità e chi racconta frottole. Sarebbe un´ottima cosa se il ticket Cocilovo-Fiandaca la distribuisse alla gente insieme ai santini elettorali, sempre in nome della massima trasparenza”

Ancora due o tre cose sul caso Cocilovo di Marco Travaglio
Fine della storia: e tutti vissero felici e contenti…
Palermo, Cocilovo ci ripensa e torna candidato
Salvo Fallica  (Unità di venerdì 7 marzo)
Mai dire mai. Luigi Cocilovo, europarlamentare della Margherita, ex leader nazionale della cisl, tornato  da Bruxelles, ha sciolto il nodo alla sua candidatura alla presidenza della provincia di Palermo. Sarà lui a guidare il centro-sinistra ed i movimenti contro il Polo alle prossime amministrative del 25 e 26 maggio. Il candidato che aveva vinto le primarie , primo esperimento del genere nel Sud d'Italia, superando di poco il professor Fiandaca, espressione dei movimenti, aveva gettato la spugna dopo un articolo pubblicato da Marco Travaglio, sull'edizione palermitana de "la Repubblica". L'articolo lo chiamava in causa per una vicenda giudiziaria di corruzione, nella quale Cocilovo venne coinvolto e poi assolto. Un articolo che Cocilovo ha ritenuto "un attacco tanto violento quanto pretestuoso e strumentale perché esplicitamente legato ad un tentativo di delegittimazione morale per episodi del tutto privi di fondamento e comunque, su cui si è svolto un regolare processo, conclusosi per quanto mi riguarda con una assoluzione, ormai definitiva." E così Cocilovo ritirava la sua candidatura. Ma il pressing del centro-sinistra, dei movimenti civili, la dichiarazione di solidarietà di Cofferati, che lo invitava a ripensarci, hanno sortito il loro effetto positivo.

In questo paese da manicomio, dove non siamo più d’accordo neppure sull’alfabeto, se chiedi un caffè al bar salta subito su qualcuno a domandarsi perché l’hai fatto, che cosa ci sta dietro, chi ti manda. Se indichi la luna, tutti guardano il dito. Vorrei dunque approfittare dell’ospitalità che le pagine palermitane di Repubblica mi concedono da qualche tempo, per qualche piccola puntualizzazione su certe cose dette e scritte a proposito dei fatti accaduti negli ultimi giorni a seguito – così si dice – all’ultima incursione dell’“Antisiciliano”.

Le primarie, innanzitutto. Centorrino dice di sentirsi <comunque vincitore: né ingenuo, né irretito, né sconfitto>. E aggiunge: <non esiste una netta divaricazione tra società civile e iscritti ai partiti. In gran parte di questi ultimi convivono una sensibilità ‘girotondina’ ma anche la fedeltà a uno spirito di partito>. Io non rappresento nessuno fuorché me stesso, ma so fare di conto: i Ds hanno circa 300 mila iscritti, mentre alle ultime manifestazioni girotondine (ma anche pacifiste, sindacali, no-global) si sono presentati regolarmente alcuni milioni di persone. Anche ammettendo che gli iscritti ai Ds (e agli altri partiti, che sono molti meno) si muovano in blocco in giro per l’Italia come la falange macedone ovunque si tenga un corteo, mancherebbero sempre all’appello un milioncino – a dir poco – di persone. Non basta, come “divaricazione”? Siamo proprio sicuri che le primarie “alla pari”, metà iscritti ai partiti e metà in quota-movimenti, rappresentino davvero la volontà dell’elettorato? Non sarebbe meglio far votare i candidati da tutti gli elettori, senza bilancini partitocratrici?

E ora il caso Cocilovo. Qualcuno ha parlato di “attacco di Repubblica”. Posso assicurare che non c’è alcun attacco di Repubblica. C’è un giornalista-cane sciolto che viene generosamente ospitato da un giornale democratico (uno dei pochi rimasti) per esprimere in una rubrica i suoi pareri strettamente personali, anche non allineati. E che, nella fattispecie, non ha sferrato attacchi. Ha ricordato una notizia, cioè una sentenza del Tribunale di Palermo che ha dichiarato accertato un fatto:..

La scuola di Palermo, ovvero, 
Riciclarsi democraticamente si può.
Di Roberta Anguillesi
Emanuele Macaluso, esponente d.s., durante il siparietto ‘l’opinione’ concessogli nel tg de la7 di sabato primo marzo 2003, ore 20 circa: 

“il centro sinistra a Palermo si era dato delle leggi e una prospettiva democratica organizzando le primarie e presentando due candidati uno della margherita Luigi Cocilovo, l’altro espresso dai movimenti…ha vinto democraticamente Cocilovo…ma l’articolo di un giustizialista lo ha costretto a ritirarsi…raccontando che il Cocilovo era stato processato scordandosi però di dire che era stato assolto…per colpa di un giustizialista non è stato permesso al centro sinistra di procedere democraticamente.” Francesco Cocilovo era il braccio destro di D’Antoni alla Cisl di Palermo.

Erano anni turbolenti, evidentemente, e spesso i sindacati ricorrevano a scioperi snervanti per i dinamici imprenditori di quei dinamici anni. Così l’imprenditore Mollica di Palermo, per far cessare scioperi e rimostranze si recò dal Cocilovo sindacalista con una valigetta Cartier contenete 350milioni di vecchie lire. Il Cocilovo accettò la donazione ma, uomo raffinato, pretese dal Mollica anche la valigetta griffata nella quale la vil moneta era arrivata al suo ufficio, pecunia olet meno, evidentemente, se ben confezionata. (valore dichiarato dal Mollica della valigetta griffata 4,5milioni). Cessarono gli scioperi e riprese, serena, l’operosa vita di ambedue i protagonisti. La vicenda venne alla luce negli anni lontanissimi di ManiPulite, l’interrogato Mollica racconta la dazione, fornisce prove e dopo l’indagine , assieme al correo Cocilovo, viene rinviato a giudizio. Corrotto e corruttore insomma. Ma tempi cambiano e con loro le leggi, se non la costituzione. Cocilovo e Mollica non hanno nel loro destino  un processo normale ma un “giusto processo” come da riforma costituzionale voluta e fortemente voluta dal centro sinistra al  governo. Riforma che in nome di un garantismo commovente,  porta in Italia (paese di mafia, intimidazioni, ricatti e corruttele) tra le tante, una norma per cui hanno valore provante solo le dichiarazioni rilasciate in sede dibattimentale: verbali e dichiarazioni precedenti rilasciate, non al bar, ma davanti ad un magistrato diventano carta straccia. L’imprenditore Mollica (il vento era girato) si rifiutò di ripetere le sue accuse  durante le udienze del suo “giusto processo”. Così l’imprenditore Mollica venne condannato per la corruzione del sindacalista Cocilovo il quale venne assolto dall’esser stato corrotto . Misteri del giusto processo. In un paese meno sfacciato, probabilmente il Cocilovo si sarebbe beato dello scampato pericolo e, sarebbe scomparso dalla vita politica per sempre. In un paese meno sfacciato. in Italia il Cocilovo, già graziato dal servilismo riformista pateticamente cieco e sordo, lo ritroviamo candidato e vincitore delle primarie per le elezioni provinciali a Palermo, contrapposto all’incensurato professor Fiandaca proposto dai movimenti. Si potrebbe pensare che a  Palermo il centro sinistra ha concesso la prova generale delle agognate primarie. Una  prova generale con i soliti direttori d’orchestra evidentemente, i soliti strumenti, la solita musica , la vecchia scuola insomma. Poi è arrivato il ‘giustizialista’ di cui neppure si fa il nome, e il processo del riciclaggio democratico si è interrotto…ma per quanto?



UNITA’ MARTEDÌ, 04 MARZO 2003 

CRONACA DI PALERMO
Elezioni provinciali. 
Centrosinistra più compatto, Polo nel caos. 
Miccichè non convince Cascio a candidarsi, proposta di An 
Cocilovo vicino al sì, 
3 mila firme per Tricoli

Il faccia a faccia è già fissato per mercoledì sera. Tutti attorno allo stesso tavolo per superare incomprensioni e ambiguità. Luigi Cocilovo, i segretari dei partiti del centrosinistra e i responsabili dei movimenti. Obiettivo: ricucire il clamoroso strappo di sabato. Ma la battuta con la quale ieri mattina l´eurodeputato ha riaperto i giochi sulla sua candidatura alla Provincia di Palermo poco prima di imbarcarsi per Bruxelles apre più che uno spiraglio su un suo ripensamento. 
«Domani, quando tornerò dall´Europarlamento, verrò subito a Palermo e sono disponibile a qualsiasi incontro con partiti e movimenti perché credo che questa vicenda meriti una valutazione con tutti loro» dice l´ex segretario cislino. A Bruxelles eserciteranno le loro pressioni anche alcuni big nazionali, a cominciare da Francesco Rutelli fino ad Armando Cossutta che ha già inviato un telegramma al candidato. Ma già l´appello dei partiti e soprattutto quello dei movimenti, per non dire di quello di Sergio Cofferati dal palco del Palasport di Palermo, sembrano aver sortito il loro effetto. Cocilovo lo ammette: «Ho accolto con grande positività le reazioni dei rappresentanti dell´Ulivo dopo la mia decisione. Sono rimasto colpito dalle attestazioni di stima. Non sono superbo. Sto pensando. Ma ora devo andare a Strasburgo per impegni importanti che avevo già preso. Quando torno ne riparliamo». Si fa vivo con una nota anche il presidente di Italia dei valori, Antonio Di Pietro, che annunciando la manifestazione in programma sabato a Palermo ribadisce «l´appoggio politico alla coalizione del centrosinistra e al suo candidato liberalmente scelto attraverso le primarie».
A fine giornata i segretari locali del centrosinistra tirano un sospiro di sollievo. Incassano l´apertura di Cocilovo (in molti lo chiamano a Bruxelles) e si riuniscono nel tardo pomeriggio. La stessa cosa fanno nel pomeriggio i coordinatori dei movimenti all´Atelier. In serata va in scena la riunione congiunta di partiti e movimenti. Alla fine, neanche a dirlo, viene ribadito ancora il pieno sostegno alla candidatura dell´eurodeputato. Alessandra Siragusa in serata dirà che «è priva di fondamento la tesi di una spaccatura tra ala giustizialista e ala moderata del movimento. Non esiste alcuna frattura come è falso che siamo stati noi a sollevare la questione morale». 
A sinistra si guarda già avanti, al confronto di mercoledì con Cocilovo su campagna elettorale e programma. «Siamo abbastanza fiduciosi su un ripensamento di Cocilovo e la sua candidatura riapre una prospettiva di allargamento della coalizione» dice il segretario Ds Antonello Cracolici. Una fitta rete di contatti telefonici tra i responsabili dei partiti ha segnato l´intera giornata. Paradossalmente, le dimissioni generate da incomprensioni con i movimenti hanno riavvicinato l´Udeur al resto della coalizione («I girotondini hanno ghigliottinato la candidatura di Cocilovo, reo di aver subito un processo da cui è stato assolto» dice il capogruppo mastelliano al Senato Mauro Fabris). Tanto che all´incontro in serata si presentano anche loro. Primavera siciliana per adesso sta alla finestra. Solo il segretario del Prc Giusto Catania invita l´Ulivo ad «andare oltre la vicenda Cocilovo. Finché non ci sarà una nuova indicazione non avvieremo il confronto con la coalizione». Ma sono rimasti soli. La coalizione, dopo il quasi scampato pericolo, non rinuncerebbe per niente alla scelta già fatta. c.l. 



Partiti e movimenti rinnovano il sostegno al candidato del centrosinistra per le provinciali. 
Oggi l´incontro collegiale 
Cocilovo: sono stato già giudicato 
"L´imputato che mi accusava e il pm andavano in yacht insieme" 
LUIGI Cocilovo al contrattacco. Risponde alle polemiche («Sono stato assolto e ho anche fatto appello, cosa devo fare di più?»). E annuncia: «Non vedo motivi per ritirare la candidatura. Ma è imprescindibile il riconoscimento della mia legittimazione morale ed etica da parte di tutte le componenti della coalizione». È slittato ad oggi l´incontro con i movimenti.


Centrosinistra , l´ex segretario Cisl fa un passo indietro sulla presidenza della Provincia. Il forzista Cascio: "Mi ritiro anch´io" 


Cocilovo: "Rinuncio a candidarmi" 
Ma Cofferati lo promuove e i movimenti lo invitano a ripensarci 
LUIGI Cocilovo ritira la sua candidatura alla presidenza della Provincia, ma i partiti del centrosinistra e il coordinamento dei movimenti gli chiedono di ripensarci. Per provare a fare tornare Cocilovo sui suoi passi si spende anche Sergio Cofferati che ieri dal Palasport di Palermo (dove ha preso parte ad una iniziativa con gli studenti organizzata dalla Cgil) ha detto: «Spero che Luigi ci ripensi e torni a essere il candidato del centrosinistra». Cocilovo ha annunciato il ritiro ritenendo che da una parte dei movimenti non fosse arrivata «legittimazione etica» alla sua candidatura. Ma il coordinamento dei movimenti ieri ha diffuso un documento a sostegno dell´europarlamentare. Nel centrodestra anche Francesco Cascio minaccia il ritiro.
DEL MERCATO e LOPAPA 


Il sostegno di Cofferati "Luigi, corriamo assieme" 
CARMELO LOPAPA DOMENICA, 02 MARZO 2003
Pagina III
Alla kermesse con l´ex segretario Cgil il pm Ingroia. Bondi e Fragalà: "Presenza inopportuna" 

Alla fine è arrivato anche l´appello di Sergio Cofferati dal palco. Quel palco che avrebbe dovuto consacrare la candidatura di Luigi Cocilovo e sul quale l´eurodeputato è stato atteso fino a sera. Invano. «Spero che Luigi Cocilovo ci ripensi e torni a essere il candidato del centrosinistra - dice l´ex leader della Cgil seduto al fianco del pm Antonio Ingroia - perché quello che avete fatto a Palermo e a Trapani è importante, le primarie sono un´esperienza da esportare anche a livello nazionale. Occorre un atteggiamento rispettoso tra partiti e movimenti». 
Applaudono gli oltre duemila che affollano il Palasport. Sono soprattutto giovani, studenti, l´iniziativa voluta dalla Cgil è dedicata a loro, in occasione dell´inaugurazione del centro studi «23 marzo» voluta da Franco Cantafia. Ma gli applausi non arriveranno mai a Cocilovo, già in volo verso Roma. L´eurodeputato si è fermato per un quarto d´ora con Cofferati, poco dopo le 14 al Blow up, in pieno centro storico, dove il più illustre impiegato della Pirelli si è «rintanato» per un boccone con gli amici della Cgil siciliana e con i leader dei movimenti. Ci sono tutti: Fiandaca, Centorrino, Tilotta, Riolo, Mangano. Arriva anche Cocilovo e spiega subito a Cofferati le ragioni del suo abbandono: «Sono stato attaccato e mi hanno lasciato solo». L´ex numero uno del sindacato lo invita a ripensarci: «Questa è una battaglia che dobbiamo combattere insieme». Poco dopo lo ripeterà al suo arrivo al Palasport: «Non bisogna dare per scontato che tutto sia finito». Anche il diessino Claudio Fava, fresco di investitura alla Provincia di Catania, al Palasport dirà che «qualsiasi perplessità su Cocilovo andava espressa prima delle primarie. Adesso non ha senso, tanto più che Luigi è stato assolto». 
Cofferati - che ha iniziato la sua tappa palermitana inaugurando a Brancaccio la scuola Di Vittorio nell´omonima via di Brancaccio e ha continuato visitando la Camera del lavoro dello Zen - dal canto suo, la partita palermitana per ricucire lo strappo nel centrosinistra l´ha giocata tutta. Nella giornata in cui - da leader riconosciuto del popolo della sinistra - avrebbe dovuto «benedire» in un bagno di folla il ticket Cocilovo-Fiandaca, arriva il tonfo. Inatteso. Nel pomeriggio, la platea del Palasport diventa subito un mormorio di emozioni e delusioni, in contatto costante via cellulare con quel che sta succedendo fuori, lontano da lì. È una platea spaccata. Il diessino Giuseppe Cipriani, ex sindaco di Corleone, la vede nera: «È una disfatta per i partiti, anche noi in Sicilia ora possiamo dire che con questi leader non vinceremo mai. Dovrebbero andare via e noi ricominciare tutto d´accapo». L´esatto contrario di quanto, alle 19, quando fa la sua comparsa a chiusura dei lavori al Palasport, dirà il segretario dei Ds Antonello Cracolici. Infuriato: «C´è un´ala giustizialista dei movimenti che è tutto tranne che di sinistra. Chi candidiamo adesso? Chiedetelo ai movimenti». Nel frattempo, sul palco continua il botta e risposta tra studenti e Cofferati. È una sinfonia scandita dagli applausi quando il loro leader parla di guerra («Non è il modo con il quale si batte il terrorismo») e della Costituzione, di tutela della scuola pubblica («Il Polo toglie fondi alla scuola pubblica e istituisce il buono scuola per le private») e dell´economia targata Berlusconi («Continua a parlare di un Paese che non c´è e i cittadini se ne sono accorti»). 
Le agenzie nel frattempo battono la nota polemica del portavoce forzista Sandro Bondi, che da Roma critica la partecipazione di Cofferati alla manifestazione di Palermo: «Gira l´Italia preparando la sua discesa in campo, costruendo un blocco politico che si fonda sulla commistione tra forze sindacali, politiche e pezzi della magistratura politicizzata». Fa riferimento esplicito a Ingroia, nel frattempo preso di mira anche da Enzo Fragalà di An («La sua presenza a un´assise politica è molto inopportuna»). Il pm del processo Dell´Utri non si scompone e dal palco ribatte indirettamente dicendo che «la magistratura deve uscire dalle aule di giustizia perché l´antimafia si fa anche fuori». Poi conduce la sua «requisitoria» sulla politica giudiziaria del governo Berlusconi: «Quello che è in atto nella giustizia non è una riforma ma una controriforma che ha l´obiettivo di creare una giustizia a due velocità. Si vogliono delle sentenze pesanti con i deboli e indulgenti nei confronti dei potenti. Si vuole trasformare il giudice in un automa che assolva la classe dirigente colta con le mani nel sacco». Lamenta i tagli di bilancio che «indeboliscono la lotta alla mafia» e quei «segnali equivoci, come quello di un ministro che dice che con la mafia bisogna convivere». Cofferati a chiusura gli darà manforte: «Non possiamo lasciare sola la magistratura». Cala il sipario, Cocilovo no, non arriverà. Il finale è sulle note di «El pueblo unido», mentre Cofferati, accompagnato dalla moglie, è assediato da centinaia di fan a caccia di autografi sulla bandiera della pace. 



Il centrosinistra: "Ripensaci" 
 Pressing di partiti e movimenti, poi il "va bene, ci rifletto"DOMENICA, 02 MARZO 2003 Pagina II
Cocilovo ritira la candidatura 

Lettera dopo le polemiche sulla vicenda giudiziaria conclusa 
con l´assoluzione L´europarlamentare vuole rinunciare 
alla corsa per la presidenza della Provincia ENRICO DEL MERCATO 

LUIGI Cocilovo ritira la sua candidatura a presidente della Provincia, ma il centrosinistra e i movimenti gli chiedono di ripensarci. Per provare a far tornare sui suoi passi l´europarlamentare hanno speso parole Sergio Cofferati e tutti i leader locali dei partiti del centrosinistra (dalla Margherita alla Lista Di Pietro), il coordinamento dei movimenti si è attorcigliato in una lunghissima riunione dalla quale è venuto fuori un documento, approvato all´unanimità, di sostegno all´ex sindacalista della Cisl e lo stesso Antonio Di Pietro, via telefono, ha provato a rimettere le cose in ordine. Fino a tarda sera, però, Luigi Cocilovo - che nel frattempo se ne era tornato a Roma - non ha dato segni di ripensamento. L´unico spiraglio lo ha concesso, per telefonino, al segretario regionale della Cgil Carmelo Diliberto. «Sto riflettendo», ha detto Cocilovo a Diliberto allungando di fatto una giornata interminabile per il centrosinistra palermitano. Una giornata che ha virato al nero per l´Ulivo intorno all´ora di pranzo, quando Cocilovo ha messo nelle pesti l´intera coalizione annunciando quello che nei giorni scorsi aveva solo sussurrato: «Ritengo che non sussistano le condizioni per confermare il mio impegno alla candidatura». Il motivo del ritiro della candidatura lo spiega subito dopo: «All´indomani della mia candidatura decisa dal voto della convention sono stato bersaglio di un attacco tanto violento quanto pretestuoso e strumentale perché esplicitamente legato a un tentativo di delegittimazione morale per episodi del tutto privi di fondamento e, comunque, su cui si è svolto un regolare processo conclusosi, per quanto mi riguarda, con una sentenza di piena assoluzione ormai definitiva». Eccolo, il punto. Cocilovo si tira indietro perché sente che da parte di un settore dei movimenti non gli arriva «un esplicito riconoscimento di piena legittimazione sul piano etico». Il mugugno si è diffuso quando la storia del processo (nel quale Cocilovo è stato assolto) è tornata alla ribalta con l´articolo di Marco Travaglio su "Repubblica". Su quello, Cocilovo chiedeva il sostegno esplicito della parte più radicale dei movimenti.
L´appuntamento, già una volta fissato e rinviato, era in programma per ieri mattina. Nella sede della Margherita avrebbero dovuto incontrarsi il candidato e il coordinamento dei movimenti. Era tutto fissato, al punto che Nino Tilotta - diessino del correntone ma anche movimentista con "Aprile" - la sera prima assicurava: «Domani andiamo da Cocilovo per cominciare a parlare di programma». Ieri mattina, nella sede della Margherita uno di quelli che sanno fiutare l´aria, però, aveva intuito che le cose si complicavano. I movimenti non c´erano, ma in compenso c´era Sergio Mattarella. «Uno che non ha mai partecipato alle riunioni sulle Provinciali», fa notare un esponente dell´Ulivo. Il quale aggiunge: «Segno che occorreva un intervento nazionale su una situazione fattasi improvvisamente complicata». È la tesi secondo la quale l´europarlamentare meditava il ritiro già da tempo, una tesi che sarebbe avvalorata da un altro episodio che si sarebbe svolto nelle stanze della sede della Margherita. Salvino Pantuso, uomo che nella Margherita vicino a Cocilovo, nel vedere il comunicato che annunciava il ritiro della candidatura sarebbe sbottato: «Questo è un comunicato scritto da quattro giorni».
Quel comunicato con il quale l´europarlamentare fa un passo indietro viene spedito alle agenzie di stampa, nonostante Giovanni Fiandaca - leader del movimento dei professori - chieda a Cocilovo di aspettare ancora. Ma il candidato - seguito passo passo dai fedelissimi Ciccino Tesauro e Marcello Corrao - ha già deciso. La scena, dunque, si sposta al Blow-up un pub del centro storico dove nel frattempo Sergio Cofferati sta incontrando gli esponenti del coordinamento dei movimenti. Arriva Cocilovo che si apparta per un quarto d´ora con l´ex leader della Cgil e poi si riunisce con gli esponenti dei movimenti. Poi, Cocilovo va via e prende l´aereo per Roma. Il coordinamento dei movimenti, intanto, si riunisce in una saletta sopra il pub. L´ala «dura» (incarnata dagli ex orlandiani Aberto Mangano e Alessandra Siragusa e dall´avvocato Vincenzo Gervasi) continua a storcere il muso. Dopo due ore, però, i movimenti si compattano intorno ad un documento che «apprezza la sensibilità e l´esigenza di piena trasparenza che emergono dalla lettera di Luigi Cocilovo» e «ribadisce l´inesistenza di qualunque imbarazzo o reticenza nei confronti dell´onorevole Cocilovo». A quell´ora i responsabili dei partiti sono a pranzo in una taverna del centro città. E da lì fanno partire il pressing. Chiedono a Cocilovo di ripensarci la Margherita (lo fanno Franco Piro e Elio Bonfanti), i Ds, lo Sdi («sostenevamo da mesi che il vincolo politico non poteva nascere dalla convention»), Ignazio Messina della Lista Di Pietro. In serata parla pure Leoluca Orlando: «A Luigi va comunque un grazie per quanto fatto finora per il centrosinistra». Poche ore prima Cocilovo aveva confidato: «Attendo da tre giorni una telefonata che non è arrivata». In tanti hanno pensato che la telefonata attesa era quella di Orlando. 



Brevi, schede e richiami 2 DI PIETRO 
Cocilovo ha ricevuto in questi giorni concitati anche una telefonata da Antonio Di Pietro, suo collega all'Europarlamento. Lo racconta lui stesso agli esponenti del movimento al Blow up: «Mi ha invitato alla sua manifestazione di sabato prossimo a Palermo, invitandomi ad andare avanti perché tanto "noi politici siamo sempre sotto tiro". 
Mi ha detto pure che Travaglio, amico suo, 
stavolta ha sbagliato a tirare in ballo una vicenda già chiusa». 


IL RETROSCENA 
D´Antoni al ristorante con lo stato maggiore del sindacato 
A cena con la Cisl
per parlare dell´uomo temuto dal Polo 

QUELLI CHE c´erano raccontano che ad un certo punto, poco prima di passare al dolce, Sergio D´Antoni abbia fatto cadere sul tavolo una frase sibillina. Tutta dedicata a difendere il suo vecchio amico Luigi Cocilovo: «C´è chi si difende nel processo e chi si difende dal processo». Mercoledì sera, in un ristorante di pesce in via Messina Marine, a cena ci sono l´ex segretario della Cisl che adesso è uno degli uomini di punta dell´Udc e del centrodestra e alcuni esponenti siciliani del sindacato «bianco» tra i quali il segretario provinciale Giuseppe Lupo - considerato vicino all´Opus Dei e dunque all´area cislina che propende per il Polo - e quello regionale Paolo Mezzio, vicino invece al centrosinistra. Quel giorno e a quell´ora Luigi Cocilovo - che alla rimpatriata improvvisa non partecipa - è a tutti gli effetti il candidato del centrosinistra alla Provincia. I mugugni e i mal di pancia corrono tra le frange più radicali dei movimenti, ma l´ormai famoso articolo di Marco Travaglio - nel quale viene rievocata la vicenda processuale conclusasi con l´assoluzione dell´eurodeputato - non è ancora stato pubblicato. Dunque, con ogni probabilità, Sergio D´Antoni ha intercettato che in alcune zone del centrosinistra si era accesa la «chiacchiera giudiziaria» sul conto del candidato ed ha piazzato lì la battuta. Di certo c´è che a quella cena l´ex leader della Cisl ci è andato soprattutto per tastare il polso del sindacato che per anni ha guidato e che in Sicilia è una sostanziosissima macchina elettorale: 90 mila iscritti nella provincia di Palermo, con presenze fortissime in settori dominanti nella struttura sociale siciliana come il pubblico impiego, i bancari e ovviamente i pensionati. È vero che fu lo stesso Sergio D´Antoni, nel '94 da segretario della Cisl, a commissionare uno studio dal quale risultò che i cislini votavano come tutti gli altri cittadini senza badare ad ordini di scuderia particolari. Ma è altrettanto vero che avere la Cisl dalla propria parte, in Sicilia, conta.
Adesso, alcuni di quelli che hanno partecipato alla cena di mercoledì scorso (con in testa Giuseppe Lupo e Paolo Mezzio) giurano che la rimpatriata era in programma da tempo e che, solo per un caso, ha coinciso con il fatto che Cocilovo aveva deciso di scendere in campo per il centrosinistra. Mercoledì scorso, comunque, la candidatura dell´europarlamentare era ben ancora ben salda. E nel Polo erano in parecchi ad essere preoccupati. Sarà un caso, ma ieri quando Luigi Cocilovo ha annunciato il suo ritiro Francesco Cascio, l´uomo che sta provando a resistere alle insistenze di Gianfranco Miccichè che lo vorrebbe candidare per il Polo a Palazzo Comitini, ha subito provato a tirarsi fuori: «Dopo il ritiro di Cocilovo potrei ritirarmi anche io. La mia designazione aveva un significato solo in contrapposizione a quella di Cocilovo perché ritenuta una candidatura forte». Insomma, il nome dell´eurodeputato aveva fatto correre più di un brivido sulla schiena dei maggiorenti del centrodestra siciliano. Ciccetto Tesauro, cislino storico e soprattutto amico strettissimo di Cocilovo, commentava orgoglioso l´altro giorno nella sede della Margherita: «Io mi sono inorgoglito quando ho visto questi del Polo che a Palermo hanno tutto e controllano tutto, preoccuparsi davanti alla candidatura di un leader vero come Luigi. Ma se i massimalisti decidono questo...».
Insomma, con ogni probabilità nella periferia politica di Palermo si stava giocando una partita nazionale che poteva rimescolare le carte nei rapporti tra i sindacati e nelle aree di consenso sulle quali può contare il centrodestra. «La Cisl è autonoma dai partiti e lo resterà sempre, chiunque sia il candidato», ripetono ad una voce Giuseppe Lupo e Paolo Mezzio. Ma in quella cena - rivelano altri tra i presenti - Sergio D´Antoni ci ha tenuto a spiegare il perché della sua scelta di collocarsi a destra, di virare verso il Cavaliere sia pure sotto le bandiere neo democristiane dell´Udc. Ora, visto che la scelta di collocarsi a destra dell´ex segretario risale a quasi un anno fa, è legittimo chiedersi: come mai solo mercoledì - tre giorni dopo l´ufficializzazione della candidatura di Cocilovo - Sergio D´Antoni ha sentito il bisogno di spiegare le ragioni della sua collocazione politica ad un gruppo di dirigenti della Cisl, tra i quali alcuni amici dello stesso Cocilovo, riuniti a tavola in un ristorante di via Messina Marine? Forse la risposta sta proprio nel commento di Paolo Mezzio: «Io voto a Siracusa, dunque non avrei dovuto subire imbarazzi particolari». Già, non avrebbe. Perché da ieri il Polo a Palermo ha qualche preoccupazione in meno. e.d.m. 

L’affaire Cocilovo, 
rapida cronistoria:
da Repubblica Palermo del 22/6/2002

L' imprenditore Domenico Mollica aveva ammesso di 
aver pagato 350 milioni all' ex segretario della Cisl Cocilovo
Tangenti, il giusto processo salva Cocilovo

Il teste d' accusa tace
il pm è costretto a chiedere l' assoluzione del deputato

Di ENRICO BELLAVIA 

Ci fu l' incontro, molto probabilmente ci fu anche la tangente, ma chi ha pagato può essere condannato e chi ha preso i soldi no. Effetti perversi delle norme sul cosiddetto giusto processo. Almeno così sostiene il pm Ennio Petrigni. A beneficiare della sconcertante distorsione "una scure di inutilizzabilità" degli atti di indagine, dice il pm, sono Sandro Musco, medievalista, già consulente del defunto presidente della Regione Rino Nicolosi e Luigi Cocilovo 23m eurodeputato della Margheria, all' epoca dei fatti funzionario della Cisl, sindacato di cui era segretario regionale e confederale. A versare i quattrini, 350 milioni di vecchie lire, per sua stessa ammissione, l' imprenditore messinese Domenico Mollica, un vero ras delle opere idrauliche nella sua provincia grazie a un ben orchestrato sistema di tangenti a più livelli: dai segretari amministrativi dei partiti, all' ultimo amministratore locale. Mollica raccontò della tangente a Cocilovo nel 1995. Il versamento del denaro, contenuto in un elegante cartella di cuoio marca Cartier sarebbe stato destinato ad ammorbidire eventuali scontri sindacali e sarebbe stato versato alla Cisl su espressa delega di Rino Nicolosi. La consegna del denaro risale al 1989. Nell' inchiesta figurava anche l' ex segretario della Cisl Sergio D' Antoni, la cui posizione fu archiviata su richiesta dell' allora pm Biagio Insacco. Per l' accusa, a conclusione del processo celebrato i n tribunale, Musco e Cocilovo vanno assolti e Mollica condannato a tre anni. Quest' ultimo è il perno del processo. Dopo aver verbalizzato in diversi interrogatori l' accusa ai due presunti emissari di Nicolosi ed essersi autoaccusato di avere pagato la tangente, si è rifiutato di ripetere in aula il suo racconto. Un atteggiamento che ha reso inutilizzabili le dichiarazioni contro gli altri due imputati. Stesso atteggiamento da parte di Musco che aveva solo confermato la circostanza di un incontro casuale alla Cisl tra Cocilovo e Mollica che sarebbe stato presentato proprio da lui al sindacalista. Cocilovo ha pure ammesso la circostanza dell' incontro e ha riferito solo di un vago accenno di Mollica all' eventualità di un finanziamento in vista di possibili scioperi che avrebbero ostacolato la sua attività. Un incrocio di dichiarazioni che tuttavia si scontra con il silenzio opposto in aula da Mollica 32723m e Musco. E che con le modifiche all' articolo 513 del codice, quello sul giusto processo, costringe l' accusa a una resa parziale. Il pm infatti insiste per portare fino alla condanna Mollica le cui dichiarazioni autoaccusatorie possono ancora essere utilizzate ma solo nella parte che lo riguardano direttamente. Se i giudici decideranno per la colpevolezza si arriverà così al paradosso che l' unico a rispondere della tangente sarà chi l' ha pagata ma non chi l' ha percepita. I verbali di Domenico Mollica offrono uno spaccato della tangentopoli siciliana. L' imprenditore fece i nomi di Severino Citaristi, allora segretario amministrativo della Dc, di politici regionali come Nicolosi e Salvatore Sciangula, entrambi morti e ancora di un magistrato della Corte dei conti, pure lui deceduto, a cui sarebbero state pagate tangenti per ottenere rapide registrazioni dei decreti di finanziamento delle opere acquistate al mercato del sottobosco politico in una vera e propria asta parallela alla quale partecipavano imprenditori in combutta con amministratori locali di tutti i partiti. Il processo celebrato a Palermo è uno stralcio di una più vasta inchiesta avviata a Messina dall' allora pm Angelo Giorgianni e rivelatasi un sostanziale flop. Giorgianni, poi datosi alla politica fu sottosegretario del governo Dini. Si dimise dopo che vennero alla luce una serie di retroscena sui metodi seguiti nella conduzione delle indagini e sui rapporti intrattenuti proprio con Mollica. Approdata a Palermo, l' inchiesta passò nelle mani del pm Insacco e poi in quelle di Lorenzo Matassa. Al processo nuovo cambio con l' ingresso di Ennio Petrigni che ha ora concluso. Martedì la sentenza. Repubblica Palermo del 



26/6/2002
Il corruttore sceglie il silenzio cadono le accuse a Cocilovo 
I giudici della terza sezione del tribunale di Palermo hanno assolto Luigi Cocilovo, eurodeputato ed ex segretario regionale della Cisl dall' accusa di corruzione. Condannato a tre anni l' imprenditore Domenico Mollica. La Procura aveva chiesto l' assoluzione per Cocilovo e il proscioglimento per l' ex consulente del presidente della Regione Rino Nicolosi, Sandro Musco, adesso assolto. Secondo l' accusa, l' imprenditore edile Domenico Mollica, attraverso Musco, avrebbe consegnato 350 milioni a Cocilovo perché li girasse a Nicolosi. Cocilovo, che aveva ammesso di avere visto Mollica e Musco, ha sempre negato di avere ricevuto il denaro. Musco si era avvalso dell a facoltà di non rispondere e Mollica che aveva raccontato il versamento, in aula ha scelto il silenzio. 

Da Repubblica Palermo del 9/10/2002
tangentopoli 
I giudici: accuse provate ma non con il "giusto processo"
Cocilovo è colpevole ma deve essere assolto

"LUIGI COCILOVO - dice la sentenza - fu collettore di una tangente, disposto anche a concedere favori sindacali, fu pure il percettore di un contributo elettorale". Insomma sarebbe colpevole, ma i giudici allargano le braccia: per effetto del "giusto processo" l' europarlamentare della Margherita, all' epoca dei fatti esponente della Cisl, viene assolto. è il paradosso delle ultime riforme sulla giustizia: il principale teste d' accusa, l' imprenditore che pagò la mazzetta, ha scelto di tacere in aula e le sue precedenti dichiarazioni non sono più utilizzabili. "Ogni elemento di prova a carico di Cocilovo - spiega la motivazione della sentenza - è annullato per effetto dell' intervenuta modifica legislativa". Così, il 21 giugno, la terza sezione del tribunale ha assolto Cocilovo e condannato l' imprenditore messinese Domenico Mollica (3 anni). Assoluzione, per effetto del "giusto processo", anche per Alessandro Musco, ex consulente del presidente della Regione Rino Nicolosi. Erano stati gli stessi pm, Fabrizio Vanorio ed Ennio Petrigni, a sollecitare questa soluzione. Di fronte alle nuove norme non c' era altro da fare. Adesso, le sessanta pagine della sentenza (estensore è il giudice Giuseppe Mazzola) ripercorrono tutte le tappe di questo caso giudiziario. Viene ritenuta "attendibile" la confessione di Mollica, animatore della "Società italiana per Acquedotti fognature e costruzioni": una mazzetta da 180.000 euro che l' imprenditore avrebbe pagato nell' 89, ricordano i giudici "su precisa indicazione" del presidente Nicolosi "nella mani" di Cocilovo: " mMollica ha spiegato che il contributo sarebbe stato versato in occasione di una spinosa controversia sorta con i sindacati a Modica ed alimentata da alcuni scioperi promossi dalla Cisl: a Nicolosi si sarebbe rivolto per "risolvere, oltre che l' intervento per alcuni finanziamenti", anche la vertenza sindacale". Secondo i giudici, a confermare la mazzetta pagata nella sede della Cisl palermitana sarebbe anche il racconto di Musco: "La ricostruzione offerta da Cocilovo - aggiungono - non è verosimile". L' imputato fu dunque "collettore di una tangente, disposto a concedere favori sindacali, percettore di un contributo elettorale (rispetto a Musco): accertamenti - conclude la sentenza - tutti processualmente veri e destinati a fare stato". s.p.



L'ARTICOLO "INCRIMINATO"
pubblicato su La repubblica Palermo :

L´ANTISICILIANO
UNA BORSA DI CARTIER IMBOTTITA Di Marco Travaglio

Tutta l´Italia dei movimenti e dei girotondi guardava a Palermo con speranza. Una speranza che faceva di Palermo un nuovo punto di riferimento, come negli anni d´oro della "primavera siciliana", poi troppo presto precipitata nell´autunno senza nemmeno passare per l´estate. La speranza sbocciava dall´esperimento delle elezioni primarie, cioè dall´unico strumento che, se usato bene, potrebbe restituirci un po´ di democrazia espropriando gli apparati di partito. 
Purtroppo quella speranza sembra durata lo spazio di un mattino. O almeno si è di molto ridimensionata. Anzi, visto il risultato finale, l´esperienza palermitana rischia di diventare un boomerang che potrebbe dissuadere altri dal riprovarci, dal pronunciare ancora la parola «primarie». 
Perché è vero che la proposta iniziale per una vera consultazione della base sulle candidature provinciali, senza truppe cammellate né trucchetti da Ancien Regime, è stata poi snaturata da una convention che è il tipico distillato dei migliori laboratori della peggiore partitocrazia. E non ha nulla a che vedere con le primarie all´americana, quelle vere, quelle che Paolo Flores d´Arcais ha cercato di ridisegnare sull´ultimo numero di MicroMega per scongiurare manovre gattopardesche. La vittoria finale di un politico di lungo corso come Luigi Cocilovo, ex Cisl, ex D´Antoni, ex Ppi, ora Margherita, era lo sbocco naturale. E forse i girotondi, i movimenti e lo stesso gruppo dei professori hanno pagato un tasso eccessivo di ingenuità, lasciandosi irretire in una tela di ragno che ha finito con l´intrappolarli, in un meccanismo che ora li costringe a legittimare una candidatura non proprio venuta «dal basso», dalla base, dalla società civile.
Fin qui, il metodo. E ora il nome. Cocilovo, chi era costui? Chi scrive si era imbattuto, scrivendo "La Repubblica delle banane" (Editori Riuniti, 2001), insieme al collega Peter Gomez, in un certo Luigi Cocilovo. Anche lui era palermitano, uomo Cisl, amico di D´Antoni. Il suo nome compariva nelle agende di Pierfrancesco Pacini Battaglia, il banchiere italo-svizzero che dirigeva il traffico delle mazzette sui grandi affari, dall´Eni all´alta velocità ferroviaria. Quel Cocilovo risultava aver incontrato Pacini un paio di volte nel 1996. Secondo il Corriere della Sera, «risulta battezzato "Cocilovo" uno dei conti svizzeri registrato su un´agenda di Pacini Battaglia. Il quale nella sua rubrica telefonica ha scritto tutti i numeri di Cocilovo: abitazione, centralino Cisl e cellulare Gsm». Cocilovo confermò di conoscere Pacini: «Mi è stato presentato - spiegò ai magistrati - nel 1995 da comuni conoscenti, a lui collegati da rapporti del tutto privati di frequentazione familiare». E ammise di averlo incontrato un paio di volte: «Due pomeriggi domenicali, su invito dei comuni amici di famiglia di cui sopra». Ma escluse «radicalmente di avere alcun conto corrente in Svizzera o comunque all´estero e di aver mai avuto con il Pacini rapporti di interesse finanziario». 
Poi però quel Luigi Cocilovo rimase impigliato in un´altra inchiesta, ben più spinosa e imbarazzante. Quella sui 350 milioni che l´imprenditore messinese Domenico Mollica gli avrebbe versato per la Cisl siciliana in cambio di un po´ di «pace sociale» nei suoi cantieri martoriati dagli scioperi. Il primo a parlarne, dinanzi alla Procura di Messina, fu lo stesso Mollica il 6 febbraio 1995: «Alcuni progetti mi furono finanziati attraverso l´interessamento dell´onorevole Nicolosi (Rino, all´epoca presidente della Regione Sicilia, ndr) collegato a una dazione di 350 milioni di lire che io, su sua precisa indicazione, effettuai nelle mani di un funzionario Cisl, tale dottor Cocilovo, oggi stretto collaboratore del segretario D´Antoni, presso gli stessi locali di piazza Politeama a Palermo, e il cui destinatario finale doveva essere lo stesso sindacato, così almeno mi fu detto». 
In un successivo interrogatorio, il 13 giugno '95, Mollica aggiunse altri particolari: «Dopo la dazione di denaro, il sindacato non mi creò più problemi, sia in quel cantiere (a Modica, ndr) sia in tutti gli altri che avevo. Ricordo che, ad accompagnarmi nell´ufficio del sindacato in piazza Politeama, fu il professor Alessandro Musco, consulente dell´on. Nicolosi. Il Musco peraltro, al momento in cui consegnai al Cocilovo una borsa Cartier piena zeppa di banconote da 100 mila, era presente; esso sapeva che all´interno della borsa vi erano 350 milioni nonché il motivo per cui li stavo consegnando». Musco conferma tutto, ricordando per filo e per segno quel viaggio in auto con Mollica, il quale «al momento in cui entrò nella stanza del Cocilovo, aveva una borsa elegante». All´uscita, invece, non più. Mollica racconta di aver aperto la Cartier, rovesciato le banconote sul tavolo, richiuso la borsa e fatto per uscire dall´ufficio. Sennonché Cocilovo, con un cenno negativo, lo richiamò indietro: gradiva anche la Cartier e Mollica dovette lasciargli anche quella. «Valeva 4 milioni e mezzo», sospirò poi davanti ai magistrati. 
L´inchiesta messinese passò per competenza a Palermo. Qui Cocilovo fu rinviato a giudizio insieme a Musco e Mollica per corruzione aggravata. E subito eletto parlamentare europeo nelle liste del Ppi. Il processo di primo grado è di quelli che fanno epoca: Mollica condannato a 3 anni di reclusione per aver versato 350 milioni a Cocilovo, Cocilovo assolto (come pure Musco) per avere incassato 350 milioni da Mollica. Miracoli della riforma del cosiddetto «giusto processo». Mollica infatti, in aula, si avvale della facoltà di non rispondere. Così le sue dichiarazioni al pm valgono soltanto contro di lui, ma non contro gli altri. Nella sentenza del Tribunale di Palermo (21 giugno 2002), comunque, si legge che Cocilovo fu «collettore di una tangente, disposto anche a concedere favori sindacali» e «percettore di un contributo elettorale». Ma non può essere condannato. Pare uno scherzo, invece è il «giusto processo». 
Ora, a Palermo, "Cocilovo" è un cognome piuttosto diffuso. C´è dunque da augurarsi che fra il Luigi Cocilovo amico di Pacini Battaglia e collezionista di Cartier imbottite, e il Luigi Cocilovo candidato dell´Ulivo alle elezioni provinciali dopo la grande convention, ci sia soltanto un rapporto di omonimia. Altrimenti qualcuno potrebbe credere che i due siano la stessa persona. E pensare a un altro scherzo di pessimo gusto.



 
 
 
 
 
 
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DA MARCO TRAVAGLIO CHE RINGRAZIAMO