LIDO DI VENEZIA - Un grande buco, anzi una voragine pietosamente recintata e coperta da una plastichetta di cantiere. Intorno, dove un tempo brillava il verde brunito di una pineta, il vento alza mulinelli di polvere bianca. A quasi tre anni dall'inizio dei lavori, la voragine è tutto quel che c'è del Nuovo Palazzo del Cinema, una delle grandi opere infilate fra le celebrazioni dell'Unità d'Italia, che quell'appuntamento ha già saltato e che chissà se vedrà mai la luce. O chissà come, visto che siamo alla quinta revisione del progetto e a ogni revisione si toglie un pezzo. Giancarlo Galan, neoministro dei Beni culturali, ex governatore della Regione Veneto, era qui davanti al Casinò il 28 agosto del 2008. Sistemava la prima pietra del nuovo edificio. Con lui l'allora sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, l'ex ministro Sandro Bondi e il presidente della Biennale Paolo Baratta. Dalla prima pietra alla pietra tombale. Ora, trentatré mesi dopo, Galan fa sapere che per il Palazzo del Cinema serve un'idea nuova, che i costi sono troppo elevati e che così non si va da nessuna parte.
Un pasticcio. Al Lido di Venezia si sta consumando una vicenda esemplare. Per pagare i suoi costi (all'inizio 130 milioni) si è scelto di vendere alcune delle porzioni più pregiate del territorio isolano, come la vasta area dell'Ospedale a Mare con la sua spiaggia di finissima sabbia chiara. Un'area pubblica, ora privatizzata. Qui, costringendo al trasloco anche l'ultimo presidio sanitario, sorgeranno un complesso residenziale e alberghiero e si allestirà un porto per 1.000 barche, grande 50 ettari, più o meno la superficie di un'altra isola della laguna, la Giudecca. Un vero stravolgimento del Lido, striscia di terra lunga e stretta che chiude la laguna veneziana, luogo di leggendarie vacanze ai primi del Novecento, quando vennero edificati villini e palazzine liberty. Poi, dal dopoguerra, una lenta crisi, niente più mondanità internazionale salvo durante il Festival del Cinema. Qui il verde è ancora tantissimo, soprattutto nelle punte estreme dell'isola, verso Malamocco e gli Alberoni e verso San Nicolò. Dove, appunto, sorgerebbe il porto. Contro la frenesia edificatoria che sta abbattendosi sul Lido sono nati comitati di cittadini, sono stati lanciati appelli e sono partiti esposti e denunce alla magistratura. Il Comune è con l'acqua alla gola. Se non vende i suoi tesori rischia di non poter più saldare i conti del Palazzo del Cinema. E finirebbe fallito. Il sistema per finanziare l'edificio fu promosso dal sindaco Cacciari ed è poi stato ereditato dall'attuale amministrazione di Giorgio Orsoni. Che ora prende tempo e lascia trapelare soluzioni alternative: limitare le nuove edificazioni, ristrutturando il vecchio Palazzo del Cinema e creando collegamenti tra gli edifici esistenti.
Straordinarie le manomissioni al paesaggio, straordinarie le procedure. La costruzione del Palazzo del Cinema è stata commissariata e affidata a un dirigente della Protezione civile, Vincenzo Spaziante, che ha poteri straordinari, come se il Lido dovesse fronteggiare una calamità naturale. Spaziante è stato vice di Guido Bertolaso e fra gli artefici del progetto C. a. s. e. dopo il terremoto dell'Aquila. Al Lido non vigila solo sul cantiere, ma ha competenza su tutti gli affari immobiliari che ruotano intorno all'operazione, l'Ospedale a mare e non solo. È un sindaco ombra ed è come se l'isola fosse privatizzata e sottratta alle ordinarie competenze comunali: per le varianti urbanistiche, per esempio, si salta il passaggio in Consiglio comunale. Ma la vicenda trascina anche una scia di personaggi incontrati nelle inchieste giudiziarie sulla "cricca": grande del Palazzo del Cinema era Angelo Balducci, l'ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici finito in carcere, e in varie fasi del progetto troviamo impegnati Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, anche loro arrestati, e le cui notti veneziane all'Hotel Gritti erano allietate, stando agli accertamenti dei magistrati, da escort inviate da Diego Anemone.
Il cantiere del Palazzo del Cinema, affidato alla Sacaim, una delle imprese più potenti a Venezia e nel Veneto, si è impantanato perché, ai primi scavi è venuto fuori amianto. E più si scavava più ci si imbatteva nella micidiale sostanza. I costi in questi tre anni sono impazziti: fra progettazioni e lavori si è già speso 35 milioni. Troppo per avere solo una voragine e per la pazienza dei lidensi, già minata dalla distruzione di una delle più belle pinete dell'isola, centotrenta alberi sbaraccati. Che la pineta non si dovesse radere al suolo erano convinti anche i progettisti del Palazzo del Cinema (Rudy Ricciotti e lo studio 5+1AA).
Ma l'argomento che ora inquieta gli abitanti del Lido (circa sedicimila persone) è un altro: il Palazzo del Cinema chissà quando l'avremo, ma intanto galoppano i progetti immobiliari che servivano a pagare l'opera fantasma. Ci troveremo un territorio stravolto, dicono, in cambio di che cosa? L'area dell'Ospedale a Mare è stata acquistata da un fondo immobiliare, Est Capital, sorto per iniziativa di un ex assessore della giunta Cacciari, Gianfranco Mossetto. Il quale esibisce sfarzosi progetti per far tornare il Lido, dice, ai fasti di un secolo fa. La prima mossa il gruppo l'ha compiuta nel 2007, acquistando i due gioielli del turismo lidense, l'Hotel des Bains e l'Hotel Excelsior e il Forte di Malamocco, un complesso militare austriaco costruito a metà Ottocento. Il Des Bains, scenario dei turbamenti di Gustav von Aschenbach nella Morte a Venezia di Thomas Mann, è in ristrutturazione da due anni. L'albergo verrà trasformato parzialmente in residence, ma i lavori sono fermi e non si sa quando riprenderanno. Anche il Forte di Malamocco è investito da un progetto: 32 ville, un albergo, una piscina e altre attrezzature. Anche se non rientrano nell'operazione finanziaria per il Palazzo del Cinema, questi interventi cascano fra le competenze di Spaziante, che nei fatti, insieme a Est Capital, sta disegnando il futuro del Lido. A poche decine di metri dall'Ospedale a Mare c'è l'area della Favorita, quasi due ettari di terreno. Il Comune, che ne è proprietario, vorrebbe vendere anche questa e anche questa finirebbe cementificata. Ma per il momento le offerte non raggiungono i 20 milioni richiesti: si sono fatti avanti i comitati ambientalisti, offrendo la cifra simbolica di un euro, un gruppo romano (8 milioni) e la solita Est Capital (10 milioni).
I comitati protestano, preparano documenti e ricorsi amministrativi. È sorto un sito (www.unaltrolido.com). Con loro è schierato l'attuale rettore dello Iuav (Istituto universitario architettura Venezia), Amerigo Restucci. Un urbanista di fama, Edoardo Salzano, ex assessore e animatore del sito www.eddyburg.it, ha scritto un instant book intitolato Lo scandalo del Lido (edito da La Corte del Fontego). In questi giorni è il porto il bersaglio delle più vivaci polemiche. Salvatore Lihard, portavoce dei comitati lidensi, ha presentato alla Regione un dossier di Osservazioni per la Valutazione di impatto ambientale. E anche l'assessorato all'Ambiente del Comune, retto da Gianfranco Bettin, è giunto a conclusioni molto preoccupate sul porto. È di Bettin il paragone fra la nuova darsena e l'isola della Giudecca. Ma altri punti destano perplessità, dalle eventuali conseguenze sulla pesca alla percezione dell'orizzonte che verrà deformata dagli alberi delle barche. All'inizio di questa settimana, infine, il Consiglio comunale ha votato una mozione all'unanimità (ma gli esponenti del Pdl sono usciti dall'aula) in cui si chiede di superare il regime commissariale e di chiarire che sorte avrà il Palazzo del Cinema. Che resterà per chissà quanto tempo ancora solo una voragine.
LIDO DI VENEZIA UNO SCANDALO BIPARTISAN Edoardo Salzano - gennaio 2011 Pubblicato da PAOLO alle ore 10:40:00 Venezia, 7 gennaio 2011 Ciò che sta accadendo al Lido di Venezia è l’illustrazione di un modello di uso del territorio e di sviamento dei poteri tipico dell’Italia d’oggi. É caratterizzato da un connubio tra cultura e affari del quale il turismo e l’immobiliarismo costituiscono il cemento. É promosso e sostenuto da uno schieramento politico bipartisan, nel quale il promotore è nel centrosinistra veneziano. Il connubio tra cultura e affari non è nuovo a Venezia. Ma diventa uno strumento di governo alla fine del secolo breve. Risale agli anni novanta, quando nella prima giunta Cacciari (1993-1997) divenne assessore alla cultura Gianfranco Mossetto, docente di scienza delle finanze a Ca’ Foscari, più tardi (2003) fondatore, e da allora presidente, della società di gestione finanziaria EstCapital «attiva nella gestione dei fondi immobiliari e nei servizi connessi alle attività immobiliari» . «Che i musei potessero, anzi dovessero rendere, all'epoca, era ancora un'idea da pionieri. Che in prospettiva, poi, la città si sarebbe dovuta vendere pezzi del suo patrimonio, sembrava una fantasia. Nessuno, poi, avrebbe potuto immaginare che a gestire queste operazioni sarebbe stato proprio Mossetto» . Il primo e il secondo protocollo d’intesa É nel 2006-2007 che il progetto turistico-immobiliare entra negli atti amministrativi delle istituzioni coinvolte. L’anno precedente la Biennale e il Comune avevano concluso un concorso internazionale per la progettazione del Nuovo palazzo del cinema. Nel 2006 il governo Prodi definisce il contenuto degli interventi per il 150° anniversario dello stato italiano e vi inserisce il Palazzo del cienema di Venezia. Nello stesso anno (12 gennaio) il Comune, la Regione e l’Ulss12 veneziana firmano un protocollo d’intesa che definisce il destino dell’ex Ospedale al mare. L’Ulss vuole dismettere l’ospedale sia per finanziare il nuovo ospedale di Mestre sia per assicurare «il reperimento delle risorse necessarie per garantire il mante-nimento quantitativo del servizio sanitario prestato alla cittadinanza del Lido e di Pellestrina in un quadro di crescente livello qualitativo». Il Comune, per conto suo, è interessato alla «valorizzazione dell’area» e garantirà che la sua destinazione, «ferma restando l’attenzione per la residenzialità, si inquadri in un più ampio progetto di valorizzazione culturale, ricettiva e turistica del Lido e di Pellestrina», poiché «la valorizzazione dell’area rappresenta un’occasione per il rilancio della vocazione culturale, turistico-ricettiva del Lido anche quale volano per lo sviluppo economico dell’isola» . Nel protocollo la “valorizzazione” dell’area, che sarà promossa dal Comune con un’apposita variante di Prg, è esplicitamente legata alla realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei convegni, anche mediante la destinazione a tale opera dei contributi di concessione e degli oneri di urbanizzazione che il comune otterrà dalle edificazioni sull’ex area ospedaliera. L’Ulss, cui è affidata la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema, «procederà mediante un’unica procedura concorsuale volta ad individuare un soggetto imprenditoriale che, in un contesto unitario, possa acquisire la proprietà dell’ex ospedale al mare, per attuarvi le iniziative immobiliari consentite, […] a progettare e realizzare il Nuovo palazzo del cinema». I comitati per la difesa della sanità pubblica si mobilitano contro la vendita del complesso dell’Ospedale al mare. Questo è stato chiuso definitivamente nel 2003, ma è rimasto in funzione il padiglione Rossi (Monoblocco), utilizzato per le attività socio-sanitarie distrettuali e un punto di Primo intervento, strutture ritenute una risorsa importante non solo per gli abitanti dell’isola ma per l’intera collettività, data la presenza di attrezzature sanitarie legate alla riabilitazione e alla talassoterapia. I comitati denunciano in particolare le anomalie della procedura e alcuni vizi relativi alla liquidazione di un patrimonio ottenuto da donazioni vincolate all’uso sanitario. Né i comitati si sentono garantiti da una serie di frasi contenute nell’intesa, nelle quali si proclama la finalizzazione dell’accordo anche al miglioramento del sistema sanitario. Intanto il comune si rende parte attiva nella realizzazione del Nuovo palazzo del cinema. Nel febbraio 2009, si abbatte la pineta (132 alberi sani) antistante il Palazzo del cinema, «sotto la quale hanno passeggiato attori e registi, oltre a intere generazioni di lidensi che, d'inverno, hanno imparato ad andare in bicicletta». I comitati e le associazioni sono colti di sorpresa, ma organizzano ugualmente una protesta popolare. Vengono raccolte 2.600 firma contro l’abbattimento della pineta; si costituisce un coordinamento tra i comitati e le associazioni ambientaliste che costituirà l’unica opposizione al progetto: un osso duro per i nuovi padroni del Lido. Nell’agosto 2006, in attuazione dell’intesa di gennaio, l’Ulss emette un avviso pubblico col quale dichiara di voler alienare il compendio immobiliare dell’ ex Ospedale al mare del Lido «sottoscrivendo apposito contratto di compravendita […] con un soggetto, munito di idonei requisiti di capacità economico-finanziaria e organizzativo-gestionale, al quale verrà richiesto» di progettare, eseguire il 1° lotto del Nuovo palazzo del cinema, ed eventualmente gestirlo per un massimo di anni 20. Si presentano sette offerte, tra cui le maggiori imprese italiane del ramo. L’anno si chiude con la costituzione, da parte del governo Prodi, di una commissione interistituzionale per la realizzazione del nuovo palazzo del cinema e con l’impegno del Ministero per i beni e le attività culturali (ministro è Rutelli) di contribuire con 20 milioni di € al finanziamento. I comitati segnalano e denunciano l’anomalia amministrativa: dopo la nuova decisione del governo il vecchio protocollo d’intesa non vale più. Occorre perciò rinegoziare il protocollo d’intesa, ciò che avviene nel maggio 2007. Rispetto al precedente protocollo viene introdotta una modifica significativa. Non soltanto i sottoscrittori s’impegnano a ricorrere «agli strumenti di semplificazione dell’attività amministrativa e di snellimento dei procedimenti» e di «rimuovere ogni ostacolo procedurale in ogni fase procedimentale di decisione e controllo», ma il Ministero «si impegna a promuovere la nomina di un commissario straordinario preposto alla realizzazione in fase attuativa di tutti gli interventi oggetto del presente accordo». Le ordinanze di Berlusconi Nel marzo 2009 il dott. Vincenzo Spaziante, funzionario della Protezione civile, è nominato Commissario delegato alla realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi di Venezia . Poteri pieni, anzi, pienissimi e molto estesi. Con successive ordinanze del luglio 2009 e del marzo 2010 si stabilisce (sempre in esplicita attuazione del famoso protocollo bipartisan) che il mini-Bertolaso non solo prov-vede al Nuovo palazzo del cinema e dei congressi, ma «assume le iniziative e adotta i provvedimenti occorrenti per la realizzazione di ogni altro intervento nella medesima isola del Lido [parole successivamente modificate con la seconda ordinanza in “allo sviluppo dell’isola del Lido”] territorialmente, urbanisticamente, ambientalmente o fun-zionalmente correlato, anche su proposta di soggetti privati». La decisione del commissario è subordinata solo all’approvazione da parte di una Conferenza di servizi presieduta da un funzionario della Regio-ne «cui sono chiamate a partecipare tutte le amministrazioni coinvolte». In aprile una nuova ordinanza precisa ulteriormente i poteri del Commissario e i limiti della partecipazione dei soggetti alla Conferenza di servizi. Il Commissario «è altresì autorizzato a procedere, in nome e per conto del Comune di Venezia, all’espletamento di procedure selettive accelerate finalizzate alla dismissione e rifunzionaliz-zazione dell’Ospedale al mare ubicato nel territorio del medesimo Comune e alla acquisizione dei conseguenti proventi per la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi di Venezia». Egli può indire E, naturalmente, «le determinazioni della conferenza di servizi costituiscono, ove occorra, variante alle previsioni dei vigenti strumenti urbanistici». Altre deroghe sono consentite da ulteriori ordinanze, accettate, se non richieste, dal Sindaco. É abolito il parere della Commissione per la salvaguardia di Venezia, che è stata istituita dalla legge speciale per venezia del 1973, quindi non può essere scavalcata dai “normali” poteri del Commissario straordinari. Ma dieci suoi membri hanno sollevato questioni sulla le-gittimità degli atti del Commissario eccedenti l’ambito del Nuovo pa-lazzo del cinema e dell’Ospedale al mare . Ecco allora provvida l’ordinanza del 15 settembre, che consente al Commissario di bypas-sare la Salvaguardia, cui evidentemente partecipano soggetti non condizionabili . E si arriva a derogare dallo Statuto comunale su un punto di grande rilevanza democratica: un’ordinanza del luglio 2009 stabilisce che il Commissario può derogare all’articolo 21 dello statuto comunale, il quale prescrive che Sulla base di questi poteri, conferiti dagli ukase del premier avallati – anzi, provocati – dal Sindaco, il progetto di “valorizzazione” turistico-immobiliare prosegue a piene vele. Scrive La Nuova Venezia: «la nuova urbanistica del Lido sembra di fatto commissariata e, nel nome del nuovo Palacinema, si procede spediti con progetti che nulla con esso hanno a che fare» . Un attore di rilievo: EstCapital Quest’ultimo, realizzato dagli austriaci alla metà del XIX secolo, è tutelato da vincoli monumentali e paesaggistici. Il Piano d‘area della Laguna (Palav, efficace ai sensi della legge Galasso) stabilisce che «sono consentiti esclusivamente interventi di manutenzione e re-stauro e devono essere mantenuti i caratteri significativi del contesto storico-paesistico connesso». EstCapital chiede l’approvazione di un progetto che prevede la realizzazione di 32 ville, ciascuna dotata di garage, un albergo, piscina e altre attrezzature turistiche. Mossetto supera le iniziali resistenze della sovrintendente ai beni architettonici e paesaggistici di Venezia. Come informa la stampa la sovrintendente Renata Codello dice si all’intervento, il quale rientra così nel “pacchetto” di quelli sottoposti alla sola valutazione derogatoria della Conferenza di servizi, «Grazie ai poteri in deroga affidati al commis-sario di governo per il Palacinema Vincenzo Spaziante, si spazia ora in altre direzioni nell’autorizzare progetti sull’isola» Le associazioni ambientalistiche protestano sottolineando come Nel maggio 2009 il Commissario era arrivato a Venezia. Oltre alle proprietà già acquisite Mossetto s’impegna a rifare tutta la viabilità della parte più prestigiosa del Lido, a riorganizzare gli stabilimenti balneari e, naturalmente, a partecipare all’operazioni immobi-liare e gestionale del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi e dell’ex Ospedale al mare. Commenta il direttore generale della Ulss12: «il progetto di Mossetto e di EstCapital per il Lido mi sembra intelligente e interessante in un’ottica di capitalismo turistico, con aspetti anche di interesse pub-blico, ma segna la resa completa del Comune, che affida il futuro dell’isola ai privati» . Il Commissario straordinario, anche in nome e per conto del Comune, pubblica il 5 ottobre 2009 il bando di gara al quale, entro il termine del 16 novembre (poi prorogato di una settimana), gli interessati so-no invitati a presentare le offerte. Alla scadenza è presente la sola offerta, quella della cordata costituita da EstCapital, Mantovani corre-data da tutti i documenti richiesti, compresi i progetti preliminari. Questi vengono esaminati e approvati dalla Conferenza di servizi e di conseguenza nel dicembre 2009 Spaziante, in quanto commissario straordinario e in quanto rappresentante («per conto») del Comune, e il dott. Federico Tosato, vicepresidente della EstCapital, firmano la “promessa di vendita” mediante la quale il compendio dell’ex ospe-dale al mare diventerà di proprietà di EstCapital. L’appetito vien mangiando. Tenta la mediazione il nuovo sindaco Giorgio Orsoni (che in campagna elettorale si era dichiarato contro la prassi dei commissari straordinari) e ottiene qualcosina. Del resto, anche l’Ente per la sicurezza del volo - vista la vicinanza con l’aeroporto Nicelli - ha chiesto una limitazione delle altezze degli edifici. Si deve rinviare la stipula del rogito tra Comune e EstCapital. Questa chiede di re-cuperare altrove ciò che deve cedere alla Favorita: il Comune dia via libera ad un eventuale abbattimento del Monoblocco (l’unico elemento ospedaliero che si era deciso di mantenere) e consenta la realizzazione di una darsena a San Nicolò. Ma ecco un’altra grana: «Si è scoperto che l’ospedale è più inquinato di Marghera, dice un addetto ai lavori. Costi della bonifica, circa 10 milioni che le imprese non intendono pagare. Se non pagano, il rogito slitta e si blocca tutto. Il Comune non può incassare i soldi per il Palazzo del Cinema e i 40 milioni di euro che ha già messo in bilancio. Dunque, si chiude per bancarotta e arriva il commissario. Una situazione drammatica. Chi ha venduto un terreno senza farci le analisi? Chi lo ha acquistato senza sincerarsi che fosse a posto? E, ancora: chi ha messo in piedi un progetto da centinaia di milioni di euro senza le garanzie appropriate? Materia di inchieste e approfondimenti futuri». Aspettando che qualcuno apra un’inchiesta EstCapital rilancia l’amo, e il Co-mune abbocca: agli operatori sarà concesso anche di realizzare una grande darsena e di utilizzare il presidio sanitario rimasto, nonostante le assicurazioni proclmate dal sindaco Cacciari pochi mesi prima: «La situazione si sblocca, dicono in sostanza le imprese, se arriva il via libera ai due “progetti aggiuntivi”. La grande darsena in mare, attaccata al molo sud del Lido, davanti alla spiaggia libera di San Nicolò. Occorre scavare e realizzare un porticciolo. Un grande business. Che an-drebbe unito al “cambio d’uso” del Monoblocco. Il Comune aveva rassicurato i comitati che quell’edificio sarebbe rimasto a uso sanitario. Ma nel mezzo di nuova residenza, hotel, piscine un centro sanitario potrebbe stonare. Meglio spostarlo altrove e trasformare anche il Mono-blocco in appartamenti per turisti. Secondo business». L’affare s’ingrossa Quali i benefici? A questo bilancio, del tutto negativo, dovrebbero seguire decisioni drastiche. E il coordinamento dei comitati e delle associazioni chiede il ritiro del bando di gara per la vendita dell’Ospedale, la conferma della presenza delle funzioni sanitarie al Monoblocco e la tutela dell’ambiente del Lido. E le dimissioni del commissario straordinario Vincenzo Spaziante per «palese inadempienza del mandato: del nuo-vo palazzo del Cinema che doveva essere pronto nel marzo 2011 ed invece ad oggi c’è solo una grande fosso». Mentre la Giunta Orsoni si affanna a chiudere la trattativa per poter incassare qualcosa dal mercimonio che è stato fatto dalla Giunta Cacciari (e che, in omaggio alla continuità amministrativa e politica, e ai soldi, non ha voluto tentar di cancellare) ecco che qualcun altro prova ad approfittare dello strumento messo in opera per aggirare regole, istituzioni, trasparenza e democrazia: il Commissario straordinario. Non c’entra affatto con la trasformazione dell’Ospedale al mare e con la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema, ma è un tassello (insieme alle proprietà della società di Mossetto: agli alberghi Excelsior e Des Bains, la strada lungomare, il Forte Malamocco) del progetto im-mobiliarista che qualcuno ha disegnato per il Lido di Venezia: anche i proprietari del Parco delle Rose, un vasto complesso immobiliare nella parte centrale del Lido, vogliono che, in deroga ai piani comunali, la loro succulenta proprietà venga trattata dalla Conferenza di servizi gestita dal Commissario. Si tratta di una vasta area lungo il Gran Viale, oggi occupata da una grande area verde dove insistno una pizzeria e una sala Giochi circa 4 mila metri cubi di edifici. Secondo la stampa locale «i vecchi edifici saranno tutti demoliti, gli alberi di alto fusto tagliati perché ritenuti di scarso pregio e in parte malati. La cubatura sarà quasi sestuplicata». L’intenzione dei progettisti e del promotore immobiliare è quello di «costruire una sorta di “magnete urbano” che oggi al Lido manca, al posto del “vuoto urbano” rappresentato dall’area nello stato attuale. I grandi tetti sporgenti avranno la funzione di calamitare appunto l’attenzione di chi sbarca a Santa Maria Elisabetta, la costruzione a H con i due grandi fabbricati e la torre centrale quella di permettere comunque il passaggio e la fruizione pubblica». Una «scommessa» secondo il proprietario. «Una speculazione immobiliare secondo i co-mitati che chiedono quale sarà il vantaggio dell’isola derivante da questa operazione» . L’anno si chiude con un’operazione in extremis. La gara pubblica è andata de-serta. Il contratto viene stipulato con negoziazione privata, preceduto dall’approvazione di tutti i progetti (è rinviato solo il Parco delle rose) da parte della conferenza di servizi: atto di garanzia per l’acquirente cui la stipula del ro-gito era subordinata. Voci trionfanti raccontano che così “si è salvato il bilancio comunale”: si potrà procedere all’inutile spesa del Nuovo palazzo del cinema. Il Lido nel progetto per Venezia L’Arsenale era in mano pubblica, le aree di Tessera no (e neppure gran parte di quelle del Lido). Non a caso quindi l’area di Tessera è rimasta nel gioco, ha acquistato un peso crescente, ha provocato un consistente mercato di aree agricole, ed è stata alla fine benedetta da un accordo pubblico-privato assolutamente bipartisan: l’accordo stipulato tra Galan, presidente berlusconiano della Regione, Cacciari, sindaco di centrosinistra della città, e il proprietario della società aeroportuale. L’accordo ha dato luogo a una variante di PRG surrettizia, rimasta a giacere tra comune e regione per quattro anni, in attesa che si raggiugesse l’accordo patrimoniale e fiunzionale. Ai tempi della proposta demichelisiana dell’Expo la connessione infra-strutturale tra Tessera a l’Arsenale non era ancora definita, né, a maggior ragione, quella per il Lido. Ma ecco che negli anni Novanta, con un rigurgito di ottocentesco slancio tecnologico, un gruppo pro-motore propone la realizzazione di una metropolitana, infilata sotto la Laguna, diretta prima a raggiungere la città storica e poi, in progress, il Lido. Il disegno non è ancora completo. Per renderlo ancora più accatti-vante per gli “investitori” (cioè per i gruppo che, grazie ai decisori pubblici, vede aumentare da cento a mille il valore dei terreni acqui-stati) qualcuno decide che la grande infrastruttura ferroviaria che collegherà Lisbona a Kiev nel tratto italiano deve toccare Tessera. Non tutti sono d’accordo. Tra i critici qualche rappresentante della Regione, adesso divenuta leghista, che vorrebbe che la TAV toccasse anche qualche altra località…balneare. Comunque, come scrive un esperto, allo stato degli atti «delle tre alternative di tracciato - affiancamento alla linea storica, il cosiddetto quadruplicamento, unanimemente scartato; l'affiancamento alla A4, la soluzione ideale da Torino a Verona per compattare il corridoio infrastrutturale - la scelta cade invece sulle terre basse e molli delle bonifiche orientali. Soluzione più lunga, più lenta e più costosa» . Molte altre tessere compongono il mosaico che minaccia di stringere Venezia sempre più in un cappio di cemento, ferro e asfalto, gover-nato dagli affari. Bisognerà raccontarlo e denunciarlo in tutti i suoi aspetti. Alcuni già abbastanza noti all’opinione pubblica veneziana e nazionale (come il MoSE, il degrado pubblicitario dei monumenti, la dismissione dell’edilizia pubblica), altri meno. La discussione del Piano di assetto territoriale consentirà di valutare in un unico quadro tutto ciò che si prepara. Ma la vicenda del Lido, se da un lato rivela la per-vasività e la forza dei poteri che spingono a trasformare la cultura in cemento, dimostra anche che a queste trasformazioni possono contrastare solo se cresce la protesta che parte dalle condizioni di vita determinate da quelle trasformazioni. E questa può crescere se – oltre a rendere sempre più ampia la consapevolezza delle conseguenze delle scete territoriali – si saprà dimostrare che un altro Lido, e un’altra Venezia, sono possibili.
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