Per uno di quegli strani scherzi che il destino ogni tanto si diverte ad organizzare, quel giorno, il prossimo venerdì, potrebbero, essere chiarite varie questioni che hanno a che fare con la tenuta di questa legislatura e con l’immagine pubblica del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
A Milano riprenderà ufficialmente il processo Mills, poche udienze per sapere se il Premier è colpevole o meno di corruzione in atti giudiziari. Nell’aula bunker di Torino la Corte d’Appello di Palermo in trasferta ascolterà il boss pentito Gaspare Spatuzza, prima linea operativa di Cosa Nostra fino all’arresto nel 1997, reggente del mandamento di Brancaccio tra il 1995 e il 1997, killer di don Puglisi, autore delle stragi che Cosa Nostra ha voluto firmare in continente nel 1993, da Roma a Milano passando per Firenze, la più grave. Pedegree criminale di altissimo profilo. Così come il livello di conoscenza delle strategie di Cosa Nostra. Per evidenti motivi di sicurezza è stato deciso che Spatuzza è preferibile muoverlo su Torino anzichè su Palermo. Il pg Antonino Gatto, pubblica accusa nel processo d’Appello in cui Dell’Utri è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (9 anni la condanna in I°), il 23 novembre ha chiesto e ottenuto di riaprire il dibattimento - già arrivato alle arringhe - per poter interrogare Spatuzza.
E ascoltare dalla sua voce quello che il boss da quattordici mesi sta raccontando al procuratore Antimafia Piero Grasso, al procuratore di Firenze Pino Quattrocchi e ai sostituti Nicolosi e Crini. Centinaia di pagine di verbale che stanno riscrivendo la storia delle stragi (deve essere in parte rifatto il processo per via D’Amelio) e degli intrecci tra Cosa Nostra e politica. E’ questa la parte che da settimane - dal 24 novembre quando Firenze ha dovuto trasmettere a Palermo gli atti fino a quel momento gestiti in relativo silenzio - toglie il sonno al premier e al suo staff di legali. Spatuzza racconta che Cosa Nostra nel 1993 aveva trovato «nuovi referenti politici», che c’era un rapporto «diretto, senza mediatori» con Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Ha spiegato come il boss Giuseppe Graviano nel ‘93, poco dopo le bombe a Firenze, Milano e Roma, liquidasse i dubbi di Spatuzza su quella strategia sanguinosa: «Io ne capisco di politica, tu no».
E come, nel gennaio 1994, sempre Giuseppe dicesse: «Abbiamo ottenuto tutto quello che cercavamo, abbiamo il paese in mano, grazie a Berlusconi e al nostro compaesano Dell’Utri». Tra luglio e ottobre Giuseppe e Filippo Graviano, messi a confronto con Spatuzza, non lo hanno confermato. Ma hanno accettato il confronto. Nel codice di Cosa Nostra vale moltissimo. Le conferme alle dichiarazioni di Spatuzza sono arrivate da altri pentiti doc come Romeo e Grigoli. Ora l’attesa è massima per quello che U tignusù dirà nell’aula bunker di Torino. Il Presidente del Consiglio ci scherza su: «Di mafia mi sono occupato solo per raccontare storielle». Il sottosegretario Paolo Bonaiuti smentisce che «siano in arrivo avvisi di garanzia da Palermo o da Firenze». Tutto vero. Infatti quello che toglie il sonno è quel fascicolo n°11531/09-2 della procura fiorentina che prevede un registro degli indagati. Fu aperto anche nel 1998. Erano iscritti “ Autore Uno” e “Autore Due”. L’ipotesi era concorso in strage.